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CODIFICARE E DIVULGARE, IN MANIERA MULTIMEDIALE E PER TUTTI, IL METODO DI POTATURA CHE STA CONQUISTANDO IL TOP DELLA VITICOLTURA: ECCO IL “MANUALE DI POTATURA DELLA VITE: GUYOT” DI “SIMONIT&SIRCH”. I COMMENTI DI DUBOURDIEU, SCIENZA, DELOIRE E VIRET

Codificare e divulgare, in maniera multimediale e dettagliata, alla portata di tutti, il metodo di potatura “Simonit&Sirch” (www.simonitesirch.it), che in pochi anni ha fatto breccia tra i vigneti di oltre 130 tra le più importanti cantine d’Italia, di Francia e d’Europa, e che un “mostro sacro” dell’enologia mondiale, Denis Dubourdieu, ha voluto come corso di insegnamento nientemento che all’Institut des Sciences de la Vigne et du Vin de l’Université de Bordeaux. Ecco, in anteprima per WineNews, il “Manuale di potatura della vite: Guyot”, edito da Edizioni L’Informatore Agrario, che spiega passo dopo passo, con oltre 400 illustrazioni e filmati scaricabili con smartphone o tablet dai Qrcode, il metodo che sta rivoluzionando il mondo di portare la vite, applicato, in questo caso, ad una tra le forme di allevamento della vite più diffuse al mondo, il Guyot appunto. Che sarà presentato ufficialmente a Vinitaly (dal 6 al 9 aprile a Verona, www.vinitaly.com, il 6 alle 17 incontro con l’autore, nello stand della Regione Friuli Venezia Giulia, ndr), e che a breve sarà tradotto anche in Inglese, Francese e Tedesco, e disponibile anche i versione digitale.
“Tutti possono imparare a potare”, assicura nella prefazione Marco Simonit. “In 32 ore, che siate principianti o esperti potatori, permettetemi di darvi una mano a preparare le piante delle vostre vigne divertendovi. Questo è un libro per tutti, a prescindere che siate alle primissime armi, bravi potatori, professionisti o che lo stiate regalando al vostro amico dal pollice verde.
Ho cercato di scriverlo nel modo più semplice possibile. Troverete due sezioni: una teorica con i concetti di base del metodo “Simonit&Sirch”, e una pratica con le istruzioni operative per applicarlo correttamente durante la potatura invernale e la potatura verde in primavera.
Ho inserito disegni e foto per accompagnarvi nei lavori passo dopo passo e trasmettervi sicurezza. Inoltre fotografando con il vorsto smartphone i QRcode che troverete nelle pagine potrete accedere a dei contenuti video per un ulteriore approfondimento”.
Un modo moderno (ci sono anche i video visibili sul canale www.youtube.com/user/simonitesirch) per raccontare un’innovazione di grande successo in una pratica antica e fondamentale, per produrre grandi vini, come quella della potatura.
Dalla formazione del piede a quella del fusto, dall’impostazione della ramificazione al suo controllo, dalla conversione di vigneti alla ricostruzione di piante danneggiate: tutta la casistica è presa in considerazione nel manuale, considerando in ogni momento lo stato della pianta, la sua età e la stagione nella quale ci si trova ad operare.
“Dalla nostra esperienza abbiamo imparato che seguire e assecondare, attraverso la potatura, la naturale attitudine della vite alla ramificazione, è la chiave per assicurare una vita lunga e sana alle piante - spiega Simonit - ci siamo messi dalla parte della pianta e abbiamo approfondito i meccanismi di difesa naturali che si attivano dopo un taglio o una ferita. Siamo ora in grado di aggiornare continuamente il nostro metodo di potatura adattandolo ai diversi vitigni, alle diverse zone climatiche lavorando in viticolture anche molto lontane tra loro: le conseguenze della potatura per la vite sono tuttavia sempre le medesime”.
Un metodo, quello “Simonit&Sirch”, che si fonda su 4 regole base che possono essere applicate universalmente: permettere alla pianta di crescere con l’età, di occupare spazio col fusto e con i rami; garantire la continuità del flusso linfatico; eseguire tagli di piccole dimensioni sul legno giovane, poco invasivi; utilizzare la cosidetta tecnica “del legno di rispetto” per allontanare il disseccamento dal flusso principale della linfa.
