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100 anni fa, il 28 luglio 1914, iniziava la Prima Guerra Mondiale, che coinvolse anche il mondo del vino. A pagare il tributo più alto, fu la Champagne, teatro dei combattimenti più spietati e di annate, a suo modo “storiche”

100 anni fa, il 28 luglio 1914, iniziava la Prima Guerra Mondiale, ed anche il mondo del vino, allora più raccolto, ma già con aree di eccellenza ben definite, fu coinvolto nel primo conflitto intercontinentale, pagando un tributo pesantissimo. Il territorio più colpito fu senz’altro la Champagne (ma non se la passarono bene neppure i vigneti dell’Alsazia), che si trovò al centro di quella che è passata alla storia come la battaglia della Marne. Le operazioni militari si svolsero in due riprese nel 1914 e nel 1918, trasformando la Champagne nel luogo dei combattimenti più spietati del primo conflitto mondiale. La Champagne settentrionale, soprattutto, le Ardennes e il nord ovest del dipartimento della Marne rimasero sotto l’occupazione tedesca durante tutta la durata della guerra. Reims subì bombardamenti sistematici che la portarono alla sua inesorabile demolizione.

La prima battaglia della Marna (5-12 settembre 1914), condusse i francesi alla liberazione di Epernay e Reims. I francesi respinsero i tedeschi a nord di Soissons e di Reims. Poi, il fronte si stabilizzò (in quello che passato alla storia come il “fronte occidentale”), in una situazione di vero e proprio stallo, con i combattimenti prevalentemente condotti in trincea, e dove il fronte si mosse di poche decine di metri costando migliaia di morti e feriti, in quattro lunghi anni di guerra. Alcune colline furono abbassate dai colpi di artiglieria, alcuni fiumi deviarono il proprio croso, i boschi furono rasi al suolo, mentre i villaggi distrutti , furono cancellati dalle cartine per sempre e i cartelli con i loro nomi, attaccati a quelli dei villaggi vicini risparmiati.

Dentro a questo limbo di distruzione e morte, si accese la cosiddetta “prima battaglia della Champagne”, il primo attacco significativo che i francesi e gli inglesi lanciarono contro la Germania dallo scavo delle lunghe linee di trincea, dopo l’autunno del 1914. La battaglia iniziò il 20 dicembre e si estese ad un settore del fronte che andava da Nieuwpoort a Verdun, durando fino al 17 marzo dell’anno successivo. I combattimenti incominciarono sul limite sud del Sayon, vicino a Perthes, e si estesero poi anche a Givenchy, a Perthes e Noyon. La battaglia terminò con un’avanzata molto esigua delle forze alleati. La “seconda battaglia della Champagne” si aprì invece con un’offensiva francese, iniziata il 25 settembre del 1915 e conclusasi il 6 novembre del medesimo anno. I primi giorni di combattimento furono un successo per gli attaccanti e i tedeschi persero terreno. Poi l’offensiva perse vigore e i Tedeschi contrattaccarono, riconquistando tutto il terreno perso nei giorni precedenti.

La seconda battaglia della Marne (15-18 luglio 1918) arrivò sul finire del conflitto e liberò quasi tutta la parte occupata della Champagne (fino a Mézières e Sedan) prima dell’armistizio dell’11 novembre. Questa battaglia che non toccò l’ovest del dipartimento, causò molti più danni della prima. Lo sviluppo dell’artiglieria nei due schieramenti e l’importanza della posta in gioco dettero alla lotta un carattere di violenza senza precedenti. Sul campo di battaglia si affacciano i primi carri armati e l’aviazione da bombardamento.

Ma torniamo al settembre 1914. Le uve della Champagne erano pronte per essere raccolte. Ma mancavano i vignaioili impegnati nella guerra. Allora si ricorse ai bambini. All’inizio, fu come un gioco, riportare i cesti delle uve senza essere colpiti. La vendemmia terminò regolarmente nella prima metà di ottobre, ma più di 20 bambini erano stati uccisi dai cecchini. Fu, una delle annate più longeve del XX secolo, e in Francia, qundo si stappava quel millesimo, fu per molto tempo inevitabile non ripensare a “les petits enfants”.

