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Le attese, le speranze e le previsioni per l’Expo 2015: dal Ministro Martina a Riccardo Cotarella, da Giovanni Mantovani a Philippe Daverio, passando per Diana Bracco ed Ettore Riello. Il vino ad Expo 2015, un “affaire” da 10 milioni di euro

Italia
Ettore Riello, Diana Bracco, Maurizio Martina, Philippe Daverio, Giovanni Mantovani e Riccardo Cotarella

“È finito il primo tempo, dal 1 maggio 2015 inizia il secondo, ma il risultato raggiunto deve renderci consapevoli delle nostre possibilità”. È così che il Ministro delle Politiche Agricole Martina, alla presentazione del Padiglione del Vino Italiano, oggi, a Roma, ha fotografato un momento, non solo simbolicamente, di svolta per il futuro del vino italiano, che adesso guarda con maggiore fiducia e convinzione all’Expo di Milano.

“Il settore del vino - spiega Martina - è una chiave per capire il Paese: ha in sé un mix perfetto delle possibilità dell’Italia, il passato ed il futuro, la storia dell’arte, l’innovazione, la bellezza, la cura, l’idea del territorio e del suo grado di sviluppo. Attraverso l’esperienza del vino stiamo cercando di capire come sarà l’Italia del futuro, ma anche come comprendere il presente. Sono orgoglioso del lavoro fatto fin qui, da tutti, stiamo facendo il nostro mestiere, niente di più, ma usare il vino per raccontare l’Italia è la cosa più utile, ci tengo a dire che oggi noi giochiamo da protagonisti la sfida di Expo 2015, dando risposte concrete con un lavoro di squadra ineccepibile, ed è comunque un work in progress che ci insegnerà a migliorare”.

In ottica Expo, per il vino si spalancano possibilità enormi, forte di una storia e di un presente importanti: “l’Italia metterà in mostra un patrimonio inestimabile di vitigni, territori e popoli. Nessuno - sottolinea Riccardo Cotarella, a capo del Comitato Scientifico per il Padiglione Vino - può vantare 700.000 ettari di vigneto e 700.000 aziende attive nel settore. L’Expo 2015, però, dovrà essere anche l’occasione per liberarci delle nostre zavorre, come la cronica incapacità di fare sistema, che non sappiamo risolvere, e le difficoltà di comunicare ciò che abbiamo di buono”. Fondamentale, e non è così scontato, come ricorda il dg di Veronafiere, Giovanni Mantovani, “sarà la capacità di immedesimarsi nel visitatore che si avvicina per la prima volta alla cultura del vino: la struttura del Padiglione è pensata proprio per quelle milioni di persone che arriveranno da Paesi in cui non esiste una cultura enoica condivisa. Vinitaly, da parte sua, metterà a disposizione due strumenti: l’International Academy e lo shop, dove i visitatori potranno acquistare i vini assaggiati nel Padiglione”. Un business, quello del vino in Expo 2015 che, stando ai rumors, avrà un business di oltre 10 milioni di euro: “l’obiettivo è il pareggio, se ci fossero eccedenze - spiega, a WineNews, Mantovani - le reinvestiremo a favore del mondo del vino”. Che il supporto di Veronafiere sia stato fondamentale lo sa bene il presidente Ettore Riello, che si augura che l’Expo “non sia solo una vetrina, ma che porti anche elementi tangibili di svolta economica per il settore, anche sull’onda del successo delle ultime edizioni di Vinitaly”.

Al di là degli aspetti economici, il ruolo del vino è basilare anche, e soprattutto, nella nostra cultura, di italiani e di europei, come racconta in apertura il noto critico d’arte Philipe Daverio, chiamato dal Comitato Scientifico del Padiglione Vino a narrare il legame tra Bacco e mondo delle arti e della cultura. “Da anni - dice Daverio - l’Europa cerca una formula in grado di rappresentarla in maniera unitaria, senza trovarla. Ecco, credo che potremmo ben dire che l’Europa è fondata sul vino, metterebbe d’accordo tutti”. Del resto, la viticultura “affonda le proprie radici ai tempi dell’Impero Romano, attraversa secoli fatti di profondi cambiamenti, e arriva fino a noi. Il vino è il risultato di un enorme processo culturale, che oggi ha cambiato persino il profilo del Belpaese, così come quello di tanti territori d’Europa, che è stato sensibilmente ridisegnato dalla vite, capace di dare vita ai paesaggi più lineari ed eleganti del mondo”.

Infine, la chiosa del Commissario Generale per Padiglione Italia e Presidente Expo 2015, Diana Bracco, che cita proprio Daverio, “che parlava dell’Europa punteggiata dalle viti e unita dal vino: neanche un mese fa uno dei nostri territori più importanti, quello delle Langhe e del Monferrato, è stato riconosciuto come sito Unesco, un riconoscimento straordinario, perché nella motivazione si sottolinea proprio il rapporto tra l’uomo ed il territorio, limite ma anche risorsa, ed ispirazione per la creatività e l’educazione del vino. A proposito di education, ricordo che il concept del Padiglione Italia è il “Vivaio”: uno spazio, cioè, dove far germogliare giovani talenti come la vite. Siamo orgogliosi, ad esempio, di promuovere con Mise e Ice il grande progetto proposto dall’Associazione Grandi Cru di formazione di giovani sommelier cinesi. Un progetto che ha l’obiettivo di creare uno staff di formatori capaci di insegnare l’eccellenza del prodotto italiano in ciascuna delle Province cinesi, ovvero nell’unico grande Paese che ancora non conosce adeguatamente il vino italiano e che sta lanciando un programma vinicolo nazionale per la salute dei cittadini. Un’idea bellissima che può rappresentare una legacy dell’Expo al sistema produttivo italiano. Un’idea, tra l’altro, che sta suscitando l’entusiasmo dei territori italiani che si apprestano ad ospitare i nostri allievi e che vede già in prima linea l’Università Ca’ Foscari, che ha messo a disposizione un gruppo di giovani in grado di operare come mediatori culturali con i sommelier cinesi. E siamo anche orgogliosi - conclude la Bracco - di un altro importantissimo progetto che abbiamo messo in cantiere con il Ministro Martina: dare vita a un nuovo Master in campo agroalimentare per 100 giovani neolaureati in discipline riferibili al settore agricolo e agroalimentare. Un sogno che vogliamo realizzare con il contributo di tutte le istituzioni”.

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