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Cresce il prezzo medio a bottiglia negli Usa, a quota 8,23 dollari, mentre a livello globale il raccolto 2014 fa segnare un calo del 2-4%, con la Francia e la Nuova Zelanda in controtendenza. Così l’ultimo rapporto sul vino di Rabobank

La più grande sfida per il vino sul mercato Usa, il n. 1 al mondo, è legata alle dinamiche di prezzo: come racconta l’ultimo rapporto sul vino di Rabobank (www.rabobank.com), insieme alla crescita dei volumi, infatti, negli Stati Uniti cresce anche il prezzo medio a bottiglia, a quota 8,23 dollari, grazie alla crescita dei vini di fascia alta, a scapito delle etichette più popolari. Tuttavia, in un mercato estremamente frammentato, ci sono marchi che hanno “sacrificato” il proprio brand equity, ossia il valore del proprio marchio, sull’altare della scoutistica e del guadagno in breve termine, mentre chi ha puntato su strumenti di marketing e di gestione dei prezzi più raffinati, vedrà risultati decisamente migliori sul lungo periodo. “Il miglioramento delle vendite di vino e l’aumento dei prezzi medi sono buone notizie per il mercato - spiega l’analista di Rabobank Stephen Rannekleiv - ma ciò che spesso riceve meno attenzione è il ruolo che il prezzo ha giocato in queste tendenze”.
Arrivati all’ultimo trimestre dell’anno, anche per Rabobank è arrivato il momento di tirare le somme sulla produzione 2014, prevista in calo, a livello globale, del 2-4%, con le sole Nuova Zelanda e Francia in controtendenza. Partendo ancora dagli Usa, le stime parlano di un raccolto in calo del 5-10% sul 2013, ma comunque superiore alle vendemmie precedenti la 2012, che aveva portato ad alti livelli di stoccaggio, ma anche ad una ripresa dell’export, cresciuto del 2% nei primi 7 mesi del 2014. In Europa, il calo sarà significativo, specie in Spagna ed Italia, dove la produzione di vini spumanti rimarrà fortissima, con le esportazioni pronte ad allargarsi oltre i confini dei mercati tradizionali, e lanciare la sfida allo Champagne, che si giocherà soprattutto sul mercato cinese, mentre l’export spagnolo continua a dare segnali si ripresa importanti. In calo anche la raccolta in Australia, del 7%, con le esportazioni verso la Cina ormai stabili in termini di volumi, ma con un calo preoccupante in valore. In Nuova Zelanda la notizia è che il record produttivo del 2013 è destinato ad essere abbondantemente superato dalla raccolta 2014, in crescita del 29%, di pari passo con l’export, che in Germania fa segnare addirittura il +41%.
Il Cile fa invece registrare uno dei cali produttivi maggiori: -22,8% sul 2013, a seguito delle gelate che hanno accompagnato l’inizio della fase vegetativa della vite. Nel frattempo, le esportazioni totali sono diminuite dell’11,2% in volume. Nella vicina Argentina il 2014 ha visto un raccolto in calo dell’8%, a livelli comunque sufficienti visto l’andamento del mercato, che registra una crescita delle esportazioni particolarmente buona per i vini varietali (+ 16,2%) e per gli spumanti (+ 23,5%), ma in calo del 53,9% per i vini non varietali. Infine, in Sudafrica, le esportazioni negli ultimi 12 mesi sono diminuite del 19,1%, un calo dovuto sia agli effetti del boom del 2013, quando l’export raggiunse livelli altissimi, svuotando le cantine del Paese, sia la concorrenza, sugli sfusi, di un produttore come la Spagna, che nel 2013 ha raggiunto il proprio record produttivo, ed oggi ha il “dovere” di vendere a prezzi bassi.

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