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VINITALY 2014 - EATALY VERONA, SUCCESSI, CRITICHE E PROGETTI: OSCAR FARINETTI SI RACCONTA A WINENEWS. “600 MILIONI DI EURO? UNA VALUTAZIONE INGENEROSA, PER ME VALE MOLTO DI PIU’. SOTTO IL 60% DI EATALY NON SCENDEREMO MAI”. E “AI MIEI NEMICI” DICO ...

Italia
Farinetti e Renzi, atteso domani a Vinitaly

Eataly Verona? “Spero, entro dicembre 2015, o al massimo Pasqua 2016, e sarà una meraviglia”, firmata dall’architetto svizzero Mario Botta. Le critiche ricevute “se indicano i miei difetti mi migliorano, e quindi mi aiutano”, ma ci sono anche le cattiverie e le falsità, “specie quelle su mio padre: per la prima volta nella mia vita ho querelato”. E la valutazione della sua creatura a 600 milioni di euro, ricavata dalla quotazione del 20% di Eataly recentemente passato di mano, “è ingenerosa, per me vale molto di più”.
Oscar Farinetti, il vulcanico imprenditore piemontese che ha saputo creare quella che, non senza orgoglio, chiama “l’unica azienda di food retail globale”, si confessa a WineNews, e spazia dal presente al futuro - a partire dall’apertura, nella città del Vinitaly, di un punto vendita (ma il termine è riduttivo) “che riesca a coprire da Bolzano a Mantova, da Padova a Brescia: 6 milioni di persone. E sarà una meraviglia, perché l’immobile è una meraviglia. Fra le prime mission aziendali di Eataly c’è il recupero di immobili dimenticati, e quello di Verona si chiama Frigorifero 1930”.
L’immobile è parte del complesso degli ex Magazzini Generali della città, “ed è una grande, bellissima cupola che copre 11mila metri quadri: nel Ventennio veniva usata per la conservazione delle carni, del pesce e delle verdure. Solo la macchina che produceva il ghiaccio era di 2mila metri quadrati, e diventerà parte del museo interno, che sarà dedicato alla conservazione dei cibi, a questa lotta fra uomo e cibo cominciata 12.500 anni prima di Cristo”. E oltre al museo e al punto vendita, Eataly Verona avrà diciotto luoghi di ristorazione, dieci aule didattiche e un centro congressi: “vorremmo che diventasse la capitale delle eccellenze del Triveneto”, ha spiegato Farinetti.
Il successo generà celebrità, e la celebrità critiche: e il papà di Eataly fa una distinzione netta fra quelle “in buona fede” e “le falsità”. Le prime, partendo dall’assunto che “c’è una serie di persone che, nella vita, preferiscono dedicare il tempo a trovare i difetti degli altri”, hanno anche un ruolo positivo, perché “quando centrano i miei mi fa piacere. Ne ho tanti, e quindi queste critiche mi aiutano a migliorare”. Ed è evidente che, per Farinetti, il parere di Petrini, che lo ha definito un po’ troppo interessato alla politica e mediaticamente sovraesposto, rientra in questa categoria: “Ha ragione, tutte le volte che me lo ripete gli dico che ha ragione. Poi, però, ...”.
Ma le falsità, “quelle fanno male da matti, come quelle su mio padre. Per la prima volta ho querelato qualcuno, non mi era mai capitato, nemmeno sapevo come si faceva. E anche le bugie sui salari dei dipendenti fanno male. In Italia stiamo assistendo alla supremazia dell’opinione sulla verità”.
Secondo Farinetti, la sua invenzione non ha certo raggiunto il suo limite, anzi: a meno di un mese dalla vendita del 20% di Eataly dalla banca di investimenti Tamburi Investment Partners per 120 milioni di euro, la valutazione complessiva di 600 milioni di Euro a Farinetti sta già stretta. “Gli abbiamo dato questo prezzo ingeneroso perché è appena all’inizio. Ma, secondo me, vale molto di più”. E non sarà mai venduta? “Mai. Noi come famiglia ne possediamo il 60% e sotto quella quota non scenderemo”.

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