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Un Franciacorta di Pinot Nero non dosato, “per far esprimere luogo e vitigno”, da una vigna particolarissima: 4,5 ettari tra castagni e roveri, a 460 metri di altitudine, sul Lago di Iseo: ecco il nuovo progetto di Maurizio Zanella e Cà del Bosco

Un Franciacorta di Pinot Nero non dosato, “per far esprimere luogo e vitigno, e non l’uomo che corregge e migliora”, da una vigna particolarissima, quella della la tenuta “Belvedere”, 4,5 ettari isolati da un bosco di castagni e roveri, a 466 metri di altitudine, a strapiombo sul Lago di Iseo. Ecco il “Dosage Zéro Noir”, nuovo progetto di Maurizio Zanella, alla guida di Cà del Bosco, una delle più prestigiose griffe del vino italiano, presentato oggi nella tenuta di Erbusco.
“L’idea - spiega Zanella a WineNews - è affermare il territorio, perché il vino di qualità è imprescindibilmente legato al territorio, e qui il il pinot nero non aveva ancora avuto una forma, tranne un’uscita sporadica nel 1997, con la vendemmia del 1980, e da uve non di questa vigna, che nella mia follia avevo fatto con Andrè Dubois (celebre chef de cave di maison di Champagne come Taittinger a Moët & Chandon, ndr) che è stato il primo fondamentale collaboratore di questa azienda. Ma fu un progetto una tantum e abbandonato nonostante il successo clamoroso. Il vino - racconta Zanella - destò l’arrabbiatura di tutti gli allora pochi rappresentanti che avevamo, perché contattammo direttamente 200 ristoranti proponendo loro due casse di questo vino, e tutti risposero di sì. E vendemmo, di fatto le 6.000 bottiglie prodotte, per lettera, in un giorno. Cose che oggi ovviamente, vista la situazione, sono impossibili da ripetere. Questo vino è frutto di una riprogettazione più coerente di un sogno fatto senza tanti disegni, ma solo con l’entusiasmo. È quel sogno riproposto con molte più basi, a partire dalla vigna”.
Un luogo davvero particolare: siamo letteralmente sul lago di Iseo, ad un altezza particolare.
“Il terreno è della mia famiglia dal 1989, ed è stato ripiantato a vigna nel 1991. Mi portarono quassù, quando, da giovane, facevo le gare di enduro - spiega Zanella - e sotto i rovi scopro che c’erano ancora delle vigne di più di 100 anni, vive ma soffocate dalla vegetazione, la testimonianza che su quelle terrazze c’era la vite. Ci sono voluti due anni per prepararlo, ripulirlo e ripiantarlo, questo vigneto. Che ha una media di un terzo di trattamenti in meno rispetto agli altri vigneti che abbiamo, perché incontaminato da batteri e funghi poiché isolato. Uno, per il fatto che a quell’altitudine la curva di maturazione è più lenta, quindi c’è una maturità delle uve più tardiva, un’acidità più elevata, un ph più basso: tutti fattori fondamentali per uve e mosti straordinari, e per fare del Franciacorta importante”.
Senza contare rese molto basse per ettaro. “Sì, anche perché qui non riusciamo a fare più di 70-80 quintali ettaro in annate buone. In annate poco generose, come questa, la quantità si dimezza ancora. E abbiamo pensato a fare un dosaggio zero, per far esprimere davvero il luogo e vitigno, e non l’uomo che corregge e migliora. Per giocare a carte scoperte”.
Un vino che debutta in pochissime bottiglie, rare e preziose (in casse da 6 bottiglie ad un costo sui 500 euro allo scaffale), anche in vista del Natale, ma in più annate in contemporanea, la 2001, la 2004 e la 2005 .
“Abbiamo iniziato a vinificare con calma - precisa Zanella - nel 1999, ma non ci è piaciuto. E nel 2000 non abbiamo prodotto. Nel 2001 sì, poi abbiamo saltato il 2002 e il 2003, e fatto il 2004 ed il 2005. E per presentare questo vino e questo progetto abbiamo deciso di non lanciare la singola annata, ma le prime tre realizzate, per far capire quali sono l’evoluzione e le potenzialità di un vino del genere”.
Info: www.cadelbosco.com/it/

