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Le strategie necessarie per valorizzare un territorio del vino? Si sono “dipinte” e codificate in terra del bianco “cortese” Gavi. Riflessione interessanti tra uomini del vino, comunicatori, industriali, critici d’arte ... Focus: il ritratto del Gavi

Italia
Il Forte di Gavi, la terra del bianco cortese del Piemonte

Quali sono le strategie necessarie per valorizzare un territorio? A Gavi, terra del bianco “cortese”, in quello scorcio di Piemonte che già guarda a Mar Ligure, si è partiti da qui. Apparentemente una domanda normale per il Laboratorio Gavi, promosso oggi, dal Consorzio di Tutela del Gavi. Chi pensava di assistere ad convegno ordinario, già dai primi minuti, si è dovuto ricredere. La giornalista e scrittrice di enogastronomia Roberta Schira ha spiegato che è “un evento tutto da creare. Con gli hashtag, le parole, i social e anche l’arte. S’invitano i relatori a scrivere un tag su un “pizzino”. Tutti insieme, poi, diventeranno un quadro artistico d’idee per la Buona Italia”.
Un laboratorio di pensieri nuovi e menti a confronto per ripartire nella comunicazione di Gavi territorio e Gavi Docg, che quest’anno festeggia i 40 anni (www.consorziogavi.com - www.gavi972.it): “Territorio è cultura, agricoltura, turismo e vino” ha spiegato il presidente del Consorzio Gian Piero Broglia. E proprio il Consorzio ha puntato su un comunicatore un po’ fuori dagli schemi, che sa sorprendere: il critico d’arte Philippe Daverio. È l’autore di un filmato sulla storia del Gavi (da vedere su www.winenews.tv). Lancia le sue provocazioni: “puntate non sulla filiera enogastronomica ma sulla armonia, sul vostro vigneto garbato che disegna le colline. Gavi è un paesaggio infinito tra le colline e il mare, dove il Piemonte incontra la Liguria”.
Tante le riflessioni sul Gavi, “il Bordeaux bianco” lo definisce il direttore del Consorzio Francesco Bergaglio. Tutti d’accordo sul territorio che deve essere filiera della bellezza, ma ci vuole anche il calore della comunicazione. Federico Quaranta, conduttore di “Decanter - Radio 2”, lo dice in modo spiritoso: “il 99,8% del mondo vorrebbe essere italiano. L’altro 0,2% sono gli italiani. C’è un grande vino dove c’è un grande territorio. E, di solito, quei grandi territori arrivano dalla fatica. Noi ce lo abbiamo per culo questo territorio. Le Langhe, ad esempio. Quando torno in radio, racconterò questo territorio: come? Raccontando e valorizzando il valore metafisico del vino. Io mi ricordo di Gavi perché volevo conquistare e concupire una ragazza di Genova. Mi sono detto: la porto a Gavi. Sono salito al Forte. Ero astemio. Lei no. Avevo scelto un vino: il Gavi, vino “cortese”. L’ho conquistata. Lo dico con un hashtag: #graziealgavihopersolaverginità”.
L’importanza della valigia in mano la riassume, in video intervista, Gaddo della Gherardesca, imprenditore della comunicazione e produttore di vino per diletto in quel di Bolgheri: “andar si becca, a star si secca”. E la cultura. Claudio Bocci, direttore Federculture: “il legame tra cultura e sviluppo di un territorio è una strategia. La cultura deve essere l’elemento costitutivo di un territorio. Per questo è importante la gestione e la tutela del patrimonio culturale”. Vittorio Sgarbi, critico d’arte, manda il suo contributo video: “Roero e Langhe (dimentica il Monferrato, ndr) è un nuovo sito Unesco. Siete diventati Terra Sacra. L’Unesco ha scelto il lavoro agricolo, la terra-madre”. Insomma anche #agricolturaècultura.
