Levante amaro per Diageo: mentre i mercati tradizionali “tengono” la frenata delle vendite nei mercati emergenti - Cina su tutti - costano alla multinazionale 1,39 miliardi di euro in vendite nel 2014

La frenata ormai conclamata della locomotiva manifatturiera del mondo - quella stessa Cina che qualche anno fa veniva definita da molti come la chiave delle “magnifiche sorti e progressive” del mercato globale dei wine & spirits - ha fatto sentire i suoi effetti a tutti i livelli della catena economica del settore, al punto che persino il colosso multinazionale Diageo ha dovuto rendere pubblici dei dati economici tutt’altro che lusinghieri sulle proprie performance globali anno su anno.
Secondo quanto riportato da “The Drinks Business” (www.thedrinksbusiness.com), il conglomerato guidato da Ivan Menezes ha dichiarato un calo di vendite nette per 1,39 miliardi di euro nel 2014, con una flessione del 9% sul 2013, e profitti per 2,39 miliardi (-8% anno su anno): le azioni della società sono conseguentemente scese in valore da 1,03 a 0,95 Sterline l’una. E la ragione principe di questi risultati, secondo Diageo stessa, sono state le vendite nella regione asiatica, definite come “contrastate”, e particolarmente quelle in Cina, le cui misure legislative volte alla sobrietà generale hanno portato a un calo internazionale delle vendite.
Secondo lo stesso Menezes, a risentire maggiormente del clima macroeconomico sono state le vendite di prodotti “top di gamma”: a differenza di quanto accaduto in Oriente, i mercati dell’Europa Occidentale continuano invece ad esibire performance tipiche di mercati maturi, e gli Stati Uniti resistono nel proprio ruolo di vera e propria “assicurazione sulla vita”, per così dire, per molti comparti del settore wine & spirits.