02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Le linee guida del Piano Paesaggistico Territoriale della Toscana continuano a far parlare di sé, con i maggiori Consorzi di tutela del vino della Regione uniti nel chiedere, ufficialmente, un deciso passo indietro da parte del Governo della Toscana

Le linee guida del Piano Paesaggistico Territoriale della Toscana continuano a far parlare di sé, con i maggiori Consorzi di tutela del vino della Regione (Chianti, Chianti Colli Fiorentini, Chianti Colli Senesi, Chianti Rufina, San Gimignano, Brunello di Montalcino, Chianti Classico, Terratico di Bibbona, Bolgheri, Bolgheri Sassicaia, Morellino di Scansano, Valdarno di Sopra, Cortona, Orcia, Valdichiana Toscana, Grance Senesi) uniti nel chiedere, ufficialmente, un deciso passo indietro da parte del Governo toscano, che del resto, per bocca sia del Presidente Enrico Rossi che dell’assessore all’Agricoltura Gianni Salvadori, ha espresso più di qualche perplessità sul lavoro dell’assessore all’Urbanistica, Pianificazione del Territorio e Paesaggio Anna Marson.
“Giudichiamo anacronistico e sbagliato - si legge nel documento indirizzato ai vertici politici regionali e al mondo delle associazioni agricole, firmato da tutti i presidenti dei Consorzi - il Piano Paesaggistico, approvato dal Consiglio Regionale. Sbagliato perché rilancia un modello di agricoltura vecchio e non competitivo, bloccando, se attuato nelle sue direttrici, lo sviluppo della agricoltura di qualità che pure è parte integrante e decisiva del Pil toscano. Sbagliato perché viziato da pesanti pregiudizi ideologici che rischiano di confinare la nostra agricoltura e, in particolare, la stragrande maggioranza del comparto vitivinicolo, in un ghetto residuale e di carattere quasi esclusivamente museale”.
“Anacronistico - continua il documento - perché ignora, colpevolmente, il ruolo fondamentale che l’agricoltura toscana ha avuto, nei secoli, per la salvaguardia e la tutela del nostro paesaggio, uno dei più belli e invidiati del mondo intero, dimenticando, anche in questo caso colpevolmente, che da sempre, i nostri agricoltori sono stati non solo i migliori custodi, ma anche i più autorevoli, realistici ed innovativi architetti del nostro paesaggio. Anacronistico e sbagliato perché contrapporre, in maniera manichea, intransigente, categorica, tradizione e innovazione è un errore politico e, prima ancora, culturale. Anzi, proprio la capacità di tenere assieme questi due fattori è stata la straordinaria arma vincente grazie alla quale il Made in Tuscany si è ormai da tempo affermato come un brand fra i più apprezzati nel mercato globale dell’agroalimentare, garantendo uno sviluppo costante e continuo dei livelli occupazionali diretti e dell’indotto”.
“Ci appare un fatto molto grave - si legge ancora nella lettera - che in una regione come la nostra che, da sempre, ha favorito, con le sue politiche l’armoniosa integrazione tra la agricoltura di qualità ed un paesaggio unico al mondo, sia stato approvato un piano paesaggistico che, nei fatti, rinnega una storia ormai secolare. Il vero nemico delle nostre bellezze è infatti l’abbandono delle colture che si può combattere soltanto favorendo lo sviluppo di una agricoltura di qualità, capace contemporaneamente di tutelare l’ambiente e di favorire occasioni di reddito continue e costanti nel tempo per gli operatori. Bene ha fatto l’Assessore alla Agricoltura Gianni Salvadori a precisare il suo punto di vista, che coincide peraltro con quello della quasi totalità degli attori che operano nel settore agricolo”.
“Auspichiamo che le recenti parole del Presidente della Regione Toscana Rossi, anticipino un radicale ripensamento del piano stesso. Ci appelliamo alle forze politiche, all’amministrazione regionale, ai consiglieri che pure hanno votato, forse distrattamente, alla unanimità il piano perché contribuiscano, alla ripresa della attività legislativa a modificarlo decisamente e drasticamente. Invitiamo, altresì le Organizzazioni Professionali, che pure si sono già autorevolmente e chiaramente mobilitate, a sostenere, con sempre maggiore forza la battaglia comune che abbiamo intrapreso. E non è questione - concludono i presidenti dei Consorzi - di emendamenti o di piccole modifiche per cambiare, qua e là, alcune cose, quanto piuttosto di un profonda e radicale inversione di rotta che superi la filosofia di fondo del piano stesso, restituendo così dignità alla intera agricoltura toscana, valorizzandone il proprio potenziale sia sul versante dello sviluppo economico che su quello della tutela del paesaggio e dell’ambiente”.

Focus - I numeri dei principali distretti del vino di Toscana
- Chianti
Bottiglie: 110.000.000
Ettari vitati: 15.500 ettari
- Chianti Classico
Bottiglie: 35.000.000
Ettari vitati: 7.000 ettari
- Nobile di Montepulciano
Bottiglie prodotte: 10.000.000
Ettari vitati: 2.100 ettari
- Brunello di Montalcino
Bottiglie prodotte: 13.500.000
Ettari vitati: 3.500
- Morellino di Scansano
Bottiglie prodotte: 8.000.000
Ettari vitati: 1.500
- Bolgheri
Bottiglie: 4.500.000
Ettari: 1.200
- San Gimignano
Bottiglie: 3.200.000
Ettari: 1.500