L’unione che fa la forza: “fare rete a 360 gradi - dice Vittorio Invernizzi, imprenditore delle Terme di Lurisia - poi il valore aggiunto può essere dato anche all’acqua. La svolta per me è arrivata con il packaging: ho fatto disegnare da un famoso designer una nuova bottiglia”. L’esempio di Piemonte Land of Perfection: “i Consorzi uniti - spiega Andrea Ferrero, vice presidente - che vanno insieme in giro per il mondo. E’ l’esperienza più importante degli ultimi tre anni”.
E poi ancora il pubblico che incontra il privato. Massimo Zucconi, architetto urbanista, porta l’esperienza dei Parchi della Val di Cornia: “un parco che nasce dalla crisi dell’industria siderurgica di Piombino. I Comuni si sono coordinati e hanno vincolato, tutelato, gestito le loro bellezze. Oggi abbiamo oltre 1 milione di presenze turistiche sui 40 km di area costiera protetta. Si è creata una sinergia pubblico-privato”.
Paolo Massobrio, giornalista e enogastronomo, “all’analisi organolettica di un vino, preferisco l’emozione”. “#makelikealover dice Barbara Santoro, co-autrice del libro Italian Factor, e parla di “condivisione della cultura di un territorio”. Emozione sì, purché il territorio dialoghi con queste emozioni, sostiene Giovanna Maggioni, direttore generale UPA: “Il territorio deve essere comunicato come un’impresa: deve identificare i suoi valori e poi comunicarli. L’importante è che si mantengano le promesse”. Racconta Daniela Bricola, direttore dell’Outlet di Serravalle Scrivia: “accogliamo 5 milioni di visitatori in un anno. Vengono a fare shopping, ma anche a stare bene: mangiare, bere, giocare a golf, vedere le bellezze. Occorre interpretare le aspettative di chi arriva e offrire una proposta integrata”.
Nell’originale convegno-riflessione su come valorizzare la cultura di un territorio legato al vino e all’enogastronomia, si parla anche di Expo 2015. Davide Rampello, direttore artistico Padiglione Zero: “narrate il territorio. Il luogo non esiste se non è conosciuto. La qualità è la narrazione delle differenze. Il visitatore ad Expo andrà nei territori che si comunicheranno”. La narrazione è il successo anche della Moleskine, il taccuino usato da letterati e artisti. Lo spiega Maria Sebregondi, vicepresident Brand Moleskine: “sappiamo esattamente a chi parliamo e dove stiamo andando: oggi si sta passando da un’era individualista ad un’era relazionale”. Quindi, #doittogether.
Tante anche le proposte: dal musical sul Gavi da portare da portare a Broadway (Carlo Guglielmi, produttore di Gavi e past president di Cosmit) all’Università dell’accoglienza (Francesco Berti Riboldi, presidente del Golf Colline del Gavi).
Ma come sarà la vendemmia 2014? “Difficilissima - risponde l’agronomo Davide Ferrarese - ma se il tempo ci accompagna avremo una buona annata”. Si conclude con un brindisi al “cortese” Gavi, nel suo austero Forte, un esempio meraviglioso di architettura militare, e la cucina stellata (e garbata) dello chef Marco Sacco del “Piccolo Lago” di Mergozzo (Verbania). Suo l’ultimo tweet: “@marcosaccochef: Riprendere il passato. Proiettarlo nel presente. Lanciarlo nel futuro”.
