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IL BOOM DEL VINO ROSATO UN FENOMENO DI MODA? NON PIÙ, O MEGLIO, NON SOLO. LA DECLINAZIONE IN ROSA DEL NETTARE DI BACCO ITALIANO, SOPRATTUTTO SE SI PARLA DI BOLLICINE, È SEMPRE PIÙ UNA SCELTA CONSAPEVOLE. COSÌ UN’INDAGINE OSSERVATORIO OVSE

Il boom del vino rosato un fenomeno di moda? Non più, o meglio, non solo. La declinazione in rosa del nettare di Bacco italiano, soprattutto se si parla di bollicine, è sempre più una scelta consapevole piuttosto che un lasciarsi tentare dalla moda del momento. Lo dicono i dati di un’indagine dell’Osservatorio Economico Vini (Ovse, www.ovse.org), su 1.200 consumatori. da cui emerge chiaramente che se, nella scelta, è limitata l’importanza rivestita, per lo spumante “rosè”, dal metodo produttivo e dal metodo di elaborazione, dal o dai vitigni a bacca rossa utilizzati e dall’origine del territorio, pesano eccome, invece, le denominazione d’origine.
“Il consumatore finale, interpellato anche durante gli acquisti fra i banchi dei supermercati - spiega l’Ovse - identifica a grandi linee la “fonte” dei vini spumanti rosati (in ordine del numero di risposte): Lambrusco, Bonarda, Oltrepo Pavese, Sangiovese, Toscana, Salento e infine il Pinot Nero. Vini rosè che vengono acquistati soprattutto per 4 motivi “filosofici”: novità e dimostrazione di conoscenza da parte di chi li propone agli ospiti; il fatto che sia la tipologia prediletta dalle consumatrici femminili per alcuni motivi pratici e di “simbolo”; il fatto che metta insieme gusti di prodotti differenti ed che sia intrigante perché ambiguo; la semplificazione e grande ampiezza degli abbinamenti a tavola ( è la tipologia insieme al Prosecco più destagionalizzata e de-abbinata in assoluto). Per la categoria di spumanti ottenuti con il metodo italiano (considerato uno spumante giovane, semplice, moderno, meno complesso e corposo) la tipologia rosato consente di aumentare gli elementi di ricchezza e complessità. Per la categoria metodo tradizionale , diventa lo spumante classico che più si avvicina alla caratteristica di un vino rosso, ma con più ampia adattabilità e semplificazione a tavola e fuori pasto, con piatti e cucina diversa, anche internazionale”.