Focus - Quanto vale il “vigneto Toscana”
Con Montalcino ancora al top, dove le quotazioni arrivano a 350.000 euro ad ettaro, e con Bolgheri che tallona il valore dei vigneti del Brunello, sfiorando i 320.000 euro, la crisi non intacca il valore del “vigneto Toscana”. Con un valore patrimoniale complessivo delle vigne, considerati i 33.000 ettari a Doc e Docg della Regione (dati Federdoc), calcolabile tra i 3 e i 3,3 miliardi di euro complessivi. A dirlo le stime di WineNews, a ridosso dell’evento “Anteprime di Toscana”, di scena a Firenze dal 15 al 22 febbraio 2014, promosso dalla Regione Toscana e Toscana Promozione.
Dare numeri precisi, su quanto vale un ettaro di vigneto, non è semplice, perché le variabili sono molteplici: si va dal costo dei diritti d’impianto, all’esposizione, alla natura geologica dei terreni, all’età dei vigneti impiantati, all’appartenenza a specifiche sottozone e, naturalmente, a quella a determinate denominazioni. A complicare ulteriormente il quadro delle stime sul prezzo di un ettaro di vigneto toscano, poi, la situazione economica generale, evidentemente, ha un peso non secondario: può far levitare o decrescere il valore di quell’ettaro di vigneto in rapporto all’andamento positivo o negativo della stessa, pur restando fermo il dato nazionale generale che vede il valore medio di un ettaro di vigneto a 36.000 euro, cioè molto superiore a quello delle altre colture che sta a 19.400 euro (dato Inea - Istituto Nazionale di Economia Agraria, che stima il valore dei vigneti del Belpaese, dall’inizio del nuovo Millennio, cresciuto del 2%, nonostante la contrazione dei prezzi a partire dal 2008).
Secondo il Knight Frank Global Vineyard Index (dati aggiornati al 2013), poi, i terreni vitati toscani del Chianti e del Brunello valgono tra i 135 e i 200.000 dollari ad ettaro, +20% sul 2012. Una valutazione, probabilmente, sottostimata che si “scontra” con le ultime rilevazioni Assoenologi, forse un po’ ottimistiche, che, proprio ad inizio 2014, per un ettaro di vigneto a Brunello di Montalcino stimavano un prezzo tra i 400 e 500.000 euro, come nel 2012. Da ultimo, quello dell’Inea, a fine 2013, che fissava il prezzo di un ettaro di vigneto a Brunello di Montalcino in 380.000 euro.
Dalle rilevazioni di WineNews, realizzate sentendo l’opinione di diversi professionisti del settore, se a Montalcino un ettaro di vigneto a Brunello oscilla tra i 250.000-350.000 euro, restando il territorio più “prezioso”, si fa decisamente sotto Bolgheri, dove un ettaro a vigneto è stimato fra i 300.000-320.000 euro: un territorio, quello bolgherese, dove però il mercato della compravendita di vigneti è praticamente bloccato e che, virtualmente, potrebbe addirittura raggiungere i valori di Montalcino. A Montepulciano un ettaro di vigneto iscritto all’albo del Vino Nobile può valere tra i 150.000-200.00 euro, un valore interessante, che resta alto anche per mancanza di diritti d’impianto. Vale dai 120.000-130.000 euro un ettaro di vigneto a Chianti Classico, con punte di 150.000 euro per gli appezzamenti più vocati nelle “sottozone” storiche, soprattutto del versante senese della denominazione. Si attestano sui 100.000 euro le stime per un ettaro di vigneto a Morellino di Scansano, una denominazione quest’ultima che, specie nel recente passato, gode di un trend positivo. Per un ettaro di vigneto a Chianti le stime parlano di80.000 euro che non trovano maggiore valore nelle sottozone Colli Aretini, Colli Fiorentini Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano e Montespertoli, tranne che in quella della Rufina, dove un vigneto è stimato sui 100.000 euro.
Un quadro che, sostanzialmente, soprattutto per le zone storiche, rispecchia un po’ quello che accade nel mercato immobiliare, dove chi eventualmente vende, non vuole abbassare il valore stimato del proprio vigneto, e chi ha intenzione di comprare, invece, cerca di trovare prezzi più abbordabili, giocando anche, e forse soprattutto, sulla tensione generale dell’economia italiana.
Per le denominazioni toscane più giovani, o comunque meno sotto la luce dei riflettori, come Orcia Doc, Montecucco, Valdarno di Sopra Doc, Carmignano, Terratico di Bibbona, Elba, Val di Cornia e Cortona, solo per fare qualche esempio, le valutazioni sono ancora più difficili da fare e, in qualche caso, giusto per farsi un’idea, ricavabili dal costo medio di un ettaro di terra coltivabile (9.000 euro) più le spese di impianto che possono variare a seconda della natura dei terreni. Ma che un domani, sulla scia di un potenziale successo dei loro vini, come successo in passato, potrebbero vedere crescere i valori fondiari, come accaduto per le denominazioni più celebri.

Focus - L’opinione di WineNews, nelle parole del direttore Alessandro Regoli, ai media della Toscana
“Siamo stati tra i primi a sollevare il dibattito su Winenews.it del Piano di Indirizzo Territoriale (Pit) della Regione Toscana. Le contrapposizioni ideologiche non servono però: i territori del vino non si salvaguardano con visioni di fazione o con polemiche politiche o economiche. La Toscana è famosa nel mondo per l’armonia del paesaggio, che quindi va conservato, nell’interesse supremo di tutti. Questo non vuol dire non fare nulla: la programmazione territoriale non si crea mettendo regole, ma cercando di rimodellare bene, in maniera sostenibile, tenendo conto degli effetti idrogeologici e paesaggistici, ma anche senza speculazioni. Il Piano penso che avesse la finalità di “accompagnare le trasformazioni e non bloccare gli investimenti nel settore agricolo in Toscana …”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024