Fiammetta Mussio

Focus - TagGavi, i dieci #comandamenti della Buona Italia
#graziealgavihopersolaverginità (Federico Quaranta, Decanter - Radio 2)
#saveitaly (Philippe Daverio, critico d’arte)
#orgoglioditerritorio (Andrea Ferrero, vice presidente Piemonte Land of Perferction)
#contattoumano (Francoise Roure, direttore Bivb)
#Gavilafilieradellabellezza (Paolo Massobrio, giornalista enogastronomico)
#amilitantwine (Massimo Negri, direttore European Museum Academy)
#conoscenzachecreailuoghi (Davide Rampello, direttore artistico Padiglione Zero Expo 2015)
#agricolturaècultura (Vittorio Sgarbi, critico d’arte)
#makelikealover (Barbara Santoro, co-autrice del libro Italian Factor)
#keepcalmandrinkgavi (Francesco Bergaglio, direttore Consorzio Gavi)

Focus - Tutto quello che c’è da sapere sul Gavi …
In Piemonte c’è una terra delimitata da 11 comuni, compresi tra Liguria e Lombardia: è una terra unica, a trenta chilometri dal mare, lembo inferiore della Pianura del Po, che sale verso i colli e si arrampica sull’Appennino Ligure. Questa terra di confine, sospesa nel tempo, autentico paesaggio che alterna vigneti, boschi, valli e dolci colli è il territorio della denominazione del Gavi (vitigno Cortese in purezza), il grande bianco del Piemonte.
Il Consorzio di tutela del Gavi
Il Consorzio Tutela del Gavi è, da sempre, impegnato nella tutela e nella valorizzazione del prodotto più espressivo del territorio: il Gavi Docg. Nei 20 anni dalla sua fondazione il Consorzio di tutela del Gavi ha percorso importanti tappe di qualificazione e rivalutazione della Denominazione che rappresenta, compresa negli 11 Comuni di Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo. E’ il costante lavoro del Consorzio, e di tutti i produttori, a rafforzare questo territorio, oggi una realtà sana, economicamente attiva che investe in qualità e ricerca.
I numeri della Denominazione (negli ultimi 10 anni)
+ 37% di superficie vitata - da 1076 ettari a 1480
+ 47% di bottiglie prodotte - da 8 a 12 milioni (13 milioni previste nel 2014)
+ del 70% della produzione destinato all’export
200 tra produttori, vinificatori e imbottigliatori, soci del Consorzio
50 milioni di fatturato delle aziende produttrici
5000 persone impiegate nella filiera
Il Consorzio “Erga Omnes”
Nel 1993 nasce il Consorzio a tutela e valorizzazione della Denominazione del Gavi Docg. E’ un ente “Erga Omnes” che agisce in favore e a sostegno di tutta la filiera di produttori, vinificatori e imbottigliatori: per la conservazione, il miglioramento, la sostenibilità ambientale della produzione, del territorio e del terroir del Gavi; per promuovere l’immagine del Gavi in Italia e nel mondo, partecipando a fiere, organizzando workshop e corsi, invitando opinion leader, giornalisti e buyer; per diffondere la conoscenza del territorio e della sua produzione enologica di eccellenza.
Le tappe dei 40 anni di passione, impegno, qualità
1974 - E’ riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata del “Gavi” o “Cortese di Gavi”, con Decreto del Presidente della Repubblica. E’ riservata ai vini bianchi che rispondono ai requisiti previsti dal disciplinare.
1997 - Parte il progetto di selezione clonale del patrimonio viticolo. In collaborazione con gli esperti del Cnr di Torino si sono selezionati i migliori esemplari di Cortese provenienti dai vigneti della Denominazione.
1998 - Il Gavi è Docg: è l’anno della Denominazione di Origine Controllata e Garantita. Grazie a rese più basse in vigna si incrementa la qualità della produzione di Cortese del Gavi.
2002-2004 - Il Consorzio è il primo in Italia a procedere alla sistematica verifica dei vigneti appartenenti alla Denominazione sotto il profilo catastale e ampelografico. Le visite e le foto aeree del territorio certificano che nei vigneti sono presenti solo barbatelle di Cortese per la produzione di Gavi in purezza.
2007 - Il Consorzio elabora una dettagliata analisi del territorio attraverso Carte di assolazione, pendenza, altitudine ed esposizione al fine di fornire ai produttori una “mappa” scientifica per valutare al meglio le vocazioni dei singoli appezzamenti.
2011 - Nasce il progetto Gavi972 per la promozione del territorio: www.gavi972.it e si concretizza la presenza sui social network.
