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UNIONE ITALIANA VINI: “FILIERA A RISCHIO CRAC”. “IL CORRIERE VINICOLO” DENUNCIA UNA SITUAZIONE PREOCCUPANTE. TRA DIFFICOLTÀ DI TRASFERIRE AL CONSUMO L’AUMENTO PREZZI ALL’ORIGINE, ARTICOLO 62, SCARSA LIQUIDITÀ. FOCUS: L’OPINIONE VINARIUS E FEDERVINI

Italia
Unione Italiana Vini: la filiera del vino a rischio crac

È vero, l’export di vino italiano cresce, tiene in positivo i bilanci di tante cantine, e soprattutto della realtà leader. Ma il mercato interno è in affanno, e la mancanza di liquidità per tanti attori della filiera, unito alle difficoltà arrivate dall’introduzione di nuove normative come l’articolo 62 sui tempi di pagamento, e la difficoltà di trasferire al consumo, visto il contesto economico, l’aumento dei prezzi all’origine di uva e vini dovuti anche ad una vendemmia 2012 particolarmente avara, mette molte imprese del vino a rischio “crac”. L’allarme, senza mezza termini, arriva dall’Unione Italiana Vini, nell’articolo di apertura del settimanale dell’organizzazione “Il Corriere Vinicolo” del 21 gennaio, firmato dal direttore Carlo Flamini e da Paolo Ferrante, “Stiamo scricchiolando”. Dalla cui analisi emerge che il settore, nel suo complesso, pur seguendo la dinamica economica italiana, che vede la crescita dell’inflazione rallentare sugli ultimi mesi, è alla prese con più di una difficoltà. “Per i vini in particolare - si legge - nella media annua, intanto, il 2012 ha chiuso con un tasso di inflazione al +3%, in moderata accelerazione sul 2,8% del 2011. Dinamica che appare in palese contrasto con il forte indebolimento della domanda interna delle famiglie ... Aumenti da travasare. Ma come? Il tema adesso è: questi pur leggeri aumenti dei prezzi al consumo della categoria vini saranno confermati nel 2013 e - se sì - riusciranno a bilanciare gli aumenti avuti nella fase produttiva?”. Un interrogativo la cui risposta è cruciale per tante aziende della filiera. Se uno degli aspetti topici è quello di ammortizzare, soprattutto trasferendolo al consumo (cosa che trova, oltre alle oggettive difficoltà di mercato, anche la reticenza della gdo), l’aumento delle quotazioni all’origine del vino, che tra gennaio 2011 e novembre 2012 sono “sono schizzate in media del 42%”, ricorda Uiv, sulla filiera, che va dai produttori di uva fino a quelli di tappi e capsule che, per il “Corriere Vinicolo”, in alcuni casi registrano “ammanchi di centinaia di migliaia di euro e che stanno riscontrando problemi enormi nel farsi pagare alle scadenze pattuite”, incombono anche le conseguenze dell’articolo 62 e dell’aumento dell’Iva al 22% previsto in luglio. Una situazione indubbiamente difficile.
“È un settore, il vino nel suo complesso - chiude l’articolo - che nonostante venga dipinto come florido e di cui ci si occupa a livello di media solo per esaltarne il fascino onirico, sta mostrando pesanti crepe al proprio interno. Abbiamo avuto un ministro da tutti riconosciuto come competente e sensibile, ma che ha lasciato il lavoro su cui si è impegnato a metà. Oggi si può dire che tutto l’edificio dell’articolo 62 non poteva essere sorretto da un’impalcatura messa su in pochi mesi e che sta mostrando tutte le sue fragilità. Visto che Mario Catania è candidato alle prossime elezioni, che diventi di nuovo ministro o che sia solo un parlamentare, ci attendiamo un preciso impegno a fare ogni sforzo per porre i correttivi richiesti a questa norma. E da lui promessi davanti al consiglio d’amministrazione di Unione”.
Info: www.uiv.it

