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Dopo secoli vissuti da protagonista del successo commerciale dei più grandi vini del Vecchio Continente, oggi l’Inghilterra scopre di avere un enorme potenziale produttivo, e l’industria enoica del Paese si gode così un’altra vendemmia da record

Italia
La vendemmia in Inghilterra

Dopo secoli vissuti da protagonista assoluta del successo commerciale dei più grandi vini del Vecchio Continente, oggi l’Inghilterra scopre di avere un enorme potenziale produttivo, e l’industria enoica del Paese si gode così un’altra vendemmia da record, grazie ad un’estate mediamente calda e un finale di stagione asciutto e ventilato. Nonostante la raccolta in molte zone non sia ancora finita, in molte cantine delle bollicine britanniche già si brinda, per un raccolto di grandissima qualità, destinato a superare l’eccellente annata 2013.
“Il 2013 è stato un anno molto buono - racconta Roger White, proprietario di Yearlstone Vineyard, nel Devon - ma quest’anno è stato quasi perfetto, dall’inizio alla fine”. Tanto da conquistare anche London Cru (www.londoncru.co.uk), la cantina nel cuore della capitale britannica, che produrrà, dalle uve della raccolta 2014, il suo primo vino inglese: dai 30 quintali di uve acquistate dalla Sandhurst Vineyards, nel Kent, la “cantina-boutique” dovrebbe produrre 2.000 bottiglie, sulla scia del successo suscitato tra i critici per aver prodotto, nel 2013, vini da uve francesi e piemontesi. “In realtà - racconta Gavin Monery, l’enologo australiano di London Cru - ci avevamo già provato un anno fa, me non abbiamo trovato uve all’altezza. Questo, invece, è senza dubbio l’anno buono, siamo di fronte ad una grande annata”.
Ottimismo anche in Hampshire, da dove il proprietario di Jenkyn Place, Simon Bladon, ha twittato: “siamo molto entusiasti del raccolto di quest’anno. Crediamo che sia il migliore di sempre, in quantità ed in qualità”. Tra gli ultimi a puntare forte sulle potenzialità dell’Inghilterra, e sulle bollicine, è Wendy Outhwaite, che ha lanciato il marchio Ambriel, nel Sussex Occidentale: “la cosa buona è che le notti sono rimaste relativamente calde, ed il fatto che non ci siano state escursioni termiche eccessive ha aiutato molto la maturazione dei nostri cloni borgognoni di Chardonnay e Pinot Nero. I sapori, così, saranno assolutamente eccezionali”. Anche Bob Lindo, proprietario della Camel Valley Vineyard, conferma: “maturazione e quantità hanno superato le aspettative delle previsioni pre-vendemmiali: c’è un sacco di uva matura là fuori per una grande annata”. Ora, l’unico dubbio, riguarda l’acidità, “perché anche se non avrei mai pensato di dovermelo chiedere - aggiunge Bob Lindo - spero che alla fine del raccolto sia ancora sufficientemente alta”.
La fortuna di poter contare su due grandi annate, dopo un 2012 disastroso, in cui un big come Nyetimber Vineyard gettò la spugna e decise di non vendemmiare, è una notizia che, con ogni probabilità, aiuterà il vino inglese ad imporsi sul mercato: secondo i dati degli English Wine Producers, oggi le aziende vinicole nel Paese sono 135, per un totale di 1.884 ettari vitati e 4,45 milioni di bottiglie prodotte all’anno. Ma le prospettive sono di un’ulteriore crescita, con Rathfinny Estate, produttore dell’Est Sussex, che mira al milione di bottiglie l’anno entro il 2020, mentre un altro grande produttore, Chapel Down, è ricorso ad una grande iniziativa di crowdfunding per raccogliere fondi da investire nell’espansione della propria azienda.

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