2014 - La Doc festeggia i suoi primi 40 anni (con un’etichetta Anniversario): è la maturità di una delle più grandi eccellenze enologiche italiane.
Gavi Docg: il vino
Gavi Docg è Cortese in purezza, in 5 tipologie: Fermo, Frizzante, Spumante, Riserva e Riserva Spumante Metodo Classico.
Le caratteristiche del vino si possono così riassumere: nel bicchiere appare giallo paglierino fino a raggiungere sfumature più cariche con riflessi dorati; il naso coglie ampi spettri di profumi, dai fiori bianchi e odorosi alla vaniglia, dal miele di acacia alla frutta bianca e matura, dalla mandorla dolce alla pesca. Al palato è fresco, pieno, armonico di grande eleganza e finezza. Nelle tipologie Riserva guadagna in ampiezza di naso, dove alla frutta subentrano interessanti aromi terziari e in bocca è vellutato, rotondo, ricco.
Il disciplinare limita la zona di produzione a 11 comuni: Bosio, Carrosio, Capriata d’Orba, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo e indica come resa massima per ettaro 95 quintali per le tipologie Fermo, Frizzante e Spumante e 65 quintali per la Riserva e la Riserva Spumante. La resa massima dell’uva in vino non deve essere superiore al 70%.
Perché un bianco in Piemonte
La presenza di un grande vino bianco in Piemonte, regione di straordinaria qualità per i vini rossi, è rivelatrice del profondo legame che la terra del Gavi ha sempre avuto con la Repubblica di Genova: la cucina dei signori genovesi, che nei feudi di queste terre avevano la loro dimora “di campagna”, era a base di pesce, carni magre e verdure e si sposava perfettamente con il Cortese, il “nobile” vitigno autoctono, che qui, in epoche antichissime, trovava già la sua massima espressione.
Gavi è terra di colline e monti, ma dove già si sentono i profumi del Mediterraneo, che arrivano con le brezze marine; è terra agricola con vigne che si mescolano a boschi e intatti paesaggi naturali; è terra cortese e nobile, come le leggende e le storie custodite nei borghi e nei castelli.
La più conosciuta è quella della Principessa Gavia. La fanciulla fuggendo dall’ira del padre Clodomiro, Re di Francia, che le negava il suo amore per un giovane cavaliere giunse infine su queste colline, dove trovò rifugio dalle truppe francesi e dimora, grazie all’intercessione del Papa. Al borgo che l’accolse si dice che la principessa diede il suo nome così come si narra che la giovane bella e “cortese” abbia ispirato il nome del vitigno che dà origine al Gavi.
Un passato di cultura, nobiltà, storia che è l’eredità di una grande eccellenza enologica italiana oggi modello di qualità in vigna e di ricerca in cantina.
Il primo Ogm Free
Il Gavi è il primo vino al mondo Ogm Free, ovvero non modificato geneticamente, per preservare l’unicità del vitigno e tutelare il consumatore e il territorio che lo produce.
Il “progetto di selezione clonale”
Il “progetto di selezione clonale” in collaborazione con il Centro Miglioramento della Vite del Cnr di Torino, diretto dal dottor Mannini, ha visto l’omologazione di nuove barbatelle, di proprietà del Consorzio Tutela del Gavi, precedentemente selezionate perchè rispondenti a specifiche caratteristiche di salubrità e tipicità del vitigno. In quasi vent’anni di ricerca delle migliori piante di Cortese, effettuata in numerosi vigneti della Denominazione, gli esperti del CNR hanno scelto i fenotipi più interessanti, impiantandoli in vigneti sperimentali che hanno portato all’ulteriore selezione di barbatelle sane e fenologicamente rilevanti.
Viticoltori e apicoltori
Il Consorzio attiva costantemente procedure a tutela e sostenibilità dell’ambiente, per esempio collaborando con l’Associazione Aspromiele perchè gli interventi fitoterapici in vigna rispettino le api, la cui presenza è la vera indicatrice della salute del territorio.
