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Usa vs Asia: la leadership sul mercato mondiale delle aste enoiche è una lotta tra Hong Kong e New York. Secondo Jamie Ritchie (Sotheby’s) “l’Asia è molto più dinamica, e continuerà a crescere ancora, puntando su Borgogna, Supertuscan e California”

Sul mercato delle grandi aste enoiche, gli Usa tornano a risalire la china, ma è ancora l’Asia il Paese su cui scommettere. A dirlo è una voce autorevole, quella Jamie Ritchie, a capo del settore vino di Sotheby’s in Usa ed Asia che, a “The Drinks Business”, spiega che, al di là della ritrovata energia delle piazze a stelle & strisce, “se dovessi scegliere, sceglierei l’Asia, perché crescerà molto più velocemente, cogliendo in fretta il cambiamento in atto. Ciò che in Usa si fa in 15 anni, in Asia si fa in 5, basta guardare allo storico dei risultati di Sotheby’s dal 2009 al 2013: in 4 anni le aste enoiche hanno fatturato 184 milioni di dollari, partendo dai soli 14,3 milioni del 2009, che nel 2010 erano già diventati 52,6. Un dato su tutti: Hong Kong, nel 2013, ha rappresentato il 44% del fatturato delle aste enoiche di Sotheby’s.
Inoltre - continua Ritchie - gli investitori asiatici hanno la capacità di investire ovunque, non solo sui propri mercati di riferimento (oltre a rappresentare il 99% di tutti gli acquirenti di Hong Kong, infatti, i collezionisti asiatici hanno rappresentato anche il 48% del giro d’affari delle aste londinesi, ed il 32% di quelle di New York), mentre i compratori europei hanno Londra come punto di riferimento e quelli del Continente americano New York.
Detto questo, non c’è dubbio che gli Stati Uniti siano decisamente sulla via del recupero, dopo aver recuperato il primo posto tra i leader mondiali del mercato delle aste nella prima metà dell’anno, anche se, secondo Ritchie, “difficilmente torneranno ai livelli toccati tra il 1994 ed il 2007, anche se il giudizio sul momento attuale rimane molto positivo. Il problema principale è che, nonostante le enormi opportunità offerte dagli Stati Uniti, il mercato delle aste è paralizzato dal suo sistema di importazione atre livelli, che lo rende non molto vivace. Dal punto di vista di chi vende wine & spirits qui, infatti, è come avere a che fare con 50 Paesi diversi: con le leggi di Hong Kong ci troveremmo di fronte a tutt’altra situazione”. Quello che, invece, appare davvero cambiato, è il rapporto tra le piazze principali: “Londra, New York e Londra - spiega Ritchie - hanno trovato un a loro stabilità, una loro fetta di mercato ed anche prodotti specifici su cui sono più forti: ad esempio, Hong Kong rimane il posto migliore in cui vendere Domaine de la Romanée-Conti, qualche altro top di Borgogna, Petrus e Le Pin, ma, eccetto Romanée-Conti, New York è la meta migliore per la Borgogna, l’Italia e la California, mentre alcune vecchie annate sono più adatte al mercato londinese. In Asia, inoltre, la domanda globale si è spostata sui vini che sono già pronti da bere, mentre per le vecchie annate i collezionisti asiatici sono ben disposti ad andare in Usa o in Europa”.
A tirare il mercato di Hong Kong, quindi, è proprio la Borgogna, ma il suo impatto, racconta ancora il capo della sezione vino di Sotheby’s in Asia ed Usa, Jamie Ritchie, “non è clamoroso come si potrebbe pensare, è anzi una fetta di mercato ancora minoritaria rispetto a Bordeaux, ed anche i prezzi sono sì in aumento, ma non in maniera così sensazionale, anche se, stando così le cose, gli Usa potrebbero presto perdere lo scettro di mercato di riferimento per i vini di Borgogna. Per quanto riguarda gli stili e le Regioni in rampa di lancio sul mercato di Hong Kong - conclude Ritchie - punto decisamente sulla California e sui Supertuscan, mentre non vedo le stesse possibilità per i vini di Barolo, spesso considerato la nuova Borgogna, così come per i vini della Valle del Rodano, mentre stanno crescendo gli Champagne e i bianchi di Borgogna”.

Focus - La supremazia di Petrus e Romanée-Conti
Così come per le piazze di riferimento, anche quella delle etichette più richieste e performanti, è una lotta a due, tra Bordeaux e Borgogna, o meglio, tra Petrus e Romanée-Conti. O almeno, questi sono i due brand che hanno animato la riapertura della stagione delle aste.
Nella prima asta di Sotheby’s a New York, di scena il 20 settembre, che è andata meglio delle aspettative, con il 93% dei lotti piazzati ed un fatturato maggiore del previsto, tra i top lot ci sono proprio tre bottiglie di Romanée-Conti 2011, battute a 34.375 dollari, ma anche otto bottiglie di La Tâche 1988, aggiudicate a 16.250 dollari.
Bene anche l’esordio londinese, il 17 e 18 settembre: nella capitale inglese Sotheby’s ha raggiunto gli obiettivi, con 2,72 milioni di dollari di ricavi. Da segnalare, due magnum di Petrus1945, battute a 77.000 dollari, mentre 5 magnum di La Tâche 1971 hanno toccato i 71.000 dollari.
Ad Hong Kong, invece, la lotta a due tra gli investitori arrivati di Cina, Taiwan e Macao per la prima asta della nuova stagione di Acker Merrall & Condit (che in totale ha raccolto 5,8 milioni di dollari), è stata tra 12 bottiglie della rarissima annata 1978 di La Tâche, ed una verticale di 65 annate di Château Latour, battute entrambe a 70.116 dollari.

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