Focus - Il comunicato ufficiale di Cà del Bosco
Arriva il nuovo Vintage Collection Dosage Zéro Noir, il quarto della linea dei millesimati, un Franciacorta nobilitato dalla classificazione “Riserva” con l’annata 2005. 100% pinot nero vinificato in bianco, un blanc de noir creato con uve provenienti da un unico magico luogo tra i più elevati della Franciacorta, a 466 metri sul livello del mare: la vigna Belvedere. L’affinamento di 9 anni, periodo che porta questo Franciacorta alla sua massima espressione qualitativa, consentendogli di sviluppare un profilo aromatico caratteristico. Un blanc de noir che non accetta compromessi, puro, capace di trasmettere in modo assoluto la tipicità del terroir in cui le sue uve crescono. La sua purezza è determinata anche dalla scelta di non aggiungere alcuna liqueur d’expedition alla sboccatura, quindi di non dosare il vino.

Nata nel 2012 con il Millesimo 2008, la Vintage Collection rappresenta la migliore espressione del “Metodo Ca’ del Bosco”. Vini che raccontano una storia, un percorso fatto di scelte libere e trasparenti, lontane dai preconcetti; una filosofia che è divenuta poetica: creare vini eccellenti, nel rispetto del territorio e della tradizione. I Franciacorta della Vintage Collection - Brut, Satèn, Dosage Zéro - rappresentano oggi tre icone: sono la migliore espressione del nostro savoir-faire “in classico”. Tre differenti interpretazioni del Franciacorta, capaci di esprimere i tratti distintivi che rendono irripetibile ogni annata. Per questo, i Franciacorta della Vintage Collection diventano un’elegante narrazione del nostro terroir, e dell’abilità dell’uomo di elevarne le naturali potenzialità. Nel 2014, questa storia si arricchisce di un nuovo capitolo con la nascita del Franciacorta Dosage Zéro Noir. L’idea di elaborare in purezza questo vitigno ha le sue origini nel 1980, quando Maurizio Zanella e André Dubois, intuendone il potenziale, concepirono il primo Franciacorta realizzato al 100% con uve Pinot Nero: il “Brut Pinot Nero”.

Pochi ebbero l’opportunità di acquistarlo. Il Dosage Zéro Noir ne raccoglie l’eredità, entrando a far parte a pieno diritto della Vintage Collection. Il Dosage Zéro Noir è un Franciacorta che rende onore alla tradizione di Ca’ del Bosco e ne tramanda i valori. Oggi, una confezione celebrativa offre la possibilità a pochi appassionati di apprezzare il Dosage Zéro Noir in tre diversi millesimi: 2001, 2004 e 2005, degorgiati nell’estate 2014, rispettivamente dopo 12, 10 e 9 anni di affinamento sui lieviti.
Il terroir: la tenuta Belvedere, un capriccio del ghiacciaio

Situata a 466 metri di quota, sui rilievi che delimitano a sud il lago d’Iseo, tra boschi di castagno, quercia e carpino, la tenuta “Belvedere” domina la Franciacorta.

