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Fivi contro il rischio di speculazioni sui prezzi dei diritti di impianto, legata alla proroga richiesta dall’Italia sui tempi di conversione in autorizzazioni. La controproposta dei vignaioli indipendenti nelle mani dell’onorevole Massimo Fiorio

I vignaioli indipendenti italiani denunciano il rischio di speculazioni sui prezzi dei diritti di impianto, a causa della proroga richiesta dall’Italia sui tempi di conversione in autorizzazioni: secondo la Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), infatti, la richiesta italiana di prorogare la cessione a titolo oneroso dei diritti di impianto dei vigneti dopo il 1 gennaio 2016, data di entrata in vigore del nuovo sistema delle autorizzazioni previsto dall’Europa, aprirebbe le porte alla speculazione. Da parte sua, la Commissione Europea ha proposto che il nuovo sistema preveda che, dal 1 gennaio 2016, tutti i diritti di impianto si trasformino in autorizzazioni personali, non cedibili e gratuite, mentre l’Italia ha chiesto che i diritti in portafoglio siano cedibili fino alla loro naturale scadenza, permettendo a chi li detiene di venderli senza fretta, e quindi ad imporre prezzi più alti.

“Oggi, in Italia, sono in circolazione circa 50.000 ettari di diritti - spiega la Fivi - dei quali il 90% detenuti dai produttori e il resto nelle riserve regionali. Noi vignaioli indipendenti ci chiediamo perché, nonostante questi numeri, il nostro paese continui a procedere in una direzione contraria all’interesse dei vignaioli e di quanti, soprattutto giovani, vogliono investire in viticoltura ma non hanno la possibilità di acquisire diritti a prezzi abbordabili poiché devono per forza sottostare alle imposizioni dei grandi proprietari. Non secondaria è la questione del tempo di permanenza dei diritti in portafoglio. Per l’Italia il decreto ministeriale di attuazione del Regolamento Ue 1308/2013 stabilisce, all’art. 2, comma 7, che la durata dei diritti, sia di otto anni. Secondo noi si tratta di un periodo di tempo troppo lungo, perché così facendo si ingessa il mercato, mentre una durata inferiore vivacizzerebbe le compravendite ed eviterebbe le speculazioni. Da qui nasce la nostra proposta, di cui si è fatto portavoce l’onorevole Massimo Fiorio: riduzione a tre anni della permanenza dei diritti in mani private; se allo scadere del terzo anno i diritti non sono stati convertiti in autorizzazioni, passano automaticamente a una riserva nazionale, gratuitamente o a prezzo politico; tale riserva nazionale, gestita dal Ministero per le Politiche Agricole, assegna questi diritti alle singole regioni, affinché queste li distribuiscano ai viticoltori, i quali restituiranno allo Stato l’eventuale prezzo politico pagato precedentemente”.

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