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“Affidare alle aziende agricole la gestione di piccoli siti archeologici e culturali abbandonati, che tornerebbero fruibili senza nessun costo per lo Stato”: è la proposta Cia al Ministero dei Beni Culturali, spiegata a WineNews da Alberto Giombetti

Si dice spesso che agricoltori e aziende agricole siano i custodi di paesaggi e territori che fanno bella l’Italia. Ma ora c’è chi vuol fare un passo in più, e spingere il mondo agricolo a prendersi cura anche dei tanti piccoli tesori culturali e siti archeologici abbandonati o lasciati all’incuria, disseminati in tutto il Belpaese. La proposta, girata direttamente al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini, arriva dalla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori e dalla sua associazione dedicata all’agriturismo Turismo Verde. Uno step ulteriore di quel culto del bello e dell’arte che, per esempio, coinvolge già tante realtà del vino italiano in opere di mecenatismo artistico, con tante cantine che ospitano mostre e collezioni di arte, o hanno progetti a tema (da Castello di Ama ad Antinori, da Frescobaldi a Cà del Bosco, fino a mister “ColleMassari” Claudio Tipa, solo per fare qualche nome).
“Già con la legislazione vigente - spiega, a WineNews, Alberto Giombetti, Responsabile dell’Ufficio del Presidente della Cia - è possibile, attraverso delle convenzioni, prendersi cura della manutenzione ordinaria di piccoli siti, chiese e così via, dove il pubblico spesso non ha neanche le risorse per tagliare le erbacce. E in questo senso avevamo già chiesto a Franceschini la firma di un protocollo di intesa. Ora, con lo “Sblocca Italia”, anche grazie alla proposta di “Cittadinanza Attiva”, che peraltro ci risulta gradita da tutti i gruppi parlamentari, si sostanzia ulteriormente quello che avevamo proposto. L’idea sarebbe di affidare ad imprese agricole ed agrituristiche non solo la manutenzione ordinaria, ma anche la gestione tout court di piccoli siti archeologici e culturali, che ovviamente, restano di proprietà dello Stato, ma che così, senza che il pubblico debba sborsare un euro, potrebbero tornare fruibili al pubblico, dove spesso non lo sono, magari perché non i sicurezza o semplicemente c’è un cancello chiuso che nessuno apre. Lo faremmo volentieri, e senza chiedere nulla in cambio: il nostro ritorno sarebbe dato, semplicemente, dal rendere più appetibile i territori delle nostre aziende agricole e dei nostri agriturismi, che potrebbero inoltre comunicare nel proprio materiale la presenza di attrazioni fino ad oggi non valorizzate”.
Il Ministro Franceschini, per ora, spiega Giombetti, ha aperto al confronto sulla proposta, ed è già una buona notizia: la concretizzazione del progetto, poi, sarebbe un bell’esempio di messa a sistema di due eccellenze italiane, l’agricoltura e il patrimonio artistico, invidiate nel mondo che, si dice spesso dovrebbero camminare più insieme.

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