Alla fine delle ostilità, nel 1918, la Champagne assomigliava più ad un campo di battaglia che ad una zona di produzione vitivinicola: linee ferroviarie provvisorie e stazioni improvvisate, milioni di buchi da granate tempestavano i vigneti, trincee piene di filo spinato. La città di Reims fu distrutta per l’80% dai bombardamenti tedeschi, benché nelle sue viscere le “cave” dei produttori avessero garantito la vita a molti dei suoi cittadini. Il 40% del patrimonio viticolo della Champagne fu distrutto e, solo per fare un esempio, Gueux, piccola località a nord di Reims, famosa un tempo per la concentrazione di vigneti coltivati a Pinot Meunier, perse completamente le sue coltivazioni, e, solo oggi, grazie al recupero di alcuni piccoli vigneron, sono stati riportati in vita 15 ettari di quei vigneti.

Alla fine della guerra, i mercati più forti furono coinvolti nella crisi degli anni venti: tra la caduta della famiglia reale russa, il proibizionismo americano, le leghe antialcoliche scandinave e canadesi e la crisi tedesca, lo Champagne ridimensionò il proprio mercato estero e si dedicò finalmente alla Francia. Da quel momento la Francia diverrà il mercato fondamentale come lo è ancora oggi.

Ma la Champagne aveva preso confidenza con le divise, se pure di tutt’altro genere, non molto tempo prima dello scatenarsi del Grande Guerra.

Al volgere del secolo XX la produzione e la vendita dello Champagne erano in crescita, toccando il picco di 39 milioni di bottiglie vendute nel 1909. A partire da quell’anno però iniziò un lungo periodo di rivendicazioni, lotte e assestamenti, detto la “Révolution en Champagne”. Il casus belli fu introdotto dai proprietari delle maison, che trovando troppo alto il prezzo dell’uva champenois cominciarono a importare vino da taglio dalle regioni meridionali per impiegarlo nelle cuvée. La reazione dei vigneron si concretizzò nella creazione del loro Syndicat. Tra i primi passi proposti dal sindacato vi fu la delimitazione del territorio della Denominazione. Questa richiesta creò nella stessa organizzazione scontri interni, poiché i vigneron della zona classica rivendicavano un ruolo esclusivo nella produzione dello Champagne di qualità. Gli si opponevano i viticoltori dell’Aube e dell’Aisne, che vantavono il ruolo storico di Troyes, come capitale produttiva. Nel 1908 il governo cercò di dirimere la questione decretando adatte a produrre Champagne la Marna e l’Aisne e lasciando fuori l’Aube: nel 1911, ottomila vigneron della regione esclusa insorsero, bruciando le cartelle delle tasse e la bandiera francese, che sostituirono con quella rossa. Scosse dall’accaduto e allarmate dai possibili sviluppi, le autorità statuali francesi reintrodussero l’Aube nella Denominazione per non provocare una guerra civile, ma dimostrarono di non aver sufficientemente ponderato gli effetti delle divisioni e dei contrasti all’interno del movimento dei vignaioli: i viticoltori della Marne, accusando quelli dell’Aube di sofisticazioni, attaccarono Ay, dando alle fiamme numerose aziende e distruggendone le cantine. La protesta fu tanto furiosa da costringere il governo a far presidiare la zona da quarantamila soldati fino al compimento della vendemmia 1911. Intanto, venne messa a punto una nuova legge che ricomprende nella Champagne la “classica” Marne, mentre Aisne e Aube divengono Champagne Deuxieme Zone. Sarà la distruzione provocata dalla Grande Guerra a neutralizzare la tensioni aperte anche da questo ulteriore provvedimento.

Tra la Prima e la Seconda Guerra la produzione scese molto al di sotto dei livelli del 1909, e sarà necessario attendere il 1936 per il nuovo massimo di quaranta milioni di bottiglie prodotte. Tuttavia si assistette anche ad una migliore organizzazione del territorio e a una perfetta delimitazione dei confini. L’invasione tedesca del 1940 svolgerà paradossalmente un ruolo importante in proposito: sotto l’occupazione nazista, le maison della Champagne creano infatti il Civc (Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne), convincendo il Weinfuhrer Otto Klaebisch che, in questo modo, gli ordini delle bottiglie destinate alla Germania potevano essere gestiti meglio. Il Civc permise di creare un rapporto diretto tra gli acquirenti esterni e le aziende produttrici, eludendo così in parte le ingerenze tedesche, limitando i danni e salvaguardando una produzione minima. Questi stratagemmi furono interrotti nel 1943, quando i tedeschi arrestarono gli esponenti principali del comitato, deportarono vignaioli e négociant e prepararono la distruzione delle cantine, che erano largamente usate dalla resistenza francese. Solo l’arrivo dell’armata di Patton interruppe il programma dei nazisti.

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