Tutto spiegato nel manuale, che guarda, ovviamente, alla qualità del lavoro e al rispetto della salute della vite, ma anche all'aspetto economico: “se tutta la squadra di potatori esegue le medesime istruzioni operative - spiega Simonit - le viti assumono con il passare degli anni anche una forma del fusto simile e riconoscibile. Questo ha un effetto diretto sulla velocità di esecuzione dei lavori manuali (potatura invernale e scelta dei germogli in primavera) e quindi sul contenimento dei costi”.
Info: http://abbonamenti-lp.vitaincampagna.it/guyot_simonit_lead_C, www.informatoreagraio.it

Focus - I commenti al “Manuale di potatura della vite: Guyot”
Denis Dubourdieu - Direttore de l’Institut des Sciences de la Vigne et du Vin de l’Université de Bordeaux: “ripensare alla potatura di mutilazione”
“Da quindici anni a questa parte, ricercatori e professionisti hanno accordato, a giusto titolo, molta importanza alle diverse variabili colturali che influenzano l’ecofisiologia della pianta di vite e le qualità enologiche dell’uva: struttura della parete fogliare, superficie esposta alla luce, alimentazione idrica, fertilizzazione ragionata, microclima nella zona grappoli, sfogliatura, controllo delle rese attraverso una vendemmia verde “appropriata”.
La comprensione di queste relazioni e gli sforzi messi in atto per controllarle hanno contribuito molto al miglioramento della qualità dei vini. Invece, la potatura della vite in epoca recente, non ha suscitato lo stesso interesse sia accademico sia pratico.
Si tratta tuttavia dell’operazione annuale più importante in viticoltura, alla base dell’addomesticazione della pianta di vite, che determina non solo la quantità e la qualità della raccolta, ma anche la facilità di esecuzione di tutti gli altri lavori, il vigore dei tralci, lo stato sanitario, la maturazione dell’uva e la, troppe volte dimenticata, salute della pianta, la sua resistenza e la sua longevità.
Per queste ragioni, la potatura della vite non dovrebbe essere affidata che alle mani esperte di viticoltori perfettamente formati. Purtroppo, troppo sovente, l’abitudine e la facilità, portano ad affidare la sua esecuzione a personale poco cosciente delle conseguenze funeste, per la sopravvivenza della pianta, delle pratiche adottate: in seguito ad allungamento incontrollato delle branche (Guyot) e dei punti vegetativi (cordone) si eseguono tagli di ritorno ripetuti negli anni per recuperarli, le ferite di potatura risultanti sono troppo grandi e mal posizionate, interrompono il flusso di linfa e aumentano la proporzione di legno morto riducendo conseguentemente la capacità del sistema vascolare di alimentare i rami.
Lo sviluppo recente e drammatico delle malattie del legno e in particolare del complesso del mal dell’esca, devono incitarci a ripensare questa potatura di mutilazione, della quale i nostri predecessori, agli inizi del XX secolo, avevano già notato l’incidenza sul tasso di mortalità precoce delle piante.
Questo manuale di Marco Simonit è un ottimo strumento didattico, importante per la formazione dei viticoltori preoccupati di comprendere ed eccellere nel loro bel mestiere”.
Denis Dubourdieu

Attilio Scienza - Presidente del Corso di laurea in Viticoltura ed Enologia, Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergia dell’Università di Milano: “pensare nel segno della vite per rispettare le sue peculiarità anatomiche e fisiologiche”
“Pensare, agire nel segno della vite Frobenius (1938) sintetizzava così l’atteggiamento dei coltivatori primitivi africani nei confronti delle piante di loro interesse. Possiamo verificare questo comportamento anche oggi nel rapporto tra i viticoltori più anziani e le loro viti: ne seguono lo sviluppo cercando con gesti e atti di realizzarne il maggior benessere. Il rapporto si perde con la coltivazione estensiva, la fine della mezzadria e la scomparsa del podere, con l’introduzione delle forme di allevamento ad alta meccanizzazione e l’arrivo nei vigneti di personale che non conosce la viticoltura.
