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“CONTRADE DELL’ETNA”, EVENTO AL GIRO DI BOA DEL LUSTRO. IL PATRON ANDREA FRANCHETTI: “QUESTO TERRITORIO È COME LA BORGOGNA. I VINI DELL’ETNA PROTAGONISTI DI UN SUCCESSO IMPRESSIONANTE, IL LORO FUTURO NELLE MANI DEI PICCOLI PRODUTTORI”

Italia
Andrea Franchetti

L’Etna come una delle aree vinicole più importanti d’Italia, anzi del mondo. La prima affermazione è ormai una certezza, la seconda un’ accreditata promessa. L’interesse per i vini del Vulcano si può ben misurare con il successo di “Contrade dell’Etna”, la degustazione-evento, organizzato da Andrea Franchetti, occasione unica per conoscere piccole produzioni difficilmente reperibili altrove.
E’ passato un lustro esatto da quando il romano Franchetti, già produttore in Toscana con l’azienda Trinoro, ebbe l’idea di riunire nella sua cantina a Passopisciaro le altre aziende produttrici, allora furono venticinque, quest’anno il numero è stato più del doppio. Non era mai successo prima, i piccoli produttori dell’Etna quasi non si parlavano tra loro, ognuno andava per la sua strada producendo e vendendo isolatamente, l’evento di Franchetti ha contribuito in modo determinante ad attivare la comunicazione, sia interna tra i produttori stessi che verso l’esterno.
Una comunicazione chiara, unitaria, che punta sull’unicità del territorio dell’Etna. E con un’impostazione lungimirante - la suddivisione per Contrade - che si è dimostrato uno dei fattori più qualificanti il territorio, tanto è vero che adesso è stata recepita nel disciplinare della Doc Etna. E l’Etna, a questo traguardo, è arrivata poco dopo Barolo, dove il riconoscimento delle Contrade nella Doc è avvenuto soltanto un anno prima, nel 2010.
L’Etna come la Borgogna. Oppure l’Alto Adige spiega ancora Franchetti: “e siamo solo all’inizio. Il futuro dell’Etna nei piccoli produttori”. Un successo che non è certo di quantità. “Siamo ad 1,8 milioni di bottiglie. Anche se è aumentato il numero delle aziende, le proprietà sono di pochi ettari e qui si produce poco, la resa è in media di quaranta quintali per ettaro, anche meno, l’incremento degli ultimi anni è così stato solo di poche centinaia di migliaia di bottiglie. Quella che è aumentata enormemente è la visibilità - spiega Alberto Graci Aiello, presidente del Consorzio dei produttori dei vini dell’Etna - i nostri punti di forza sono il territorio, il vitigno nerello mascalese e le persone. Tanti i giovani, accanto alle vigne vecchie tante nuove vigne”. Per Andrea Franchetti il futuro dell’Etna “è tutto in mano ai produttori. Le autorità possono solo rallentare la fortuna di questi luoghi. L’Etna è solo all’inizio”. Un’altra produttrice del’Etna, Mariangela Cambria dell’azienda Cottanera, ricorda quanto sia importante che “qui ci siano persone che si muovono nella stessa direzione, produttori veri, non imbottigliatori, che tengono alla qualità è unicità dei loro vini”.

Focus - Rinascono le cantine e l’Etna Sud
Se la maggior parte delle aziende si trova sui versanti Nord ed Est del vulcano, fanno parlare di sé anche nuove aziende del versante Sud, ne è un esempio Feudo Cavaliere di Margherita Platania, che ha preso in mano le redini della proprietà di famiglia ed è in commercio con le sue etichette dal 2009: “faccio poche bottiglie, in tutto 30.000 mila - spiega - l’evento Contrade dimostra come si può lavorare e crescere insieme”. La forza dell’Etna è anche “nella chiarezza del messaggio, l’Etna e il Nerello Mascalese - afferma Giuseppe Tasca - attenzione però a non commettere errori, come alzare troppo i prezzi”. I Tasca d’Almerita hanno sull’Etna dal 2008 nove ettari e stanno cominciando a pensare, “con calma” alla costruzione della loro cantina sul vulcano. La cantina sull’Etna dei Planeta è invece già a buon punto, anche perché la Doc prevede l’imbottigliamento sul posto. Al momento né Tasca né Planeta hanno in programma di acquistare nuovi vigneti, ma per chi vuole investire lo spazio non manca e i prezzi, dopo il rialzo di pochi anni fa sono adesso, complice la crisi economica generale, stazionari. “L’Etna è grande - ricorda Alessio Planeta - e ci sono tanti vigneti abbandonati”. Ma fare viticultura sull’Etna, si sa, non è affatto facile, per fortuna.
Alma Torretta

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