La più intrigante caratteristica della tenuta è l’origine geologica dei suoli che vi sono coltivati. Le alture di Belvedere esistevano già milioni di anni fa, all’epoca delle glaciazioni. Per motivi che oggi appaiono inspiegabili, solo una parte della tenuta - quella a nord est - fu toccata dal ghiacciaio. Al suo ritiro, i connotati di questo suolo subirono un cambiamento profondo che ne determinò una nuova tipicità. Su questo versante, infatti, rimasero i detriti rilasciati dai ghiacci: sassi tondeggianti divenuti caratteristici di questo territorio. Gli appezzamenti schivati dalla lingua del ghiaccio, invece, mantennero intatti i loro suoli originari. Il capriccio del ghiacciaio ha caratterizzato in modo molto marcato i diversi appezzamenti che compongono la tenuta, dove oggi abbiamo due situazioni pedologiche completamente differenti: un suolo morenico, tendenzialmente precocizzante, adatto al conseguimento di maturazioni più spinte; un suolo autoctono, più profondo e a matrice argillosa, favorevole alla conservazione dell’acidità e allo sviluppo di aromi più fini e floreali. Se il vino è il risultato di un legame unico e irripetibile tra il terroir, l’uva e l’uomo, la storia dei vini della tenuta Belvedere ha origini millenarie. Quando, milioni di anni fa, il deposito del detrito morenico plasmò il paesaggio franciacortino, la natura stava già determinando le scelte che l’uomo avrebbe fatto su quelle colline. Mettere a dimora due varietà di uva (Chardonnay e Pinot Nero), è stato il modo più naturale per assecondare i “gusti” e le scelte della natura. Era il 1991, e Ca’ del Bosco stava diventando la nuova narratrice di una storia iniziata milioni di anni prima. Dei 4,5 ettari di vigna, le uve Pinot Nero che danno origine al Dosage Zéro Noir sono state piantate ricercando la migliore esposizione e il miglior potenziale di maturazione: è stato quindi preferito il terreno morenico della collina esposto a sud, al riparo dai venti freddi. I cloni sono stati scelti tra i meno produttivi e i più qualitativi dell’epoca, cioè 114, 115 e 777; la forma di allevamento adottata è il guyot. Il suolo è gestito con la tecnica dell’inerbimento permanente e della lavorazione meccanica del sottofila. La concimazione è esclusivamente organica. Grazie alla condizione di isolamento rispetto agli altri vigneti, e all’altezza delle colline su cui è situata la tenuta Belvedere, sin dai primi anni la difesa antiparassitaria dell’impianto è stata gestita applicando soluzioni innovative e a basso impatto ambientale. Attualmente gli impianti seguono il protocollo biologico.
Vinificazione ed elaborazione
Ogni fase della produzione del Dosage Zéro Noir viene eseguita nel massimo del rigore. Un
processo minuzioso e senza compromessi che ha inizio in vigna. Le uve, raccolte a mano in
piccole cassette, vengono subito portate in cantina, tracciate per vigna d’origine e raffreddate.
Ogni grappolo viene selezionato da occhi e mani esperte.
L’acino del Pinot Nero ha la polpa incolore ma la buccia nera: per poter creare la base del Dosage
Zéro Noir è essenziale che il succo, il mosto estratto, rimanga bianco o leggermente rosato.
È per questo che la pressatura avviene rigorosamente a bassa pressione, affinché la buccia
rimanga integra e non ceda colore.
I mosti così ottenuti fermentano in piccole botti di rovere. Per ricercare la massima complessità
aromatica e potenza espressiva, senza perdere eleganza, l’élévage in botte ha una durata di soli 5
mesi. Una coppia di serbatoi volanti permette ai vini di essere travasati per gravità, dalle piccole
botti ai serbatoi di affinamento.
Dopo due ulteriori mesi di affinamento in acciaio, i tre vini-base provenienti dai tre vigneti
d’origine si assemblano, in modo da ottenere il perfetto equilibrio tra delicatezza, nervosità,
vinosità e aroma. Il Pinot Nero trasmette al vino i suoi aromi complessi di frutti rossi e gli
conferisce corpo, persistenza in bocca e longevità. Per raggiungere la sua massima espressione
qualitativa e per sviluppare il caratteristico profilo aromatico che lo rende unico, al Dosage Zéro
Noir servono almeno 8 anni di affinamento. Un Franciacorta giustamente nobilitato dalla
classificazione “Riserva”.
Per conferire più longevità a questo Franciacorta, ed evitare shock ossidativi e aggiunte di solfiti,
il dégorgement avviene in assenza di ossigeno, utilizzando un sistema unico al mondo, ideato e
brevettato da Ca’ del Bosco. Questa tecnica rende i nostri Franciacorta più puri e più gradevoli.
Affinchè questo “blanc de noir” possa esprimersi con grande personalità e trasmettere la tipicità
del terroir da cui è nato, abbiamo scelto di non aggiungere alcuna liqueur alla sboccatura, quindi di
non dosare il vino. Ogni bottiglia confezionata viene marcata in modo univoco, per garantirne la
tracciabilità.
Il processo di vinificazione, eseguito nel massimo rispetto degli standard Ca’ del Bosco, dà forma
ad un Franciacorta dal carattere unico, capace di custodire i tratti distintivi di ciascuna annata
esprimendo la vera essenza del vitigno.

