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LA MANOVRA MONTI CHE SCONTENTA L’AGRICOLTURA: ARRIVA L’IMU (IMPOSTA MUNICIPALE UNICA) SUGLI IMMOBILI RURALI, AUMENTA SUI TERRENI, CRESCE IL PESO DEI CONTRIBUTI PREVIDENZIALI PER GLI AUTONOMI, E C’È POCO PER LO SVILUPPO. FOCUS - “LA MEZZADRIA ...”

Italia
Il Presidente del Consiglio Mario Monti

Da Confagricoltura alla Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, da Coldiretti a Copagri: la manovra Monti (che deve ancora essere approvata) non piace all’agricoltura. Perché? Colpa dell’Imu (Imposta Municipale Unica), che sostituisce l’Ici, con aumenti per i terreni che la pagavano già e che, soprattutto, colpirà anche i fabbricati rurali funzionali all’attività agricola, fino ad oggi esenti.
“In sostanza, i terreni che oggi pagano l’Ici, pagheranno quasi il doppio di Imu - spiega a WineNews Nicola Caputo dell’Area Amministrazione e Servizi Fiscali di Confagricoltura - perché il moltiplicatore per calcolare la base imponibile passa da 75 a 120, e le aliquote comunali salgono dal 4-5x1000 al 7,6x1000. A conti fatti, sullo stesso terreno, si paga quasi il doppio”. Ma a preoccupare di più è che la tassa riguarderà anche i fabbricati rurali strumentali, fino ad ora “esenti”.
“E qui si apre un mondo - spiega Caputo - perché immobili su cui finora non si è pagata l’Ici come cantine, stalle (ma anche abitazioni rurali, ndr) e così via, hanno una rendita consistente, che comporterà una pressione fiscale notevole. Impossibile, ad oggi, dire quanto, ci vorranno giorni per fare delle stime.
Ma la sintesi estrema è: i fabbricati rurali che non pagavano, oggi pagano, ed i terreni che già pagavano, pagano il doppio”. Capitolo a parte per il discorso contribuzione: “per gli autonomi (non per i dipendenti, dunque), l’aliquota passerà, progressivamente, dal 20,3% al 22% nel 2018, e pian piano si annullerà la differenza contributiva tra chi ha meno di 21 anni e chi li supera”, aggiunge il responsabile Direzione Sindacale dell’organizzazione agricola Roberto Caponi.
Insomma, detta così sembra una vera e propria stangata. E non solo: le misure per lo sviluppo, come la riduzione dell’Irap sul costo del lavoro e la deduzione degli interessi degli aumenti di capitale in azienda non si applicherebbero all’impresa agricola. “Sono misure che spettano a chi dichiara redditi di impresa - spiega Caputo - e dunque non coinvolgono chi lavora con il reddito agrario, ovvero l’80% delle imprese agricole italiane, che sono ancora imprese individuali”. Discorso diverso per le società agricole che però, evidentemente, sono una minoranza. Tra le altre misure, anche la soppressione dell’Isa, Istituto per lo Sviluppo Agroalimentare, la “finanziaria” del Ministero delle Politiche Agricole.

Focus - La legge “riscopre” la mezzadria
Cercare di scoprire cosa cambia, per l’agricoltura, con la nuova finanziaria, e scoprire che esiste ancora la mezzadria. Beninteso, se pensate a questo antico contratto agricolo come ultima spiaggia in caso di aggravarsi della crisi, niente da fare: la stipula di nuovi contratti è vietata dal 1974. Ma l’Italia è il Paese delle proroghe e, così, ci dicono, capita che ancora esista qualche vecchio contratto in essere, che “costringe” il legislatore a tenerne conto, come nello scrivere, per esempio, l’articolo 24 della manovra Monti, dove si parla di pensioni di “coltivatori diretti, mezzadri e coloni ...”. Ma se proprio vi piace l’idea del “fifty-fifty”, c’è la soccida: il concetto è lo stesso, il “padrone” e il “contadino” fanno a metà del prodotto, ma invece che la coltivazione della terra, si parla di mandrie o greggi di bestiame. Altro che “new economy” ...

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