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Coldiretti e Forza Italia: dal “patto del Parmigiano”, con un Silvio Berlusconi che si è dichiarato “agricoltore” in gioventù, alle riflessioni sul bilancio Ue e contro i tagli alla Pac, con il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani

Dal “patto del parmigiano” di un Silvio Berlusconi che si è dichiarato “agricoltore” in gioventù alle riflessioni sul bilancio Ue e sui possibili tagli alla Pac con il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, sono stati tanti i temi al centro dell’incontro tra i vertici di Forza Italia e Coldiretti (che in serata incontrerà anche quelli del Movimento 5 Stelle, ndr).
“Mi sento uno di voi perchè durante la guerra sono dovuto andare via da Milano e ho fatto il contadino. A 8 anni mungevo le vacche e mi ripagavano con del latte rappreso, lo yogurt di allora”.
Un Berlusconi che ha lodato “la tenacia, il buon senso, lo spirito di sacrificio e il senso di umanità degli agricoltori. È una cultura privilegiata - aggiunge- gli agricoltori e i contadini italiani sono stati alla base della rinascita dell’Italia nel dopoguerra”. Il leader di Forza Italia ha poi siglato quello che è già passato alle cronache come “il patto del Parmigiano”, dopo aver affermato che il manifesto politico della Coldiretti “è parte del programma del Centrodestra”.
Si va dalla “difesa delle vere produzioni italiane minacciate da falsi e tarocchi che ogni anno sui mercati internazionali sottraggono al sistema Italia un valore di oltre 60 miliardi di euro - ricorda la Coldiretti - fenomeno legittimato dai recenti accordi internazionali sul libero scambio (dal Canada (Ceta) al Giappone fino ai Paesi del Sudamerica (Mercosur) che autorizzano la produzione di Parmesan dagli occhi a mandorla, di Parmesao carioca ed altre brutte copie dei marchi storici del made in Italy alimentare) alla la semplificazione burocratica, dall’istituzione di un “Ministero del cibo” alla lotta ai falsi, che sono un fenomeno che minaccia un settore strategico della nostra economia che nel 2017 - spiega la Coldiretti - ha raggiunto lo storico record di 41 miliardi di euro di valore delle esportazioni agroalimentari, con un aumento del 7%”.
Legato all’Europa, e al bilancio Ue post-Brexit, invece, l’intervento di Tajani. Che arriva proprio nel giorno in cui Bruxelles ha inviato alla Conferenza Stato-Regioni un documento di proposta sul bilancio pluriennale che partirà dal 2021, e che non lascia presagire nulla di buono. In cui si parla di “tagli alle “vecchie” priorità, cioè politica agricola e di coesione, e aumenti alle nuove emergenze soprattutto immigrazione, sicurezza e difesa. Con un occhio al rilancio di ricerca, innovazione e digitale, per poter vincere la sfida della competitività”.
Ed in particolare, sulla Politica Agricola, le opzioni sono il mantenimento dello “status quo”, oppure un taglio del 15% nel caso più leggero, o del 30% nella peggiore delle ipotesi.

Scenario che agli agricoltori ed a Tajani non piace proprio: “stiamo lavorando per fare in modo che il bilancio dell’Unione europea possa essere approvato entro il maggio 2019, riteniamo che la Commissione Europea possa presentare la sua proposta a fine maggio di quest’anno. Vogliamo un bilancio politico, non una semplice redistribuzione di soldi e che persegua alcuni obiettivi prima di tutto la lotta alla disoccupazione. Deve essere un bilancio politico in cui l’agricoltura - ha detto Tajani - deve essere uno degli elementi fondamentali per creare occupazione e per permetterle di essere competitiva a livello globale. Sono sempre molto critico sulla debolezza italiana nelle istituzioni comunitarie, siamo un grande Paese, la seconda economia dell’Ue, ma non riusciamo a contare come dovremmo. Coldiretti insieme ad altre, poche, organizzazioni, riesce a tutelare l’interesse del nostro Paese e dare un contributo alla crescita dell’Europa. Siamo convinti che l’’agricoltura rappresenta non solo il passato ma anche il futuro dell’Europa, che ha il dovere di mettere a bilancio strumenti per la modernizzazione; ci sarà una battaglia difficile ma la determinazione, mi auguro, anche del futuro governo italiano, ci sarà. È interesse di tutti avere una strategia che punti sulla qualità”.
Parole a cui fanno eco quelle di Coldiretti: “non può essere l’agricoltura a pagare il conto della Brexit - ha affermato il presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo - indebolire l’agricoltura che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione significa minare le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro. Le ipotesi di taglio dei fondi destinati all’agricoltura (Pac) nel bilancio per l’Unione Europea sono insostenibili per le imprese e per i cittadini europei che per il 90% sostengono la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante per l’ambiente, il territorio e salute, secondo la Consultazione pubblica promossa dalla stessa Commissione europea. Garantire un equo tenore di vita per gli agricoltori è un’esigenza fondamentale per la maggioranza dei cittadini (88%) che sottolineano come agli agricoltori ricevano solo una piccola quota del prezzo finale al consumo dei prodotti alimentari (97%). Un indirizzo importante nelle scelte per il futuro della Pac dove occorre però cambiare rafforzando tutte le misure che escludono la “rendita” e premiando chi vive di agricoltura per puntare su un’assegnazione degli aiuti che consideri anche il contributo alla sostenibilità sociale e quindi all’occupazione, da parte delle imprese agricole” ha aggiunto il presidente della Coldiretti nel sottolineare l’esigenza di “valorizzare la distintività delle produzioni di cui la tracciabilità dell’origine e l’etichettatura sono i principali strumenti per recuperare valore sul mercato”.

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