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Il vigneto francese si scopre sempre più giovane e dinamico, e la viticoltura d’Oltralpe più “fluida” e attraente: dei 240 vigenti che passano di mano ogni anno, ben due terzi finiscono a neofiti del settore

Il vigneto francese si scopre sempre più giovane e dinamico, e la viticoltura d’Oltralpe più “fluida” e attraente. Come sottolinea la Società di sviluppo del territorio e insediamento rurale Safer (con sedi in tutto il Paese, www.safer.fr), dei 240 vigneti venduti ogni anno, ben due terzi finiscono in mano a neofiti del settore, mentre 50 anni fa, o si nasceva contadini o difficilmente si decideva di diventarlo, tanto che solo il 3% delle aziende agricole era in mano a persone che non provenivano da famiglie di tradizione agricola, mentre oggi la percentuale è salita al 30%, e la viticoltura non fa certo eccezione. Per Emmanuel Hyest, presidente di Safer, è decisamente una buona notizia: “se ci affidassimo solo al cambio generazionale interno alle famiglie, le cose non potrebbero evolversi, ci vogliono motivazioni per andare avanti e migliorare, come quelle portate da chi entra in questo mondo, ed in questo business, per realizzare un sogno”.
Eppure, in Francia il numero dei viticoltori è sceso del 28% dal 2000 ad oggi, a quota 70.000 imprenditori, con un picco del -20% negli anni in cui la crisi viveva il suo culmine, ossia tra il 2007 ed il 2011, un calo comunque inferiore di quello patito da altri settore del mondo agricolo. Del resto, quello del vignaiolo non è un lavoro semplice, neanche in Francia, innanzitutto perché il costo della terra in certe regioni può essere altissimo, e poi perché c’è da aspettare degli anni prima di vedere il frutto del proprio lavoro, senza dimenticare che tra i filari (e la vendemmia di quest’anno, almeno in Italia, lo dimostra ampiamente) imprevisto è sempre dietro l’angolo. Per questo istituti come la Safer rivestono un ruolo tanto importante: “la nostra priorità - spiega ancora Hyest - è sostenere l’imprenditoria giovanile, perché nel 2010 il 49% dei vigneti apparteneva a persone sopra i 50 anni”.
Ma i giovani, senza una leva finanziaria importante, difficilmente potrebbero sobbarcarsi investimenti che a Saint Emilion toccano i 200.000 euro per ettaro, e nella Champagne superano abbondantemente il milione di euro. Sempre più giovani, quindi, si affacciano al mondo della viticoltura francese, con un’idea ben precisa: puntare forte su un’agricoltura sostenibile, possibilmente biologica o naturale, la vera rivoluzione giovane del vigneto d’Oltralpe.

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