
Si dice Puglia, si scrive Rosato. Una tipologia, questa, che caratterizza senza dubbio la viti-enologia della Regione a partire dalla sua tradizione storica. Le origini di questo vino sono antiche. I romani producevano il “Lacrima”, ottenuto dal primo mosto che usciva spontaneamente per la compressione delle uve; è probabile che questa tecnica sia stata introdotta nel Mezzogiorno già nel periodo della Magna Grecia con la praticata, appunto, della vinificazione “a lacrima”. Oggi più comunemente si utilizza la tecnica della “macerazione corta”. La prima azienda pugliese a produrre questa tipologia di vino su scala industriale e ad esportarla anche all’estero, è stata la cantina Pavoncelli nel 1892. L’obiettivo principale era quello di dare una diversa destinazione ad uve inadatte alla produzione di vini da taglio, a quell’epoca molto richiesti. Ma il vero e proprio lancio dei vini rosati pugliesi avvenne a partire dal 1943, ad opera di Salvatore Leone de Castris, che ne realizzò per primo l’imbottigliamento in bottiglie da birra con tappo a corona di metallo. La prima importante partita di tale vino, fu commercializzata con il nome Five Roses ed ordinata dal “Commissario per gli approvvigionamenti” delle Forze Alleate, Charles Poletti. Quella fortunata etichetta non ha smesso da allora di essere prodotta ed ha aperto la strada del successo a numerosi produttori della Puglia intera, che ancora oggi credono in questa tipologia.
Buona lettura
Antonio Boco
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