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“Marketing relazionale”, possibile nuova frontiera per il business del vino? Se ne parlerà il 7 novembre alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige nell’edizione n. 5 del “Seminario Internazionale di Marketing del Vino”

Il mondo del vino deve sempre guardare verso le ultime tendenze del marketing, se vuole rimanere al passo nei mercati che contano. L’ultima tendenza, in fatto di marketing, a cui guarda con interesse l’universo enoico, è quella del “marketing relazionale”, ovvero quello inteso come management delle relazioni, cioè rivolto a creare, mantenere e gestire un network di rapporti di lungo periodo. E sarà proprio questo il focus dell’edizione n.5 del “Seminario Internazionale di Marketing del vino”, di scena alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige il 7 novembre e che avrà come titolo “Il Marketing relazionale: strategie e opportunità per il mondo del vino” (http://eventi.fmach.it/seminariovino/Il-seminario).
Il seminario, al quale interverranno, tra gli altri, esperti come Massimiliano Bruni dell’Università Bocconi, Enrico Chiavacci, direttore marketing di Antinori, Annalisa di Monte, direttore marketing Relazionale di Gucci, Massimo Fubini di Contact Lab, Stefano Papini di MCCrescendo Management Consulting e Antonello de’ Medici di Starwood, metterà così a confronto le esperienze di successo e riflette sul potenziale enorme che le relazioni possono avere sul business del vino.
“L’elemento innovativo del “marketing relazionale” sta, infatti - si legge in una nota - nella centralità e nell’interattività dei rapporti che si sviluppano tra le parti: entrambi gli attori coinvolti ricoprono, infatti, un ruolo attivo nelle transazioni poste in essere. Il marketing del vino è fondamentalmente legato agli incontri diretti con gli operatori e sempre più con i consumatori finali. Questi avvengono fisicamente in occasioni di eventi, visite aziendali, e visite ai clienti ma anche virtualmente attraverso i cosiddetti social network o in corrispondenza digitale. Le modalità e le tecniche di gestione di questi rapporti sono ormai consolidate ma spesso anche altamente ripetitive e rischiando così di essere poco produttive. In sostanza tutti raccontano più o meno le stesse storie creando un rumore di fondo che ha perso via via di efficacia. Un altro aspetto critico è legato al fatto che queste occasioni di incontro, costose ed impegnative, sono spesso rese poco efficaci per mancanza di continuità e di profondità della conoscenza dell’interlocutore/cliente.
Anche il mondo del vino può trarre, quindi, molte opportunità da un nuovo approccio al mercato valorizzando le strategie del marketing relazionale, sia perché si può così meglio interagire con l’ambito territoriale ed i servizi che questo mette in gioco, sia perché sempre di più il vino è un bene di consumo che non può rimanere eternamente ancorato a modalità di comunicazione e vendita legate a abitudini ormai non più riscontrabili nel consumatore medio”.

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