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Il Verdicchio diventa “occhi verdi”, Bolgheri un “Bel Ghiro”, Barbaresco vuol dire “Sobbarcare”, e l’enoteca “acetone”: in ricordo del professor Gaetano Villari, uomo di altri tempi che, per WineNews, ha anagrammato centinaia di parole del vino

Italia
Il verdicchio diventa occhi verdi negli anagrammi del vino di Gaetano Villari

Il Verdicchio diventa “occhi verdi”, Bolgheri un “Bel Ghiro”, Barbaresco vuol dire “Sobbarcare”, Piero Antinori è “noi pretoriani”, Gianni Zonin “nonni zigani”, Angelo Gaja “Gagà Alieno”, Incisa della Rocchetta “Ranocchie scaldaletti”, i vini di Biondi Santi “non sbiaditi”: sono solo alcune delle tantissimi piccole magie delle parole di Bacco che, Gaetano Villari, uomo d’altri tempi, matematico, fondatore della Facoltà di Ingegneria di Firenze e Professore emerito della stessa Università, nonché Ufficiale della Marina Militare, con tante passioni, dalla numismatica alla storia della religioni, e ovviamente, da buon siciliano, per il bere ed il mangiar bene, nonché fucina di oltre 8.000 anagrammi d’autore, ha regalato negli anni scorsi a WineNews.

E oggi che Villari, o se preferite “Agatino Ravelli”, ci ha lasciato, ve ne riproponiamo un’antologia. Parlando di cantine, per esempio, Castello Banfi “Fa bei collant”, Mascarello è “mescolarla”e Tenuta dell’Ornellaia diventa, tra le altre cose, “allineo dentellatura”.

E se Cantine aperte si trasforma in “pere incantate”, e Gambero Rosso in “orgasmo serbo”, guardando ai nomi di alcuni dei più grandi vini del Belpaese, l’Amarone della Valpolicella diventa “incollava male parole”, la Vernaccia di San Gimignano “minacciavamo gran disegni”, il Sagrantino di Montefalco “Scandagliamento fornito” e, ancora, il Nobile di Montepulciano è “modulabile con nipotine”, il Brunello di Montalcino “imbullonando il centro”, ed il Montepulciano d’Abruzzo “mutar poco nebulizzando”. E i due territori top di Francia? Bordeaux diventa “dura boxe” o roba “da boxeur”, e la Borgogna “roba (da) gong”.

L’ironia e l’acume di Villari, che in vita ha sempre regalato i suoi anagrammi in forma anonima, per la sua grande umiltà, non ha risparmiato i nomi, o meglio i cognomi, dei più celebri enologi italiani: Ferrini diventa “frinire”, Cotarella “caratello”, Lanati “latina”, Cipresso “processi” e Giuseppe Caviola “gas più piacevole”. Tra i vitigni internazionali, il cabernet franc “tenne brace fresca”, il cabernet sauvignon “stringevano (delle) cubane”, il petit verdot “tre vip dotte”, ed il pinot noir diventa “noi (siamo) pronti”.

E tra le parole più usate del vino, enoteca è “acetone”, cantina “(che) incanta), le degustazioni sono “negozi sudati”, enogastronomia “reo antagonismo”, viticultore “rutti veloci”, vignaioli diventa “giovanili”, disciplinare “sali, perdinci!”, vitigno “vi tingo”, e autoctono “conto auto”.

Pochi esempi, tra le centinaia che potete trovare su WineNews, per il ricordo allegro di un grande uomo, e per ricordarsi che del vino si può, prima di tutto, sorridere.

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