Mercato italiano ed export
Con una produzione di 12.000.000 di bottiglie all’anno il Gavi Docg è conosciuto e apprezzato sul mercato nazionale e internazionale: Germania, Svizzera, Inghilterra, Stati Uniti, Russia, Giappone assorbono gran parte della produzione, che per oltre il 70% è destinata proprio all’estero, da cui arrivano elogi e riconoscimenti. Come per il G20 di San Pietroburgo nel settembre 2013: il Gavi Docg è stato il vino bianco servito a Obama, a Letta e agli altri Capi di Stato presenti.
L’habitat del bianco del Piemonte
Il Gavi è prodotto interamente con uve Cortese. Fedele a stesso, immutato nel carattere, è un vino che colpisce per la sua tipicità. Il Gavi Docg esprime nel bicchiere le qualità distintive di un terroir particolare, dall’identità forte ed elegante. Spesso considerato l’omologo bianco del Barolo, il grande bianco piemontese è figlio di un territorio dalla storia e dalle caratteristiche geologiche e atmosferiche uniche.
Il Gavi nasce dalla neve e dal mare
E’ l’incontro tra il vento marino che soffia dal Mar Ligure e la neve dell’Appennino a rendere speciale quest’angolo di Piemonte. Gli inverni freddi e le estati calde e ventilate, l’altitudine dei pendii e l’esposizione, i terreni marnosi, calcarei e argillosi danno vita al Grande Bianco Piemontese. Sono queste le caratteristiche di un terroir che ritroviamo nel bicchiere: profumi delicati e eleganti, gusto fresco e armonico per un vino bianco che non si beve esclusivamente giovane ma che mantiene inalterate le sue caratteristiche nel tempo.
Un vino longevo quanto è antica la vocazione vitivinicola di queste terre: prime tracce storiche risalgono a oltre 1000 anni fa, precisamente al 3 giugno 972, in un documento oggi conservato nell’Archivio di Genova che fa cenno all’affitto di vigne e castagneti a due cittadini di Gavi da parte del Arcivescovo di Genova.
Oggi è la zona della Denominazione, demarcata dai comuni di Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia, Tassarolo, chiamata a ridare attualità alla storia e a continuare ad esprimere nel tempo la propria vocazione.
Le vie del Gavi Docg
La via del Vino che porta alla scoperta dei produttori e delle Cantine del Gavi Docg è un anello d’oro come oro è il Cortese maturo sulle viti e dorato è il Grande Bianco Piemontese.
Parte da Gavi, seguendo la strada Lomellina in direzione Nord; sale fino a Novi Ligure e da qui discende verso Sud percorrendo la strada verso Serravalle Scrivia; poi curva in direzione di Bosio, Parodi e Capriata, toccando via via gli altri Comuni della denominazione e circoscrivendo così il territorio di produzione del Gavi: un alternarsi di vigneti, colline dolci, boschi e radure ricche di fascino in ogni stagione, da attraversare fermandosi ad ogni svincolo per scoprire le tenute e le aziende agricole.
Qui è nato il Raviolo
La storia lega alla famiglia Raviolo, che qui risiedeva, l’origine di questa pasta ripiena, la cui ricetta è oggi gelosamente tutelata da un Ordine di Cavalieri che da oltre 40 anni, si occupa con impegno della sua promozione.
Il raviolo gaviese è tradizionalmente preparato con carni bovine e suine, uova, formaggio, borragine e scarola. Si presenta con una sfoglia sottile e gustosa e si degusta principalmente in 3 modi: al “tocco”, il locale sugo di carne, in scodella al vino e “a culo nudo”, cioè solo schiumati, senza condimenti.
La tradizione per la pasta fresca che in questa zona ha origini antiche porta in tavola anche taglierini e lasagnette chiamate anche “stringoni” e “corzetti” conditi, secondo la stagione, con cacciagione, funghi, pomodoro o pesto.
