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Nelle settimane cruciali per il mondo del vino, i protagonisti diventano i vendemmiatori. E, se in Italia ci sono sempre più stranieri, in California manca la mano d’opera e si ricorre ai detenuti, e in Francia i “pericoli” arrivano dalla politica

Italia
Una vendemmia in Trentino

Le prossime, per le aziende di tutto il mondo, sono le settimane cruciali, quelle da cui dipende buona parte della fortuna di un intero anno di lavoro. E i protagonisti, per forza di cose, diventano i vendemmiatori e la loro preziosa mano d’opera, sempre più rara e ricercata, in Italia come in Francia ed in California. È un lavoro duro, e lo sanno bene i giovani italiani che, se qualche anno fa, quando le cose andavano bene, non prendevano neanche in considerazione l’idea di andare e lavorare in vigna, oggi farebbero carte false, anche se in molti territori è ormai tardi, e tra le vigne del Belpaese è diventato difficile sentire i canti popolari che per decenni hanno accompagnato la raccolta, sostituiti da cori di ogni altra parte del mondo. Sono il bello ed il brutto della globalizzazione: la vigna diventa luogo di incontro tra culture diverse, spesso e volentieri di aggregazione, a volte, ma raramente, di sfruttamento del lavoro nero, sempre più spesso di competizione per un posto di lavoro.
Un problema che non sembra riguardare i produttori di Mendicino, in California, dove la mano d’opera è talmente scarsa, forse per via di salari decisamente bassi (9 dollari l’ora, ndr) a fronte di un lavoro faticosissimo, che un’azienda della zona, “Barra of Mendocino”, ha pensato bene di chiedere aiuto alle autorità locali, che hanno messo a disposizione 6 detenuti del carcere della città per aiutare nelle operazioni di raccolta. Certo, non potrà essere la regola, ma con la stretta sull’immigrazione che ha bloccato il flusso dei lavoratori stagionali dal Messico, e con il sovraffollamento delle carceri, è stata la soluzione più logica per “Barra of Mendocino”.
Diversissima, invece, la situazione in Francia, dove il livello di specializzazione dei vendemmiatori è decisamente alto, così come le retribuzioni, che riguardano ogni anno, per due mesi, ben 300.000 lavoratori stagionali. Merito anche di una defiscalizzazione del lavoro che, però, potrebbe cambiare già dal 2015, creando non pochi problemi al settore. L’idea del Governo, infatti, è quella di far pagare alle aziende i contributi sociali anche ai lavoratori stagionali, a differenza di quanto accade oggi: un costo stimato in 40 milioni di euro, che molti potrebbero decidere di non sostenere, puntando una volta per tutte sulla meccanizzazione delle operazioni di raccolta. Mettendo a rischio, così, migliaia di posti di lavoro, perché quella del vendemmiatore è un’arte antica, ma anche dura, e sempre più difficile da salvaguardare.

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