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“Global Powers of Retailing 2018”, il rapporto sulla grande distribuzione by Deloitte, analizza i fattori economico-geografici delle regioni nella Top 250, dal Nord America all’Eurozona, alle emergenti Asia, Africa/Medio-Oriente e America del Sud

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L’Europa perde ancora numeri nella grande distribuzione: nella “Global Powers of Retailing 2018” by Deloitte sono scese a 82 le aziende che rappresentano l’Eurozona, sulle 85 del 2015 e le 93 dell’anno precedente. Aumenta ancora, quindi, il gap con il Nord America, che copre invece più di un terzo delle aziende totali della Top 250. Nonostante il calo numerico, comunque, i rivenditori europei rimangono i più attivi a livello globale, investendo nella crescita sui mercati esteri: l’85% delle aziende dell’Eurozona opera a livello internazionale. Il 41% del fatturato combinato dell’anno fiscale 2016 è stato generato da operazioni all’estero, quasi il doppio rispetto al resto delle aziende in classifica. Questo è anche sintomo dello stato dell’economia della zona, che su base pro capite sta crescendo più rapidamente degli Stati Uniti.

I Paesi ad alta crescita includono Germania, Spagna e Paesi Bassi: tutto ciò, si legge nel rapporto di Deloitte, riflette l’impatto positivo di una politica monetaria aggressiva da parte della Banca Centrale Europea, che ha ridotto i costi di finanziamento, aumentato i prezzi delle attività e abbassato il valore dell’euro, contribuendo a un balzo delle esportazioni europee.

La situazione del Nord America, in particolare gli Stati Uniti, è praticamente speculare a quella del Vecchio Continente: il fatturato delle aziende americane presenti nella Top 250 vale 24,2 miliardi di dollari, quasi la metà del fatturato totale delle insegne in classifica, nonostante il ritmo di crescita economica rallentato rispetto a quello di zone in via di sviluppo come Asia e Sud America. La crescita modesta è comunque sufficiente a creare occupazione interna: la grande distribuzione Usa non è così globalizzata come si pensa. Solo il 13,6% del fatturato totale delle aziende, infatti, proviene da operazioni estere, il 42% delle catene nordamericane restano e investono nel Paese.

Per quanto riguarda le zone emergenti, in testa a tutte si trova l’Asia, guidata da Cina e Hong Kong (nell’analisi di Deloitte considerate come un’area economica unica). La regione Asia-Pacifico ha guadagnato quattro rivenditori nella classifica, rappresentando così più di un quarto delle aziende nella Top 250. Oltre ai leader Cina e Hong Kong, anche altri Paesi in crescita, tra cui India, Indonesia, Corea del Sud e Thailandia, sono stati mercati chiave, secondo il rapporto Deloitte, per il risultato ottenuto. Nonostante la crescita comunque, i rivenditori della regione sono stati relativamente lenti a investire all’estero (a causa anche di Governi conservatori): le aziende asiatiche hanno operato in soli 3,6 Paesi, contro la media di 10 della Top 250. Quasi la metà delle aziende infatti investono solo all’interno dei confini nazionali.

Il mercato della grande distribuzione è in forte espansione anche in Africa, e in modo particolare in Medio-Oriente, puntando molto sugli investimenti all’estero: tutte e 10 le società presenti nella Top 250 nel 2016 hanno operato a livello internazionale in media in 11,2 Paesi, e quasi il 35% delle entrate combinate al dettaglio è stato generato al di fuori del Paese d’origine.

Infine, la regione Latino Americana, che è quella con il minor numero di rivenditori (8) nella Top 250 di Deloitte. I rivenditori della regione godono di una forte crescita economica e di una redditività superiore alla media: il tasso di crescita del 9,8% dell’America Latina è secondo solo alla regione Africa/Medio Oriente. Sei su otto aziende però, devono i loro ricavi alle vendite interne alla zona del Sud America, sebbene anche da Paesi esterni ai confini nazionali.

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