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Federvini denuncia: gli aumenti delle accise per gli spiriti mette a rischio il settore creando una ulteriore contrazione delle vendite. Oltre 6.700 posti lavoro in pericolo e la “Confindustria” del vino e dei liquori scrive una petizione al Governo

In un mercato che sconta gli effetti della crisi generalizzata nei consumi, gli aumenti delle accise sugli spiriti adottati per finanziare voci disparate della spesa pubblica, sono una minaccia reale per la tenuta di un segmento del made in Italy molto importante e apprezzato nel mondo con prodotti che vanno dalla grappa al limoncello, dagli amari alla sambuca, dal nocino di Modena al mirto di Sardegna, solo per fare alcuni esempi. Lo denuncia Federvini, in base ad uno studio commissionato a Trade Lab, sottolineando che il rischio che il gettito generato sia di molto inferiore alle attese e soprattutto che il prezzo da pagare in termini occupazionali e di capacità di sopravvivenza del comparto sia pesante, è reale.
Con gli incrementi di accisa sugli spiriti - come noto, le ultime disposizioni in merito riguardano il settore delle bevande alcoliche introdotte nei mesi scorsi con il decreto Cultura e il decreto Scuola 2, portando a 3 rialzi consecutivi del peso fiscale (ad ottobre 2013, e poi a gennaio e marzo 2014) che raggiungeranno quota +30% a gennaio 2015, l’impatto occupazionale sarebbe di 6.700 posti di lavoro, indebolendo gravemente un settore produttivo che esprime famose eccellenze.
Secondo Trade Lab, in un mercato che già mostra una variazione tendenziale media delle vendite pari a -3,7% a volume e -1,4% a valore, il maggior gettito ipoteticamente generato dalla crescita delle accise al 30% risulterebbe neutralizzato dagli effetti derivanti da un’ulteriore contrazione delle vendite pari a -9,4% a volume.
Con questa accelerazione nel calo dei consumi l’impatto delle accise sul bilancio pubblico sarebbe quindi nullo, con un saldo netto delle entrate fiscali pari a -2,8 milioni di euro.
“Il prossimo aumento delle accise sugli spiriti fissato a gennaio 2015 colpirà un comparto che già da molto tempo soffre per gli effetti congiunturali della crisi economica e del calo dei consumi. Sotto scacco c’è un intero settore di grande storia”, dichiara Sandro Boscaini, presidente Federvini, invitando “tutti quelli che amano e sostengono il made in Italy a unirsi alla nostra petizione online - www.stopalleaccise.it - contro l’aumento delle accise. Lo scenario prospettato da Trabe Lab misura quale forte impatto si avrà - prosegue Boscaini - proprio sulle produzioni di quei territori che, per tradizione e per una presenza capillare di imprese di piccole e medie dimensioni, hanno creato dei veri distretti di qualità. Pensiamo al Piemonte, alla Lombardia, al Veneto e al Friuli Venezia Giulia”.
La filiera degli spiriti in Italia, insieme a quella dei vini, conta più di 340.000 strutture produttive e dà lavoro a tempo pieno a 332.500 addetti. La filiera allargata occupa 1,2 milioni di addetti, che direttamente o meno sono collegati alla catena della produzione e commercializzazione. Il valore della produzione è stimato in circa 25 miliardi di euro e genera entrate fiscali e contributive pari a 8,5 miliardi.

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