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VINITALY 2014 - L’EXPORT CRESCE, MA L’ITALIA DEL VINO DOVRÀ CONFRONTARSI CON LA CRESCITA QUANTITATIVA DELLA SPAGNA CHE STORICAMENTE NON HA PORTATO BENE AL BEL PAESE. COSÌ CORDERO DI MONTEZEMOLO COORDINATORE SCIENTIFICO DI “BUSINESS INTERNATIONAL”

Lo ha osservato ancora una volta, nel convegno di Vinitaly 2014 “Wine business strategies 2014-1015” del Consorzio Franciacorta, Tiziana Sarnari, della direzione mercati di Ismea: “c’è evidentemente molta soddisfazione per i numeri che il vino italiano ha raggiunto nel 201, ma allo stesso tempo la concorrenza europea si sta facendo decisamente minacciosa”.

L’Italia del vino sta procedendo con il vento in poppa, almeno stando all’immediatezza dei numeri del 2013, ma esistono alcune criticità. Le vendite del cosiddetto “vino confezionato restano ancora un po’ deboli - ha aggiunto l’analista - con le “private label” forse ancora troppo forti sulle etichette aziendali del Bel Paese che mediamente esportano il 50% della produzione”.

“Se la partita con i super-premium made in France è quasi impossibile, tranne rarissime eccezioni - segnala Stefano Cordero di Montezemolo docente e coordinatore scientifico di Business International - l’Italia del vino è leader assoluto sui vini di prezzo/qualità. Non possiamo cedere un millimetro nei mercati su questa particolare fascia di prezzo. In questo senso - prosegue Montezemolo - la crescita esponenziale in termini quantitativi della Spagna va decisamente letta e interpretata in modo giusto, per non dover ripetere quello che è accaduto, apparentemente con le stesse dinamiche, quando la Spagna ha superato l’Italia nella commercializzazione a livello mondiale dell’olio di oliva”.

Il Paese Iberico, peraltro, non è nuovo ad operazioni di questo genere, oltre all’olio, infatti, nella seconda metà degli anni Settanta del Novecento portò via la leadership di mercato all’ortofrutta del Bel Paese.

Se, quindi, le criticità non mancano, come possono essere contrastate adeguatamente?

Per Il docente di economia aziendale il match si gioca su due tavoli: “da un lato con una riorganizzazione dell’articolazione di filiera, che non vuol dire favorire concentrazioni aziendali, causate se mai dalla crisi, ma costruire, piuttosto, una diversa strategia per le grandi, medie e piccole aziende del comparto. In più, è necessario dare un nuovo orientamento ai fondi pubblici che arrivano al mondo del vino, proprio per favorire una strategia differenziata e che sappia rispondere alle diverse esigenze delle varie cantine tricolore. Senza dimenticare che prima o poi quel modello di finanziamento, quasi “assistenziale”, sarà diminuito e poi probabilmente cesserà”.

L’Italia enoica comunque può restare tendenzialmente tranquilla, grazie soprattutto all’export che continua a mantenersi costantemente un punto di forza solido e duraturo. Ma vale di più conquistare il 30% del mercato cinese, oppure non perdere l’1% del mercato Usa? Molto probabilmente è più importante mantenre le posizioni già consolidate. “Nel mercato Usa, probabilmente, potremmo vendere il doppio delle bottiglie che stiamo vendendo attualmente - afferma Montezemolo -la sfida più importante per le imprese vitivinicole italiane mi pare che resti quella di mantenere le posizioni già consolidate sui mercati che troppo frettolosamente sono rubricati come maturi”.

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