La domesticazione della vite inizia così, con un rapporto personale con le piante selvatiche o, meglio, quelle che in virtù delle caratteristiche dei loro fiori, riusciranno a produrre con regolarità. Questa sorta di viticoltura si limitava a favorire lo sviluppo della pianta nei confronti della concorrenza della pianta tutrice, perché - non va dimenticato - la vite è una liana, che per vivere non solo deve farsi sostenere da una pianta arborea, ma soprattutto deve portare le foglie sopra la sua chioma.
Prima della comparsa della fillossera in Europa i vigneti erano promiscui, le piante non venivano mai rinnovate e quando una vite, spesso ultracentenaria, per le ingiurie del tempo si svuotava all’interno e riduceva troppo il suo vigore, veniva rimpiazzata con una propaggine da una pianta vicina. Questo il segreto della longevità. Le vecchie forme di allevamento forniscono un quadro molto efficace di quei comportamenti cesori, che si limitavano a togliere le parti più vecchie, esaurite, deboli, con tagli di piccole dimensioni.
La viticoltura moderna, nata alla fine dell’Ottocento sulla spinta del progresso scientifico e dalla necessità di combattere efficacemente le nuove malattie arrivate dall’America, ha ignorato il cammino evolutivo della vite e da una pianta, dalle forme libere e incontrollate, si è passati a una siepe a sviluppo determinato, sottoposta a severi tagli per mantenerne la forma. La durata sempre più limitata dei vigneti e la diffusione crescente delle malattie del legno, spesso asintomatiche, sono la testimonianza del distacco dell’uomo moderno dal comportamento biologico della vite, che ha effetti importanti sulla sua produzione anche ai giorni nostri. Il tentativo ammirevole della viticoltura di precisione di ritornare a un rapporto personale tra vite e uomo, sebbene con gli strumenti offerti dal progresso scientifico, non deve però spingersi a una meccanizzazione integrale della potatura sia secca sia verde, che sul breve periodo dà l’illusione di una gestione più economica del vigneto, ma che parametrata alla vita della pianta si rivela una scelta dalle conseguenze nefaste. La “potatura ramificata”, perseguita dal Metodo Simonit&Sirch, si ispira al legame tra uomo e pianta con l’obiettivo di rispettare, con le tecniche attuali, le peculiarità anatomiche e fisiologiche della vite, una pianta davvero singolare e preziosa.
Attilio Scienza

Alain Deloire - Director National Wine and Grape Industry Centre Charles Sturt University, Wagga Wagga, Australia: “potatura manuale efficiente per produrre vini di alta e altissima qualità”
“La pianta di vite è una liana perenne la cui crescita può essere influenzata da fattori abiotici, quali per esempio il clima, ma soprattutto temperatura e umidità del suolo. Per mantenere i tralci nella posizione desiderata nella stagione vegetativa è necessario scegliere un sistema di allevamento appropriato alla vigoria. La forma di allevamento, fino ad un certo punto, è l’interazione tra potatura e sistema di allevamento che conferirà alla vite la sua architettura (cioè forma e volume della parete fogliare).
Una corretta potatura è fondamentale per tutte le conseguenze pratiche e fisiologiche che ne derivano: la regolazione della resa per pianta controllando il numero di gemme fruttifere; il controllo spaziale della posizione delle gemme a frutto; l’intercettazione della luce della parete fogliare
e il microclima nella zona/fascia dei grappoli; la qualità dell’acino in relazione al microclima del grappolo e al rapporto foglie/grappoli; la longevità della vite; il controllo, in una certa misura, di alcune malattie come quelle del legno. Pertanto la potatura richiede competenza e in alcune circostanze può essere considerata un’arte. Il sistema di potatura usato in Champagne (Francia) per lo Cardonnay, chiamato Chablis, per esempio necessita per essere eseguito di formazione, tant’è che per potare è necessario un patentino.
La scelta del sistema di allevamento e della potatura sarà fatta in base a una serie di elementi: regione, clima, varietà, produzioni desiderate, microclima e forma della parete, costo della manodopera, stile del vino e, infine, al rispetto dei vincoli di leggi o disciplinari, che spesso rimangono i criteri più stringenti di questa scelta.
