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EVOLUZIONI DI UN FENOMENO DI SUCCESSO - TRA SATIRA E SINDACATI, TRA FRECCIATINE E PROBLEMI BUROCRATICI IN USA: DOPO ANNI DI SOLI (O QUASI) ELOGI E TRIONFALISMI, IL “MITO” DI OSCAR FARINETTI (E DI EATALY) NON INCONTRA PIÙ SOLTANTO CONSENSI

Italia
Oscar Farinetti in copertina della rivista Wine Spectator

Tra satira e sindacati, tra frecciatine e problemi burocratici: dopo anni di soli (o quasi) elogi e trionfalismi, il “mito” di Oscar Farinetti (e di Eataly) non incontra più soltanto consensi, e sempre più spesso è messo in discussione ed oggetto di critiche più o meno velate o dirette. Non tanto nella parte business, visto che i suoi Eataly, in Italia e nel mondo, a quanto pare, continuano ad aprire e macinano utili. Ma, in molti, hanno iniziato ad attaccare, nei contenuti, quello che per anni si è presentato ed è stato considerato paladino del made in Italy di qualità e dei buoni prodotti artigianali.
Nelle ultime settimane, è stata una raffica. Prima l’amico Carlin Petrini, che in un’intervista al quotidiano “La Stampa” aveva detto: “di Politica ne fa molta con il suo mestiere, non gli basta? E poi è sovraesposto”. Poi sono venute, nell’ordine, la polemica con Adriano Celentano sull’ex Teatro Smeraldo di Milano, dove da poco ha aperto Etaly Milano, la satira di Maurizio Crozza, che ultimamente prende spesso di mira Farinetti nei suoi spettacoli, con battute come “mentre mangi lento, Farinetti fa il grano veloce”, “è mezzo imprenditore e mezzo santone, parla come Mosè, ha la verità in tasca, nell’altra il lardo di colonnata, ti accontenteresti di questo”, “è un profeta sì però c’ha i milioni nel caveau” e così via. Fino al “Tapiro d’Oro” di “Striscia la Notizia”, uno dei programmi in assoluto più seguiti della tv, perché le borse di Eataly sono “made in Cina” e alcune maglie “made in Bangladesh”.
Senza contare poi le querelle più serie con i sindacati, prima per l’apertura dell’Eataly di Bari, dove veniva contestata la mole dei contratti a tempo determinato dei neo assunti, e poi per quella di Milano, dove si è messo in risalto (lo ha fatto con un’inchiesta il quotidiano “Il Giornale”, ndr) il fatto che parte dei lavori edili siano stati appaltati a ditte romene, con costi e stipendi molto più bassi di quelli italiani. E ha fatto anche scalpore l’ingresso nel capitale di Eataly del fondo di investimento Tamburi, al 20%, per il quale ha sborsato ben 120 milioni di euro.
Tutto legale ovviamente ma che, come sostengono in molti, è difficile da sposare, almeno ad un primo sguardo, con i concetti che Farinetti ha sempre sbandierato, dal sostegno totale al vero made in Italy alla distribuzione della ricchezza, fino al primato dell’economia reale sulla finanza, per fare degli esempi. Tutte “accuse” e polemiche alle quali Farinetti, va detto, non si è mai sottratto e alle quali ha sempre risposto argomentando, ma non trovando più, nei fatti, il consenso quasi plebiscitario che ne ha segnato l’ascesa.
Ma se questo è l’aspetto di “opinione”, inizia ad esserci anche qualche problema concreto, e non da poco, se non per Farinetti direttamente, di certo per Eataly, ed in particolare per quello che, forse, è in assoluto il più importante degli store della catena, quello di New York. La New York State Liquor Authority ha sospeso, per 6 mesi, la licenza di vendita di vino e alcolici all’Enoteca di Eataly New York, e la proprietà, che vede uniti Lidia e Joe Bastianich, lo chef Mario Batali e, ovviamente, la famiglia Farinetti, dovranno anche pagare una salatissima multa di 500.000 dollari e rimuovere il nome di Lidia dalla licenza del negozio di alcolici.
Il motivo della decisione sarebbe una sorta di “conflitto di interessi”: la legge dello stato di New York, che risale ai tempi del proibizionismo, vieta ai produttori di vino il possesso di licenze e negozi per la vendita di alcolici. Lo riporta il celebre magazine americano “WineSpectator”. E, come è noto, la famiglia Bastianich ha vigneti e cantine di proprietà in Italia, ed in particolare nel Collio, in Friuli Venezia Giulia, ed in Maremma, in Toscana.
Qualcosa, insomma, nell’atteggiamento di molti nei confronti di Farinetti e della sua creatura, sembra essere cambiato.

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