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UN’ALTRA ANNATA DIFFICILE PER I CRU DI BORDEAUX. TUTTI IN CALO PREZZI DELLA VENDEMMIA 2013, TRA LE PIÙ COMPLICATE DEGLI ULTIMI ANNI, DA MOUTON A LAFITE. MA I NÉGOCIANTS SI ASPETTAVANO DI PIÙ, E PREMIANO QUATRIÈME E CINQUIÉME CRU SOTTO I 40 DOLLARI

Italia
Saint Emilion in Bordeaux

Per aver il polso del mercato del vino francese, partendo dal vertice produttivo, quello dei fine wines, non c’è niente di meglio di una panoramica sulle vendite en primeur dei cru di Bordeaux che, nelle ultime settimane, hanno reso pubblici i prezzi dell’annata 2013, una delle più difficili, in vigna, degli ultimi anni. E infatti, nonostante la scarsità della vendemmia, i prezzi non hanno retto, e il calo degli ultimi anni continua inesorabile. A partire dai due Premier Cru più attesi, Château Lafite Rothschild e Château Mouton-Rothschild, usciti sul mercato dei futures, rispettivamente, a 398,33 e 298,75 dollari a bottiglia, senza accendere grossi entusiasmi nei compratori. Mouton ha tagliato il prezzo del 10% sul 2012, “una scelta che i négociants - come ha raccontato il Ceo di Mouton-Rothschild, Philippe Dhalluin, a Wine Spectator (www.winespectator.com) - hanno definito intelligente. Questa, infatti, non sarà un’annata speculativa, il nostro obiettivo era quello di fissare un prezzo non solo per i nostri clienti négociants, ma anche, a cascata, per importatori e dettaglianti”. Anche Lafite ha dovuto tagliare il prezzo sul 2012, del 14%, per cercare di andare incontro alle richieste del mercato. Hanno retto meglio, invece, i secondi vini, come il Petit Mouton, che ha mantenuto invariato il proprio prezzo, a 91,28 dollari a bottiglia, il Carruades Lafite, in calo del 5% sul 2012 a quota 124,48 dollari, o L’Evangile, a 138,31 dollari, come nel 2012.
Dietro a Mouton e Lafite, però, c’è una vera e propria voragine: la 2013, per forza di cose, è un’annata particolarmente sensibile al prezzo, tanto che chi ha avuto l’accoglienza migliore è chi ha tagliato maggiormente il prezzo di vendita, oltre, ovviamente, a chi abitualmente esce a prezzi inferiori ai 40 dollari. Va peggio, invece, ad etichette blasonate come Palmer, uscito a 207,47 dollari (-6% sul 2012) o Cos-d’Estournel, a 112,72 dollari (-8,4%), L’Evangile e Montrose, da cui era atteso maggior coraggio. “Una vendemmia come la 2013 - ha spiegato Edith Tirlemont-Imbert, di Vignobles Internationaux - dovrebbe avere dei prezzi così convenienti da far dire ai consumatori: “voglio occuparmi in prima persona dell’acquisto di questi vini”, ma non è andata così, perché ci aspettavamo un taglio molto più deciso dei prezzi,tra il 15 ed il 20% e, purtroppo, questo non è successo. Chi invece ha avuto il coraggio di fare un grande sforzo in questo senso, come Lynch Bages, è stato letteralmente preso d’assalto, dando ossigeno a tutto il mercato. Quella che non funziona, invece, è la strategia di Palmer, Cos-d’Estournel e Les Pagodes de Cos: hanno un loro mercato importante, una volta imbottigliati, ma en primeur non riescono a calamitare grandi attenzioni”.
Fin qui la rive gauche. Sulla riva destra, invece, Château Pavie e Château Angelus, entrambi promossi Grand Cru Classé A nel 2012 (quando i loro prezzi aumentarono in maniera, comprensibilmente, esponenziale), hanno scelto la stessa strategia: 228,21 dollari a bottiglia, convinti che, nonostante la situazione difficile, non si possa prescindere dalle strategie di prezzo seguite sin qui, consigliando ai négociants di prendere semmai qualche bottiglia in meno. In generale, comunque, la rive droite ha bisogno di risvegliarsi, perché se dall’altra parte della Dordogne, pur tra mille difficoltà, c’è grande vitalità, la riva destra stando alle parole dei négociants, sonnecchia ...

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