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Il luogo ideale per produrre grandi vini, nel 2050, anche per effetto del cambiamento climatico, sarà la Cina. Ne è convinto il professor Richard Smart, tra i nomi più influenti nel mondo enoico. A patto che cambi l’impostazione dei vigneti

Italia
Richard Smart

Che la Cina, secondo diversi analisti, entro il 2020 sarà il primo consumatore di vino al mondo, è noto. Ma ora c’è chi è convinto che, entro il 2050, tra cambiamenti climatici e crescita delle competenza, il gigante asiatico diventerà anche il produttore n. 1 di nettare di Bacco. E non solo in quantità, perchè diventerà proprio un paese ideale per la viticoltura.
Lo sostiene il professor Richard Smart, uno degli esperti di viticoltura più influenti nel mondo del vino, attivo soprattutto in Australia, autore di oltre 380 pubblicazioni a tema, più volte nelle diverse “top 50” dei personaggi più potenti del mondo enoico per testate come l’americana “Wine & Spirits Magazine” o l’inglese “Decanter”, e coautore di diverse edizioni dell’“Oxford Companion To Wine”, di Jancis Robinson. Smart, come riporta un articolo del portale asiatico www.wantchinatimes.com, avrebbe sostenuto questa tesi in una conferenza sul clima a Barcellona.
In particolare, secondo Smart, la Cina nel giro di una 30ina di anni potrebbe essere in grado di produrre i vini di più alta qualità nel mondo intero, anche per effetto del cambiamento climatico che andrebbe a colpire le produzioni qualitativamente migliori di Paesi come l’Italia e della Francia, soprattutto nel Sud, e penalizzando notevolmente, per esempio, i Pinot Nero della Borgogna.
A patto che la viticoltura in Cina cambi velocemente, perché se il clima non è un gran problema e territori adatti alla viticoltura come quelli delle province di Hebei, Shandong, Ningxia e Xinjiang già sono stati individuati, la questione maggiore da risolvere per far diventare la Cina un produttore di qualità, secondo gli esperti, è l’impostazione dei vigneti, oggi improntanti ad una resa per ettaro assai superiori a quelli europei, per esempio, e decisamente troppo alta per ottenere grandi vini. La strada, insomma, è ancora lunga.
Ma vista la potenza economica e la capacità di programmazione a lungo termine del gigante asiatico, non ci sarebbe troppo da stupirsi se questa previsione, tra qualche decade, si rivelasse clamorosamente azzeccata.

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