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Biocarburanti dagli scarti della filiera del vino, grazie ad un mix di “funghi” capaci di trasformare le biomasse in etanolo e non solo: la ricerca della Swinburne University of Technology di Melbourne, pronta ad essere applicata su scala industriale

In tempi di crisi non si butta via niente. E non è un caso che, negli ultimi anni, si siano intensificate le ricerche e le sperimentazioni per l’utilizzo degli scarti della produzione agroalimentare. Comprese, ovviamente, quelle che puntano sulla filiera del vino. E se come raccontato da WineNews c’è chi, come la Nobil Bio Ricerche di Portocomaro (Asti) guidata da Marco Morra, a messo a punto un sistema per ricavare riempitivi ossei usati dai dentisti estraendo i polifenoli dalle vinacce, in Australia c’è chi, probabilmente, ha trovato un modo per trasformarle gli scarti della vitivinicoltura in biocarburanti, ma anche in sostanze per produrre farmaci.
Come riporta “The Drink Business”, Avinash Karpe, studente della Swinburne University of Technology di Melbourne, in Australia, utilizzando un miscela di funghi (Trichoderma harzianum, Aspergillus niger, Penicillium chrysogenum e Penicillium citrinumcapaci) capace di far degradare le biomasse, sarebbe riuscito in laboratorio ad ottenere etanolo e altri tipi di potenziali carburanti. Ed in maniera anche abbastanza economica, scoprendo che un pre-trattamento a base di calore di soli 30 minuti, accelera di molto il processo. E ora, secondo il Professor Enzo Palombo, direttore Swinburne’s Department of Chemistry and Biotechnology, la tecnologia consentirebbe di riprodurre il processo su scala industriale.
Un’innovazione potenziale non da poco, dunque, visto che si parla dell’utilizzo di materiali di scarto, in questo caso, e non dell’uva (dalla cui fermentazione è già possibile ottenere etanolo, come avviene per altri tipi di frutta, verdura e cereali), e che apre una nuova frontiera, e anche una nuova potenziale fonte di reddito, per la filiera della viticoltura.

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