I millesimi

2001
L’annata 2001 ha visto il susseguirsi di due fasi meteorologiche ben distinte: la prima fase, dal
mese di novembre del 2000 fino a tutto il mese di maggio, è stata probabilmente la sequenza di
mesi più piovosi mai vista da parecchi decenni; la seconda fase, da giugno a metà settembre, si
può invece tranquillamente definire come un’estate tra le più calde e più stabili per la
Franciacorta. Le prime fasi del ciclo vegetativo, in particolare il germogliamento, sono state
ritardate e irregolari a causa delle piogge eccessive. A cavallo tra la fine di maggio e la prima metà
di giugno il quadro meteorologico è radicalmente cambiato: è arrivato il sole ed il caldo. Il brusco
passaggio a condizioni climatiche “secche” ha facilitato la difesa anticrittogamica, nel senso che
dopo la fioritura l’annata è trascorsa in modo del tutto tranquillo e senza problemi. Sole e caldo
senza soluzione di continuità hanno poi avuto l’effetto di anticipare la maturazione: la vendemmia
è iniziata il 20 di agosto. Le condizioni climatiche, perfette per la sanità e la maturità delle uve,
hanno reso questo millesimo eccellente.
2004
Per comprendere al meglio il 2004 dobbiamo riferirci all’annata che l’ha preceduta: l’estate del
2003 è stata eccezionalmente calda, con temperature e luminosità elevate nel periodo tra la
fioritura e l’invaiatura, cosa che ha favorito la migliore differenziazione dei grappoli per l’annata
successiva. L’avvio di stagione del 2004 è stato ritardato e poco regolare; il carico di uva è apparso
da subito importante e si è dovuto intervenire, sulle parcelle più notevoli importanti, per ridurre
sin dall’inizio l’eccesso di grappoli. Giugno e luglio sono trascorsi in assenza di stress idrici e con
temperature nella norma. La vendemmia è iniziata in modo molto regolare il 23 agosto con una
maturazione abbastanza eterogenea tra le varie parcelle. Nel complesso, l’annata 2004 , si può
definire un ottimo millesimo, particolarmente espressivo per i nostri Millesimati Franciacorta.
Una raccolta moderatamente tardiva delle uve ne ha caratterizzato il profilo per freschezza,
mineralità e finezza. E’ stata un’annata che ha richiesto grandi fatiche da parte dei vignerons, un
millesimo a cui sentiamo di aver dato molto.
2005
Il millesimo 2005 è stato caratterizzato da una primavera meteorologicamente piuttosto tardiva e
abbastanza bizzosa. Più che le precipitazioni, sono stati protagonisti frequenti e ampi sbalzi di
temperatura. Il mese di maggio è stato caratterizzato da una marcata variabilità che, invece di
concederci qualche anticipo di estate, ci ha dato qualche ritardato colpo di freddo invernale. Solo
nella seconda e nella terza decade di giugno si è scatenato il solito caldo estivo, mentre a partire
da luglio sono arrivati, a cadenze abbastanza regolari, vari temporali. L’estate, nel complesso, è
stata fresca, per non dire fredda. L’inizio di agosto, come quello di luglio, ha visto il susseguirsi di
giornate con notevoli escursioni termiche. La raccolta delle uve di Pinot Nero è iniziata il 23
agosto. I parametri analitici delle uve campionate erano semplicemente perfetti, ma durante la
vendemmia si è verificata un’evidente anomalia meteorologica: si sono scatenati una serie di
temporali che hanno messo sotto pressione le piante. Raccolte in fretta le uve migliori, si è
dovuto ricorrere a grandi lavori manuali di cernita, sia in vigna che in cantina, per concludere la
vendemmia nel migliore dei modi.

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