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Nulla è perduto, ma parlare di grande annata, salvo rarissime eccezioni, è pressoché impossibile per vendemmia 2014 del Belpaese. A dirlo a WineNews gli enologi Riccardo Cotarella, Carlo Ferrini, Roberto Cipresso, Valentino Ciarla e Giuseppe Caviola

Italia
La vendemmia in Franciacorta

Nulla è perduto, ma parlare di grande annata, salvo rarissime eccezioni, è pressoché impossibile per la vendemmia 2014 del vino italiano. Quello che è un sentiment abbastanza diffuso e che cammina sottotraccia tra tanti produttori, lo confermano a WineNews alcuni dei consulenti enologi più affermati del Belpaese. Per il grosso della vendemmia, va detto, è ancora presto, si parla almeno della metà di settembre, se non di ottobre. Ma la situazione è complicata, soprattutto al Nord. Le cose vanno un po’ meglio al Sud, ed in particolare in Sicilia. Ma in generale “sarà un’annata molto eterogenea - spiega il direttore Assoenologi, Giuseppe Martelli - anche se è difficile fare oggi delle previsioni. È sicuramente un’annata problematica, soprattutto per il Nord, per colpa dell’andamento climatico negativo. C’è spazio per recuperare, se si vedrà un meteo favorevole, soprattutto per settembre, ma credo si impossibile parlare di una potenziale grande annata. I primi rilievi danno una situazione a macchia di leopardo dove, anche nella stessa Regione, il buono si potrebbe scontrare con l’ottimo e il mediocre con l’eccellente. Ma tutto può ancora succedere”.
“Ci sono alcune zone del Sud e nel Centro dove la situazione non è così negativa, anzi - spiega Riccardo Cotarella, il più celebre degli enologi italiani e presidente di Assoenologi - abbiamo situazioni promettenti con gradazioni zuccherine giuste. Più andiamo verso Nord e più la stagione è stata poco bella. Anzi, verrebbe da dire che proprio non abbiamo avuto stagioni: niente inverno e niente estate. Questo ha creato anche uno sfasamento nella pianta. Recuperare è difficile perché continua a piovere ed è umido. Però, non sarebbe la prima volta che la vite ci sorprende, speriamo lo faccia ancora una volta. In ogni caso, é da escludere che si possa dare, in generale, la palma d’eccellenza a questa vendemmia. Speriamo di venirne fuori al meglio possibile. Verrà sicuramente fuori la meritocrazia, soprattutto per quei produttori che hanno unito alla passione, scienza e tecnologia”.
“Io sono ottimista per natura, bisogna esserlo per fare questo lavoro - rilancia Carlo Ferrini, enologo di fama internazionale che lavora con aziende del prestigio di Casanova di Neri e Castello Romitorio a Montalcino, Tasca d’Almerita in Sicilia e San Leonardo in Trentino - e credo che sia molto presto per sbilanciarsi. È una vendemmia in divenire, siamo molto indietro, mi ricorda le vecchie annate degli anni 90, con l’invaiatura ad agosto. Almeno per varietà come il Sangiovese siamo ad un mese, un mese e mezzo dalla vendemmia. Forse eravamo abituati male negli anni passati, quando si faceva la raccolta a metà settembre. Quest’anno andremo sicuramente ad ottobre. Io non vedo nulla di perso. Il problema, ormai noto, sono state le piogge e la peronospora che, in certi casi, è stata difficilissima da eliminare. Tutto dipende da settembre. In generale, si può dire che quasi tutte le varietà sono indietro, ho appena fatto un giro in tutta Italia, soprattutto al Centro e, al di là delle basi spumanti, non si parla ancora di vendemmia. Il Sud, in generale, e se uno guarda alla Sicilia, è messo meglio, da qualche parte abbiamo addirittura un problema di siccità, ci sono zone dove è tantissimo che non piove. La situazione più preoccupante è sicuramente al Nord. Incrociamo le dita e aspettiamo il sole tra fine agosto e settembre”.
“Una primavera umida e un clima quasi tropicale di questa estate - aggiunge il “flying winemaker” Roberto Cipresso - non hanno certo dato una mano alla produzione e alla costituzione di grappoli spargoli e con acini piccoli che contraddistinguono, in linea generale, soprattutto per il Sangiovese, il concetto della migliore qualità. Abbiamo qualche fenomeno di gigantismo, cioè qualche grappolo più compatto e con qualche acino più gonfio. A perdere sarà il tono e la fragranza. Non sarà, in generale, un’annata tonica, insomma. Ma c’è da dire che, almeno nei terreni più assolati e “severi”, rocciosi, sciolti e inclinati, la pianta non ha accumulato riserve idriche così importanti. E, in questi casi, si vedrà la personalità ed il carattere del vino. Chi ha adottato le tecniche per un bio un po’ troppo spinto, ha dovuto fare i conti con anno che non ha dato tregua. I vini migliori verranno da chi ha usato il buon senso, ed ha fatto interventi mirati e “chirurgici” su qualche malattia che è apparsa più di altri anni”.
“È un’annata davvero complicata - gli fa eco Valentino Ciarla, enologo attivo soprattutto al Centro, ma anche in Sicilia - quello che può succedere di buono, se il meteo ci assiste, è che si riesce a recuperarla. Ma difficilmente sarà una grande annata. Le uniche zone che si sono un po’ salvate sono al Sud, ed in particolare in Sicilia, ma al Centro-Nord è un’annata estremamente difficile. Per due motivi soprattutto: per la sanità delle uve, perché queste piogge hanno fatto prosperare tutte le avversità principali, e perché la frequenza delle piogge stesse significa anche mancanza di sole, che non ha fatto maturare le uve”.
“È un’annata, per certe varietà e per certe zone, decisamente non facile - conclude l’enologo piemontese Giuseppe Caviola - perché caratterizzata da un tempo terribile. Al Centro-Nord piove da tempo, con pochissime giornate di sole, e con gli annessi problemi di marciume e botrite. Se il tempo continuerà freddo e piovoso, comprometterà la qualità del vino. Confidiamo in un cambiamento, che è determinante e potrebbe ancora salvare la situazione. Se a fine agosto ed a settembre arriverà tempo bello e asciutto, niente è compromesso. Sono speranzoso e cautamente ottimista. Ma non sarà, in generale, una grande annata, che potrebbe diventare interessate, come detto, solo con il bel tempo. Per varietà non precoci come Nebbiolo e Sangiovese che sono in ritardo, e sane, e dove non abbiamo avuto problemi di grandine, quindi con la buccia non compromessa, si potrebbero avere buoni risultati. Dobbiamo solo sperare ed essere ottimisti”.

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