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Lontano dai problemi di una vendemmia difficile, l’export del vino italiano chiude il primo semestre 2014 in chiaroscuro: benissimo gli spumanti, immobile l’imbottigliato, male gli sfusi, come emerge dai dati Istat by Unione Italiana Vini (Uiv)

Il mondo del vino italiano, nelle ultime settimane, non ha mai spostato lo sguardo dalle vigne, nella speranza che qualche giorno di sole riesca a salvare un’annata altrimenti complicata, per non dire impossibile. Lontano dai filari, però, c’è da fare i conti con gli ultimi dati dell’export, che raccontano di un primo semestre 2014 a due velocità: da una parte, la crescita inarrestabile degli spumanti; dall’altra, la brusca frenata degli sfusi, in mezzo, l’immobilismo dell’imbottigliato.
Il saldo, dopo il primo semestre 2014, sfiora così lo zero, come raccontano i dati Istat elaborati dall’Uiv - Unione Italiana Vini (www.uiv.it). Gli spumanti mettono a segno un’altra grande performance: +19,5% di volumi esportati sullo stesso periodo del 2013 (a quota 94 milioni di litri), e +15,6% in valore (329 milioni di euro), che vuol dire un leggero calo del prezzo medio, che scende a 3,48 euro al litro (-3,2%). Per le bollicine italiane si rivela fondamentale la Gran Bretagna, oggi primo mercato, cresciuta del 51,8% in un solo anno, a quota 21,1 milioni di litri importati, per un valore di 65 milioni di euro. Dietro, scivolano in seconda posizione gli Usa, comunque in grande crescita nel periodo (+17,7%, a 17,4 milioni di litri di spumanti importati), mentre rallentano le spedizioni in due mercati di riferimento, la Germania, che lascia sul terreno il 17,2%, e la Russia che, complice la situazione internazionale, ha tagliato del 30,8% gli acquisti.
La categoria più importante, però, rimane di gran lunga quello dei vini imbottigliati, le cui esportazioni, nel primo semestre 2014, sono rimaste sullo stesso livello dell’anno precedente, a quota 593 milioni di litri, ma con una piccola, quanto confortante, crescita in valore del 2%, a quota 1,82 miliardi di euro. Tra gli imbottigliati, però, la performance dei vini spumanti non è così incoraggiante, anzi: le spedizioni fanno registrare un -4,8% in quantità ed un -4,3% in valore, e a crescere sono solo i Dop (+7,5%). L’export dei vini a denominazione d’origine, bianchi e rossi, rimane sostanzialmente stabile, a quota 207 milioni di litri (-0,8% sullo stesso periodo del 2013), mentre crescono sia gli Igp (+1,4%, a quota 225 milioni di litri), sia i vini comuni (+7,9%, a quota 48 milioni di litri). Bene anche i vini liquorosi e passiti, che superano i 2,5 milioni di litri nel semestre con un balzo dell’1,7%. Nella podio dei principali importatori, lasciano qualcosa gli Stati Uniti, primo partner dell’Italia enoica, ed il Regno Unito, rispettivamente con il -3,3% ed il -5,4% delle spedizioni, mentre la Germania, dì saldamente sul secondo gradino per valori importati, cresce del 3,7%. Da segnalare, perché particolarmente significative, le performance dell’imbottigliato italiano in Francia (+11,5% nel primo semestre 2014, a quota 21,3 milioni di litri e 44 milioni di euro) e in Cina (+6,2% a quota 8,5 milioni di litri, per un valore di 25 milioni di euro, in calo del 2,3% sullo stesso periodo del 2013).
Le cattive notizie arrivano dallo sfuso, alle prese con la concorrenza spagnola, che ha invaso il mercato di vino a basso prezzo dopo l’eccezionale vendemmia 2013, specie in Paesi come Francia e Germania. Il risultato è una perdita importante in termini di valori, scesi complessivamente del 17,9%, a fronte di una sostanziale tenuta dei volumi, in calo solo del 2,4%. Proprio in Germania, dove finisce più della metà dello sfuso prodotto in Italia, gli introiti sono passati da 115 a 79,9 milioni di euro, un crollo del 30,6%, a fronte di un calo dei volumi che si è fermato al -5,1%. Male anche Ungheria e Francia, secondo e terzo mercato, in termini di volumi, per lo sfuso tricolore: nel Paese magiaro l’export in valore è quasi dimezzato (-46,1%), mentre reggono i volumi (-3,7%, a quota 25,8 milioni di litri), mentre al di là delle Alpi al -6,3% dei volumi ha fatto da contraltare il -27,5% dei valori. In assoluta controtendenza, infine, gli Usa, che nei primi sei mesi dell’anno hanno importato il 35% in più di vino sfuso dall’Italia, per un giro d’affari praticamente raddoppiato (+101,4%), a quota 10 milioni di euro.

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