I pro e i contro di potatura manuale e meccanica possono essere discussi e argomentati più e più volte, ma si deve tener presente che la scelta delle pratiche colturali, tra cui la potatura, appartiene alla filiera/industria/settore del vino e dipende da regole, pratiche e vincoli economici. La potatura manuale, frequentemente preceduta da prepotatura meccanica per ridurne i costi, se eseguita correttamente e in modo economico, è preferibile quando si tratta di produrre vini di alta e altissima qualità.
A questo proposito il Metodo Simonit&Sirch, descritto in questo manuale di Marco Simonit per la forma a Guyot, è altamente raccomandato per la sua efficienze e il suo contributo a ottenere vigneti con viti e microclima della fascia del grappolo omogenei, a evitando perdite di punti vegetativi nei cordoni speronati, che consente di raggiungere una migliore qualità e omogeneità dei grappoli e presumibilmente di ridurre la pressione di fitopatologie come botrite e malattie del legno.
Alain Deloire

Olivier Viret - Capo della divisione di ricerca in Viticoltura ed enologia e protezione delle piante di Agroscope, Changins-Wädenswil, Svizzera: ““perennizzare” la vite adottando una potatura con regole rigorose”

“Nell’epoca della globalizzazione per assicurarsi le proprie quote di mercato per i propri vini, la viticoltura europea cerca di diminuire i costi di produzione mantenendone la tradizione e la qualità. Nelle regioni alpine e nelle altre zone viticole in pendenza, poco concorrenziali, questa necessità rappresenta una vera sfida. La potatura della vite, infatti, è una delle operazioni tra le più costose e importanti, per la quale il lavoro manuale è irrinunciabile.
Al di fuori dell’Europa, da tempo sono stati introdotti alcuni sistemi di potatura parzialmente o completamente meccanizzati. Adattate alle potature corte, le attrezzature meccaniche, per esempio, se utilizzate in vigneti non gestiti adeguatamente con il lavoro di potatura verde strappano i tralci, lasciando delle piante dall’aspetto cespuglioso per le quali non è garantita una vita longeva. D’altra parte la potatura manuale, con l’utilizzo di forbici pneumatiche o elettriche, è sempre più affidata a personale poco qualificato, incapace di perseguire tutti gli obiettivi di una buona potatura della vite: addomesticare, formare e allevare la pianta, regolarne le rese e mantenere un sistema vascolare efficiente. Ciò risulta particolarmente negativo sulla vite perché, contrariamente alle altre specie arboree, essa non riassorbe mai le ferite di potatura. Tant’è che in alcune aree di produzione per ottenere prodotti specifici sono stati imposti dei regolamenti, come il sistema di potatura denominato Chablis in Champagne e la pergola in Alto Adige. Tuttavia i sistemi di potatura a Cordone e Guyot si sono largamente diffusi nella maggior parte delle regioni viticole del mondo e per allungare la vita della pianta, per garantire alla vite una “perennizzazione”, la potatura deve seguire delle regole rigorose ed essere particolarmente curata.
Questo manuale sulla potatura della vite a Guyot di Marco Simonit ricorda queste regole e introduce il concetto del doppio flusso della linfa al fine di assicurare un sistema vascolare senza interruzioni malgrado le ferite di potatura e il legno morto in seguito ai tagli. Questo approccio rappresenta la sola soluzione duratura per la gestione delle malattie del legno, come il complesso del mal dell’esca”, il Black Dead Arm o l’eutipiosi, e assicura la longevità della pianta di vite.
Olivier Viret

Focus - La prefazione di Marco Simonit: “tutti possono imparare a potare”
“In 32 ore, che siate principianti o esperti potatori permettetemi di darvi una mano a preparare le piante delle vostre vigne divertendovi.
Questo è un libro per tutti a prescindere che siate alle primissime armi, bravi potatori, professionisti o che lo stiate regalando al vostro amico dal pollice verde. Ho cercato di scriverlo nel modo più semplice possibile così che tutti possiate seguire. Troverete due sezioni: una teorica con i concetti di base del metodo Simonit&Sirch e una pratica con le istruzioni operative per applicarlo correttamente durante la potatura invernale e la potatura verde in primavera.
