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ENOTURISMO IN ITALIA, OGNI ANNO, VUOL DIRE 5 MILIONI DI TURISTI E 4-5 MILIARDI DI EURO DI GIRO D’AFFARI. MA SI PUÒ FARE DI PIÙ. A TRACCIARE LA STRADA UNA DELLE PIONIERE DELL’ENOTURISMO, MAGDA ANTONIOLI CORIGLIANO. NEL SEGNO DELLA “CULTURAL ADVENTURE”

Italia
Enoturisti in cantina

Enoturismo, fenomeno di successo. Che solo in Italia, ogni anno, vuol dire 5 milioni di turisti e 4-5 miliardi di euro di giro d’affari. Eppure si potrebbe fare molto di più. Come? A tracciare la strada una delle pioniere dell’enoturismo italiano, Magda Antonioli Corigliano, docente del Master in Turismo della Bocconi di Milano, nel convegno all’Università di Bari promosso dalla Regione Puglia e dal Momivento Turismo Vino Puglia per valorizzare il successo enoturistico con la Regione unica italiana tra le “10 Best Wine Travel Destination” della celebre rivista Usa Wine Enthusiast. Un enoturismo che si è evoluto, ed è diventato “cultural adventure”: “il turista - spiega a www.winenews.tv Magda Antonioli - viene alla scoperta non solo dei prodotti, ma dei territori attraverso i prodotti stessi, vino e non solo. Cerca un’esperienza, vuole vivere emozioni, provare, sapere tutto quello che può essere evocato non solo dal prodotto, ma anche dall’accoglienza, dal territorio, dalla tipicità”. Una nuova forma di turismo culturale, cresciuta dagli anni ’80, quando è nata, nonostante alcuni “fallimenti”, come “quello delle Strade del Vino, progetto naufragato - aggiunge - perché si è appiattito sulla standardizzazione dell’offerta, per la scarsa attenzione all’aspetto esperienziale, per aver dato predominanza al prodotto invece che al contesto territoriale. Ma anche perché c’è stata scarsa attenzione agli scenari evolutivi dell’enoturismo, poca programmazione strategica”. Tutti errori che si possono superare, per sfruttare la crescita di un segmento particolarmente florido del turismo. “Anche perché si stanno aprendo nuovi mercati, e l’Europa e l’Italia si trovano al centro di questo fenomeno, perché grandi attrattori di questi nuovi turisti che vengono, però, da mondi con caratteristiche diverse. Non solo dai Paesi “Bric” (Brasile, Russia, India e Cina), ma anche Messico, Corea, Paesi del Golfo e così via. Che vogliono partire dall’aspetto enogastronomico per entrare in contatto con il “genius loci”, con il patrimonio culturale di ogni territorio. Ma a ciascuno di questi turisti, viste le differenti culture da cui provengono, dobbiamo parlare con un linguaggio ad hoc”. Facile dirlo. Difficile, ma doveroso, farlo.

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