Focus - Il 2013 è appena iniziato alcune dinamiche negative fanno già vedere i propri effetti, dai problemi strutturali come il calo dei consumi alla novità dell’articolo 62. A Winenews l’opinione di Andrea Terraneo (Vinarius) e Ottavio Cagiano (Federvini)
Il 2013 è appena iniziato, fare previsioni su quello che sarà l’andamento economico della filiera del vino è sicuramente un azzardo, ma alcune dinamiche negative fanno già vedere i propri effetti e, se alcune sono di lungo corso, altre sono del tutto nuove, e “pesano” sia sui produttori che sulla distribuzione, enoteche in primis. Come testimoniato dal sondaggio di WineNews tra 30 grandi realtà enologiche del Belpaese (che insieme fatturano 2 miliardi di euro), la nota dolente per il presente come per la crescita futura è rappresentata dal mercato interno, su cui il campione si è spaccato in due: per il 42% delle aziende intervistate, anche le vendite entro i confini nazionali sono cresciute nel 2012, con una percentuale media del 9%, mentre il 47% dichiara una flessione con un decremento medio del 7%, e per il restante 11% le vendite sono stabili. Ai motivi, ormai endemici, come il calo generalizzato dei consumi, il potere d’acquisto eroso dalla crisi, l’aumento dei prezzi al consumo insufficiente a controbilanciare l’erosione dei guadagni delle aziende, se ne aggiungono di nuovi, a partire dall’entrata in vigore dell’articolo 62 che, stravolgendo i rapporti nei pagamenti della filiera, rischia di mettere in difficoltà le imprese a corto di liquidità.
“Già da prima di Natale le enoteche del Belpaese - spiega a WineNews il neo presidente Vinarius, associazione degli enotecari italiani, Andrea Terraneo - hanno rallentato la catena del meccanismo degli acquisti, puntando su una rotazione diversa e su scorte minori, anche andando incontro al rischio di rimanere senza vino per la paura di eccedenze difficili da pagare a 60 giorni. E chi, oltre che di vendita al dettaglio, si occupa anche di distribuzione a bar e ristoranti si trova tra l’incudine e il martello. Di sicuro alla lunga si rivelerà uno strumento positivo, ma avremmo avuto bisogno di un periodo di transizione”.
Ma l’entrata in vigore dell’articolo 62 non è l’unico problema che riguarda le enoteche (e che ricade, inevitabilmente, sulle aziende), alle prese ancora “con una burocrazia che non conosce il settore, e che impone una rotazione di 2,5/3 volte l’anno, senza tener conto di chi investe in fini da invecchiamento, che per forza di cose rimangono per anni in cantina prima di essere venduti. Del resto, come associazione sono anni che chiediamo il famoso tavolo di confronto tra i principali attori della filiera, dai produttori ai consumatori, a chi decide ed applica le politiche fiscali”.
Sulla stessa linea di pensiero è Ottavio Cagiano, direttore generale di Federvini (che riunisce i produttori, gli importatori e gli esportatori), che ricorda come l’articolo 62 sia nato “per rispondere ad una direttiva europea, che allinea l’Italia al resto del Continente e che, pur sembrando molto restrittiva, alla lunga stabilizzerà tutta la filiera, garantendo trasparenza e puntualità a tutto il comparto. Capisco le critiche ed i malumori di produttori e negozianti, che si sono trovati a fare i conti con una norma del genere proprio a ridosso delle festività natalizie, ma con la buona volontà di tutti diventerà un punto di forza”. Come detto, però, difficoltà del mercato interno vengono da lontano, e infatti “l’andamento, negativo, dei consumi, non fa che seguire il trend negativo in atto da anni, e certo le aziende legate maggiormente alle vendite sul mercato interno soffriranno di più, anche a causa di un accesso al credito sempre più limitato e alla mancanza di finanziamenti. Questo, però, non vuol dire che la salvezza passi necessariamente per l’aggressione dei mercati esteri, sarebbe giusto che ognuno analizzasse al meglio la situazione della propria azienda, senza mai dimenticare che il mercato italiano, seppur ridimensionato rispetto agli anni passati, è pur sempre tra i più stabili e seri al mondo”.

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