Ho inserito disegni e foto per accompagnarvi nei lavori passo dopo passo e trasmettervi sicurezza. Inoltre fotografando con il vostro smartphone i QRcode che troverete nelle pagine potrete accedere a dei contenuti video per un ulteriore approfondimento.
Il metodo Simonit&Sirch che prende il nome dal mio cognome e da quello del mio amico-socio Pierpaolo Sirch nasce dall’osservazione delle tradizionali pratiche di potatura ed è stato messo a punto insieme alla nostra equipe reinterpretando ed innovando la tecnica di taglio con l’obiettivo di ridurre al minimo i danni che la potatura provoca alla pianta ogni anno. Oggi lo stiamo applicando con successo in molte aziende vitivinicole d’Italia e d’Europa.
Forse non tutti sanno che dietro alla codifica di questo metodo c’è un costante impegno di ricerca ed applicazione che va avanti da più di 25 anni e che svolgo insieme al mio team: i pruning guys. In questo percorso abbiamo scoperto che già alla fine del 1800 un francese, M. Poussard, aveva iniziato ad analizzare i fusti delle viti e a studiarne i disseccamenti interni in seguito ai tagli di potatura; che un americano a fine anni ’70 Alex Shigo aveva pubblicato più di 250 lavori sulle strategie di difesa che gli alberi mettono in atto in seguito ad una ferita teorizzando quello che oggi è noto come il Codit.
Il loro approccio al tema del disseccamento interno delle piante fatto di continue osservazioni in campo o nei boschi ha ispirato il nostro lavoro. Prima molto lavoro pratico per poi arrivare alla teoria e alla definizione di un metodo di lavoro.
Abbiamo approfondito i meccanismi di difesa naturali che la pianta mette in atto dopo un taglio o una ferita e siamo in grado di aggiornare continuamente il nostro metodo di potatura poiché lo applichiamo su diversi vitigni, in diverse zone climatiche e in viticolture molto diverse tra loro: le conseguenze della potatura per la vite sono sempre le medesime. In questo libro troverete un quadro completo di quello che accade dentro la pianta in seguito alle ferite di potatura.
Il metodo Simonit&Sirch si basa su 4 regole semplici che possono essere adattate a tutte le forme di allevamento della vite. Abbiamo iniziato dal Guyot perché è sicuramente tra le forme più diffuse al mondo.
Mi auguro di essere riuscito nell’intento di illustrare e chiarire l’importanza della ramificazione, della continuità del flusso linfatico, della riduzione delle superfici di taglio (tagli piccoli e non tagli di grosse dimensioni), e la tecnica del “legno di rispetto” per assicurare un futuro di lunga vita e di salute a ciascun individuo del vostro vigneto.
Dalla nostra esperienza, che vogliamo condividere con tutti, abbiamo imparato che seguire ed assecondare, attraverso la potatura, la naturale attitudine della vite alla ramificazione è la chiave per assicurarle una lunga e sana vita!
“Tocca la pianta e segui la linfa” mi piacerebbe diventasse lo slogan che riunisce tutti coloro che, in un modo o nell’altro, si troviamo di fronte ad una vite durante l’anno.
Mi piacerebbe che questo libro fosse utile anche per condividere un “saper fare” più attento alle esigenze della pianta spesso trascurate dalla moderna viticoltura.
Il mio desiderio è che possiate condividere una giornata in campo con i vostri amici, amici di amici, famigliari, provando ad applicare le regole qui descritte divertendovi a contatto con la natura, perché potare è un lavoro bellissimo.
Se poi vi è piaciuto passate parola come si faceva una volta nel tramandare le buone pratiche agricole di padre in figlio, secondo me è una di quelle sane abitudini che non andrebbero mai perse! La salute della pianta che cerco con il mio lavoro, la valorizzazione delle professioni fatte “con le mani”, la trasmissione delle buone pratiche agricole di generazione in generazione sono argomenti che mi stanno a cuore da tanti anni. Tutto ciò mi tocca personalmente e penso quindi che si debba fare qualcosa”.
Marco Simonit

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