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IL VINO DEVE ESSERE PIÙ ACCESSIBILE AI CONSUMATORI, PIÙ COMPRENSIBILE, MENO “ESOTERICO” E MENO ELITARIO. UN MESSAGGIO CHE NON VIENE RILANCIATO DA UN PRODUTTORE MODERNO E SENZA STORIA, MA DA SUA MAESTÀ LA FRANCIA

Il vino deve essere più accessibile ai consumatori, più comprensibile, meno “esoterico” e meno elitario. Un messaggio che non viene rilanciato da un produttore moderno e senza storia, o da un Paese del nuovo mondo produttivo. A dirlo è niente meno che sua maestà la Francia, regina dell’immagine del vino di altissima gamma, che dell’allure e dell’esclusività dei sui nettari ha fatto uno dei pilastri del suo successo, insieme alla qualità, ovviamente. Lo ha detto Anne Haller di FranceAgriMer, agenzia pubblica francese, nel riportare uno studio sull’impatto della comunicazione dei vini di Francia, presa ovunque come modello, che i transalpini stessi hanno però definito “insufficiente e potenzialmente più efficace”.
Lo studio ha messo a confronto le politiche di promozione degli 11 maggiori Paesi produttori (Sud Africa, Argentina, Australia, Cile, Spagna, Usa, Francia, Italia, Nuova Zelanda, Portogallo) in nove paesi considerati chiave (Germania, Belgio, Canada, Cina, Usa, Giappone, Paesi Bassi, Regno Unito e Russia), ed i risultati sembrano aver messo sull’attenti i francesi, che nonostante un primato universalmente riconosciuto nella qualità dei prodotti ma anche nel modo di fare marketing e creare valore aggiunto, non abbassano mai il livello di attenzione quando si parla del loro vino. Quando si dice “non sedersi sugli allori”!

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