
Bruxelles - 06 Settembre 2005, ore 11:12
Bruxelles riconosce che c'é una crisi nel settore del vino in Italia e offrirà dal 25 settembre ai viticoltori italiani la possibilità di trasformare in alcool 2 milioni di ettolitri di vino invenduto, con un contributo Ue al produttore per complessivi 45 milioni di euro. Per la Commissione europea la decisione di oggi è un primo rimedio ad una situazione che definisce molto complessa alle luce delle recenti proteste degli agricoltori in Puglia e in Sicilia, ma è pronta a seguirne attentamente l'evoluzione insieme alle autorità italiane per poter reagire rapidamente se le circostanze lo giustificano. Per l'Italia, ha dichiarato con toni decisi il ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno, "é la prima risposta all'emergenza a cui può e deve seguire un'ulteriore autorizzazione". Insomma, da questo primo confronto l'Italia strappa un'importante boccata d'ossigeno che dovrebbe rendere il mercato del vino più fluido, evitare vendite forzate a prezzi irrisori, permettere di capire meglio la situazione del settore, non solo in Italia ma anche in Europa. Questo accordo, che lascia comunque l'amaro in bocca all'Italia, è giunto al termine di una giornata estremamente convulsa seguita direttamente da Roma dal ministro Alemanno. Lo stesso Alemanno aveva chiamato questa mattina la commissaria all'agricoltura Mariann Fischer Boel per sollecitare una distillazione di crisi di almeno 4 milioni di ettolitri e ottenere - come è avvenuto - che si tenesse aperta la procedura per permettere ulteriori autorizzazioni. Di fatto, Bruxelles vorrebbe meglio conoscere il volume delle scorte che non trovano acquirenti e verranno fornite - precisano fonti comunitarie - dalle autorità italiane sulla base delle dichiarazioni dei viticoltori.
I servizi della commissaria Fischer Boel sono anche fiduciosi sull'avvio di un altro meccanismo di sostegno al settore che potrebbe rivelarsi determinante per il comparto italiano: quello della distillazione per produrre alcool da consumo. Si tratta di uno sbocco importante per alleggerire il mercato. Nel 2004 l'intervento ha interessato 11 milioni di ettolitri e quest'anno l'Italia potrebbe fare la parte del leone in quanto la produzione spagnola di vino dovrebbe essere inferiore di 10 milioni di ettolitri a quella stimata e quindi le sue necessità di distillare ulteriormente saranno minori. Le organizzazioni agricole italiane e le associazioni di settore non hanno potuto nascondere la loro delusione per la decisione presa a Bruxelles, ma nell'insieme hanno reagito con toni contenuti ma di forte attesa per il futuro. Per la Coldiretti la decisione "é un primo passo necessario ma non sufficiente per rispondere alle esigenze del settore vitivinicolo e l'impegno a verificare la possibilità di aumentare i quantitativi deve essere concretizzato in fretta". Profonda insoddisfazione anche dalla Confagricoltura secondo cui "la Commissione dimostra insensibilità rispetto alla grave crisi di mercato che l'Italia sta vivendo". Per la Cia ormai "gli unici spiragli per il futuro sono rappresentati dalla diminuzione della produzione europea e dall'impegno della Commissione a rivedere la decisione". La Fedagri ribadisce che il segnale di Bruxelles è "insufficiente" e aggiunge: "Riconoscere all'Italia 45 milioni di euro (1,914 per grado ettolitro) per la distillazione di crisi significa tenere in poca considerazione il settore vitivinicolo italiano". L'importante ora è guardare avanti e il ministro Alemanno avrà la possibilità di riparlare della questione con la commissaria Fischer Boel i prossimi sabato e domenica a Londra, in occasione del consiglio informale dei ministri dell'agricoltura europei.
Scheda: Che cos’è la distillazione di crisi
La grande riforma del settore del vino, in vigore nel 2000, ha introdotto la distillazione di crisi: una specie di rete di sicurezza per i produttori europei di fronte a situazioni eccezionali per il settore. La distillazione di crisi è stata infatti pensata per affrontare - su base volontaria - casi eccezionali di perturbazione del mercato e gravi problemi di qualità in sostituzione delle precedenti distillazioni (preventive, obbligatorie e di sostegno al settore). Di fatto, la misura permette di sottrarre dal mercato una parte del prodotto trasformando in alcool le uve in eccedenza e salvaguardando così in parte il reddito dei produttori. L'alcool poi viene ulteriormente venduto, soprattutto a fini alimentari. Spetta allo stato membro interessato presentare richiesta di distillazione alla Commissione europea che esamina la situazione ed eventualmente prepara una proposta da sottoporre al Comitato europeo di gestione del vino, in cui vengono fissati sia il prezzo che il quantitativo di uva che potrà essere distillato. Il Comitato europeo che riunisce a livello tecnico i rappresentanti dei 25 stati membri si pronuncia e la Commissione europea formalizza il provvedimento.
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