Focus - Il consumo e la produzione di vini spumanti rosa in Italia
Dal 2004 al 2008 la produzione e il consumo di vini spumanti “rosè” in Italia è quintuplicato e la domanda di mercato ha superato ancora l’offerta per moltissime etichette facendo crescere l’interesse produttivo, l’immissione sul mercato di nuovi prodotti. Sul mercato interno, in quegli anni, sia il metodo italiano che il metodo tradizionale spuntano un prezzo superiore di vendita a parità di marchio, di cantina, di denominazione. Questo ha determinato un aumento anche esponenziale di alcuni prodotti, di alcune tipologia, forse anche a scapito della qualità e soprattutto dalla costanza del colore e del gusto: elementi fondamentali nella scelta e nella gradienza del consumatore che quindi può determinare una varianza e una devianza dalla media statistica e quindi aumentare, anche nel breve periodo, la infedeltà e il calo del consumo. Dalla annate produttiva e di mercato 2010, Ovse. ha iniziato a registrare alcuni contraccolpi sul mercato interno, mentre all’estero la crescita, seppur più ridotta che nei 5 anni precedenti, ha mantenuto un leggero trend positivo. Questo soprattutto per i vini ottenuti con il metodo italiano ( 9,5 su 10) e per sei etichette di aziende italiane storiche con il metodo tradizionale provenienti da Lombardia, Trentino, Emilia, Salento.
Il buon andamento dei consumi di bollicine Rosa nell’arco di un medio periodo (2004-2011) è la dimostrazione che tutti i vini spumanti hanno avuto una forte spinta di consumo, puntando anche su tipologie che non hanno mai attratto il consumatore italiano, tradizionalmente orientato su vino bianco o rosso tranquillo. In parallelo si è registrato un incremento anche dei vini rossi con le bollicine: Brachetto d’Acqui Docg , Brachetto Doc Piemonte, Lambrusco Doc, Negramaro Doc. La tipologia Rosa assomma le caratteristiche emozionali delle bollicine e la corposità o ricchezza di aromi e gusti che un vino rosso offre. Per qualcuno è la soluzione del vino “unico” a tavola di fronte a piatti diversi. L’indagine rileva che la scelta è sempre più soggettiva ( per il 58%) indipendentemente dall’abbinamento, dal consiglio e dalla occasione. Si conferma inoltre, ad anni di distanza dalla precedente indagine, che è poco importante il metodo produttivo, il vitigno, l’origine, la denominazione. Nella Gdo nazionale molta importanza (1 bottiglia su 2) è data dal marchio d’impresa, vanno di più le bollicine Rosa metodo italiano di grandi marchi Piemontesi, Emiliani e Pugliesi; per il metodo tradizionale Ferrari Spumante, nel 2010, è leader. In ogni caso i volumi maggiori (circa l’80%) sono ad appannaggio del metodo italiano. Nella horeca italiana, 2 bottiglie su 3 consumate sono di vini rosati metodo italiano.
E il 2011, poi, ha confermato i trend 2010. Il mercato nazionale è molto statico, i mercati esteri sono a più velocità e più variabile a seconda dell’area e dei Paesi: buono l’andamento in Inghilterra e in Giappone, discreto in Usa e Sud America, leggero calo in Italia del nord, soprattutto area Nord-Est. Su una stima di 16,5 milioni di italiani che nel 2011 hanno consumato almeno 1 bottiglia di vini spumanti, circa 2,1 milioni bevono occasionalmente anche un “rosè”, di cui 1 milione di consumatori sono più fedeli o le privilegiano (media di 4,5 bottiglie/anno).
Il consumatore italiano si concentra sul colore, sul marchio d’azienda noto e solo su qualche tipologia specifica. Considera che tutti i vitigni a bacca rossa possono essere idonei a produrre un vino spumante “rosè” (non conosce la vinificazione in rosato ). Dalla recente indagine emerge che il consumatore ha due certezze quasi assolute: non esiste la tipologia “rosè” per il Prosecco Valdobbiadene Conegliano Docg; quasi nessuno sa che non si può mescolare un vino bianco e un vino rosso per ottenere un vino “rosè”. Il consumatore è meno fedele ai vini spumanti “rosè” che non alle bollicine bianche. Nei bar la richiesta di bollicine “rosè” è in incremento (+ 5% rispetto al 2010) per la composizione di cocktail e aperitivi, soprattutto negli esercizi del centro-sud Italia. Sul mercato italiano, poi, rosato straniero vuol dire praticamente solo Champagne, che rappresentano l’85% dei vini rosa importati.

Focus - I numeri delle bollicine in rosa
Spumanti Rosè metodo tradizionale:
- produzione nazionale totale: 1.390.000 bottiglie 0,75 l, di Franciacorta Docg, TrentoDoc, Altalanga, Oltrepo Pavese
- export: 120.000 bottiglie da 0,75 l, per il 40% di TrentoDoc
- mercati principali: Inghilterra, Usa, Giappone e Svizzera
- fatturato origine: 11 milioni di euro.
Spumanti Rosè metodo italiano:
- produzione nazionale totale: 15,9 milioni di bottiglie
- export: 5,6 milioni di bottiglie 0,75 l
- mercati principali: Germania, Russia, Polonia, Grecia, Sudamerica, Usa, Inghilterra
- fatturato origine: 50 milioni di euro

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