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VINITALY 2013: FEDAGRI-CONFCOOPERATIVE, 269 MILIONI DI EURO DI DAZI SOLO NEL 2012, IL VINO ITALIANO ESPORTATO NEI PAESI TERZI GRAVATO DA FARDELLI CHE NE LIMITANO LA COMPETITIVITA’

L’export dei vini italiani verso i cosiddetti paesi emergenti deve fare i conti con pesanti barriere d’ingresso che ne limitano la competitività, e solo nel 2012 alle nostre produzioni sono stati applicati dazi per 269 milioni di euro. E’ il quadro tracciato oggi a Vinitaly da Fedagri-Confcooperative nel corso di un convegno intitolato “Vino e dazi”. “L’Italia potrebbe essere più competitiva nel paesi terzi - ha detto il presidente di Fedagri Maurizio Gardini - se non fosse per gli ingenti dazi , in alcuni casi proibitivi per il nostro export, specie se consideriamo che si tratta di mercati per noi importanti e dove il consumo di vino è in continua crescita”. E così mentre mercati ormai storici per l’Italia e non solo, come ad esempio, gli Stati Uniti (dove si registra un dazio unitario medio dell’1,5%), il Canada (0,3%), la Svizzera (9%) o l’Australia, sono praticamente liberalizzati, in quelli di “recente conquista” ci si deve scontrare contro insopportabili balzelli. L’esempio più eclatante è l’India, paese dalle potenzialità di crescita enormi, dove però i dazi sul vino ammontano al 150% del suo valore. Non va meglio in Thailandia (59,2%), in Brasile (26,1%), o in Ucraina (23%). La situazione è poco migliore, ma non certo positiva, per importanti mercati di sbocco per l’Italia come la Russia (dazio al 19,9%), il Giappone (20,7%) o ancora la Cina (14,7%). Ma oltre all’odioso balzello l’Italia deve subire in alcuni casi anche disparità di trattamento. L’esempio è quello della Russia, dove il vino francese paga dazi più contenuti rispetto a quelli applicati per il Belpaese. “Per ridurre i gap competitivi - ha spiegato Alberto D’Avino, curatore dell’analisi presentata oggi a Verona - la Commissione europea sta lavorando per realizzare accordi di libero scambio per la riduzione dei dazi con le cosiddette nuove economie, e sta inoltre promuovendo accordi commerciali con mercati più sviluppati, per il riconoscimento di norme tecniche, pratiche enologiche , e la protezione delle indicazioni geografiche”. Per Adriano Orsi, a capo del settore vinicolo di Fedagri “il problema dei dazi dovrebbe essere affrontato anche in sede di riforma della Pac. Occorre maggiore tutela dei nostri prodotti di qualità, una difesa dei marchi e una omogeneizzazione dei controlli. Queste sono le ‘parole nuove’, che dovrebbero entrare di diritto nella nuova politica comunitaria”.

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