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“IL 98% DEI PRODUTTORI EUROPEI È CONTRARIO ALLA LIBERALIZZAZIONE DEI DIRITTI DI IMPIANTO DEI VIGNETI, PER QUESTO DOBBIAMO MANTENERE FERMA LA NOSTRA POSIZIONE”: COSÌ, OGGI A CONVEGNO, A ROMA, IL PRESIDENTE CONFAGRICOLTURA, MARIO GUIDI

“Il 98% dei produttori europei è contrario alla liberalizzazione dei diritti di impianto dei Vigneti, per questo dobbiamo mantenere ferma la nostra posizione sui diritti di impianto, e tenere in vita un sistema che ha accompagnato l’espansione delle vendite e che ha contribuito a mantenere l’equilibrio tra offerta e domanda.” Così, oggi a Roma al convegno “Il ruolo dei diritti di impianto per il futuro del settore vitivinicolo europeo”, il presidente Confagricoltura, Mario Guidi, ha ribadito la fermezza dell’Italia sui diritti d’impianto.
“Nel tempo - ha ricordato il presidente - il sistema dei diritti ha contribuito a preservare l’azienda viticola legata al territorio. Ha permesso l’insediamento dei giovani dando loro la possibilità di beneficiare di criteri di priorità nella ripartizione, senza contropartita finanziaria. Eliminarlo comporterebbe conseguenze economiche e sociali gravissime per il nostro Paese: eccedenze di produzione, delocalizzazione in zone a più alta resa per ettaro, anche da parte di operatori esterni al settore agricolo, competizione basata su prezzi al ribasso. Con il rischio di un progressivo abbandono del nostro modello tradizionale di viticoltura, che valorizza il territorio, l’ambiente, la tipicità.”
Guidi ha poi evidenziato come il vino sia il fiore all’occhiello del commercio agroalimentare italiano (4,4 miliardi di euro) e che, con un fatturato di 10,7 miliardi di euro e 1,2 milioni di addetti, riveste un ruolo strategico dal punto di vista economico e occupazionale in molte aree del Paese. Le imprese vitivinicole, tra l’altro, sono fra le meno dipendenti dai pagamenti della Pac e i viticoltori riescono a remunerare la loro attività principalmente con i ricavi del mercato. “Per questo occorre mantenere un regime europeo che disciplini gli impianti per tutti i tipi di vino, Dop e Igp e per quelli senza indicazione geografica. Perché le criticità della liberalizzazione sono ancora più marcate per i vini senza indicazione, in particolare quelli varietali, ai quali non è possibile applicare strumenti aggiuntivi di regolamentazione. Potremmo ragionare sull’opportunità di rendere questo sistema un po’ più elastico - ha concluso il presidente Confagricoltura - per superare le criticità riconosciute dagli operatori, ma non cederemo mai sul suo mantenimento”.

Focus - Anche il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Ue, Paolo De Castro, contro le liberalizzazioni
“Sulla questione - ha detto il presidente della Commissione agricoltura del Parlamento Ue, Paolo De Castro - sono piuttosto sereno. Il Parlamento si è già espresso a larga maggioranza contro la liberalizzazione, 16 Stati membri si sono dichiarati contrari e non capisco la ragione di creare un gruppo di Alto livello sul tema. I diritti di impianto funzionano, certo è possibile apportare qualche miglioria sulla flessibilità”. In questa ottica è stato presentato uno studio, commissionato dal Parlamento Ue e realizzato da Inea, Inra, Cirve e Pe, con l’obiettivo di valutare l’impatto della liberalizzazione e del mantenimento dei diritti e di indicare alcune soluzioni per migliorare l’attuale sistema vigente.

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