La cucina semplice e gustosa delle terre “di confine” del Gavi si traduce anche nella preparazione di farinate e focacce - “stirate” al mattino o con patate al pomeriggio - e dell’insaccato “testa in cassetta”- qui il gusto più tipico - fatto con la testa del maiale, la lingua, il muscolo e il cuore bovino, già presidio Slow Food.
E, infine, nei dolci: gli amaretti di Gavi, a base di mandorle, zucchero albume d’uovo, miele il cui brevetto risale al 1780. Famoso in Italia e all’estero poi, il fine cioccolato artigianale della zona, di cui il comune di Novi è il più importante testimone.
Il Forte di Gavi e l’entroterra delle Signorie di Genova
Quella del Gavi Docg è sempre stata una terra di frontiera: segnava un confine fisico tra la pianura e il mare e storico-politico tra Aleramici e Obertenghi - le dinastie del sacro Romano Impero che si contendevano gli antichi territori della Liguria e della Lombardia.
Testimonianza dell’importante posizione strategica che ha sempre avuto Gavi per Genova è il Forte, costruito a più riprese dal XII secolo. Trasformato in Fortezza poteva ospitare una guarnigione di 1000 uomini a difesa di queste terre. Oggi è affidato alla Sovraintendenza dei Beni Ambientali e Architettonici del Piemonte che ne cura la gestione e i restauri.
Il territorio del Gavi attraversato dalla Via Francigena e dalle Vie del Sale ha sempre costituito l’Oltregiogo, ovvero l’entroterra viario e commerciale di Genova con cui mantiene da sempre un legame particolare. Lo testimonia l’attributo “ligure” dei tanti comuni della zona.
Da sempre “soggiorno di campagna” delle famiglie nobili come i Guasco, i Doria, gli Spinola, i Pallavicini, i Grimaldi, il territorio del Gavi conta quasi un castello in ogni comune. Non è poi raro imbattersi in splendide ville e palazzi, dimore patronali delle riserve di caccia e delle proprietà terriere nobiliari.
L’andare lento per le Colline del Gavi
Nella patria del Gavi Docg le montagne dell’Appennino chiudono l’orizzonte, i vigneti si alternano ai boschi e ai corsi d’acqua. Qui il turismo è slow: si pesca nei torrenti Scrivia, Lemme e Orba, si fanno escursioni a piedi o a cavallo, si pratica il trekking e la mountain bike in Val Borbera e in Val Lemme.
Gli amanti del turismo verde vanno alla scoperta del Parco delle Capanne di Marcarolo o dei Laghi del Gorzente e della Lavagnina, mentre gli appassionati di storia indugiano sul sito archeologico di Libarna a Serravalle Scrivia, i cui resti fanno presupporre la presenza - già in epoca preromana - di un importante mercato o centro di scambi commerciali, com’è tutt’oggi questa zona. Il Geo sito internazionale di Carrosio, visitato ogni anno da studiosi e geologi, costituisce una linea convenzionale che testimonia il passaggio Paleogene-Neogene e stabilisce l’esatta età delle rocce: 23,8 milioni di anni.
Per i cultori dell’arte e dell’architettura la strada da percorrere passa attraverso i centri storici dei borghi medioevali, sulle cui vie si affacciano le chiese di costruzione romanica, i palazzi e le ville rinascimentali; prosegue verso le colline, in visita alle dimore signorili che oggi sono sede di importanti aziende vinicole, ai castelli sulla cima di quasi ogni colle, alla Madonna della Guardia che domina dall’alto un panorama unico fino alla Pinacoteca dei Frati Cappuccini del piccolo centro di Voltaggio.
Un progetto per amare il territorio di Gavi
“Storie del Gavi, il Grande Bianco Piemontese” è il nuovo progetto di comunicazione che intende promuovere un’esperienza polisensoriale di degustazione, conoscenza, scoperta e cultura del territorio del Gavi attraverso le sue narrazioni più affascinati dove la tradizione del vino si fonde con la gastronomia, la natura incontaminata, l’arte e la storia antica, lo sport e lo shopping.
Info: www.consorziogavi.com - www.gavi972.it 

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