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Nel Regno Unito lo Champagne regge all’ascesa del Prosecco. Lo dice il “Lanson Champagne Category Report” 2014, secondo cui il Prosecco erode di più le vendite dei vini bianchi, con cui compete per la leadership dell’aperitivo

Italia
La crescita del Prosecco in Uk fa bene anche allo Champagne dice la maison Lanson

L’esplosiva crescita nel Regno Unito del consumo di Prosecco, non ha danneggiato le performance dello Champagne, che ha tenuto i suoi volumi e ha visto aumentare le vendite a valore del 2,2%, secondo i dati del “Lanson Champagne Category Report 2014”, e sia gli spumanti che lo Champagne hanno fatto segnare ottime performance nelle vendite on-trade, soprattutto al ristorante. I dati di Cga Strategy, inoltre, mostrano che lo Champagne ha vissuto una crescita complessiva del 3,5%, mentre il vino spumante è aumentato del 7,3%, pur partendo da una base notevolmente inferiore.
Un quadro meno positivo, invece, è quello che mostra i dati Nielsen sulle vendite nei negozi specializzati nelle etichette esclusive di Champagne, che ha spinto i volumi complessivi verso il basso. In valore, comunque, le vendite complessive della bollicina francese sono aumentate dello 0,8%, grazie alla crescita dei grandi marchi e degli shop monomarca dei big dello Champagne, che hanno visto una crescita, rispettivamente, del 8,6% e del 15,8%. Secondo il “Lanson Champagne Category Report” 2014, gli otto marchi più importanti della Regione, tra cui Moët & Chandon, Veuve Clicquot, Lanson e Nicolas Feuillatte, nel Regno Unito, hanno avuto una crescita record, ma se si analizza il dato relativo a tutto il mercato delle bollicine, la crescita è stata “interamente guidata” dallo spumante italiano, in particolare dal Prosecco, che gode di una crescita a valore del 54% anno su anno, in un momento in cui le vendite di spumanti di altri paesi sono rimaste relativamente piatte. Tuttavia, nonostante il calo dello Champagne nelle vendite specializzate, i dati suggeriscono che l’ascesa del Prosecco ha influito sul commercio di tutt’altra tipologia di vini, come i bianchi, drasticamente ridimensionati proprio dal boom delle bollicine venete, ma anche i rosati, vini cioè il cui consumo è legato principalmente al momento dell’aperitivo.
Per quanto riguarda, invece, la platea dei consumatori, il report sottolinea che nella maggior parte dei casi il target di chi consuma Champagne e di chi beve Prosecco o altri spumanti, è lo stesso, che sceglie bollicine diverse in base alla situazione, anche se resistono delle differenze, perché chi beve solo Champagne, ad esempio, viene dalle classi sociali più agiate, ha un discreto reddito e la tendenza ad essere più conservatore. Rispetto ai luoghi di acquisti esiste un’altra sovrapposizione: gli scaffali del supermercato rappresentano il 78% delle occasioni d’acquisto, per entrambe le categorie, mentre gli spumanti vengono comprati spesso anche al discount o nelle botteghe di quartiere. Le differenze di prezzo, del resto, sono enormi, e se al ristorante sono entrambi performanti, gli spumanti sono più popolari nei bar e nei pub meno formali, senza però riuscire a sfondare nel giro dei locali notturni. Allo stesso modo, lo spumante è diventato il vino da festa per antonomasia, mentre lo Champagne è ancora in cima alla lista dei desideri per la regalistica e per le occasioni speciali, come compleanni e matrimoni.
Commentando i risultati del rapporto, Paul Beavis, amministratore delegato di Lanson International Uk, ha spiegato a “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com): “la crescita degli spumanti generici, per noi, non è affatto una cattiva notizia, perché è un buon modo per ampliare la platea di chi ama le bollicine e, allo stesso tempo, rende più solida quella base di consumatori che hanno sempre amato lo Champagne. Certo, come proprietari di marchi importanti abbiamo il dovere di sottolineare le differenze, magari facendole conoscere, direttamente, a più persone possibili, creando occasioni ad hoc”.

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