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Etichette a semaforo, no grazie. Da Coldiretti e Federalimentare stop alla richiesta arrivata da alcune multinazionali del food alla Commissione Europea, che punta ad un modello armonizzato in tutti gli Stati membri, sulla falsa riga di GB e Francia

Etichette a semaforo, no grazie. Da Coldiretti e Federalimentare, lo stop alla richiesta arrivata da alcune multinazionali del food alla Commissione Europea, che punta ad un modello armonizzato in tutti gli Stati membri, sulla falsa riga del traffic light inglese e del nutriscore francese. Con l’inganno delle etichette a semaforo, dice la Coldiretti, si rischia di sostenere, con la semplificazione, modelli alimentari sbagliati, che mettono in pericolo non solo la salute dei cittadini italiani ed europei, ma anche il sistema produttivo di qualità del made in Italy. L’Italia, continua la Coldiretti, non sarà mai a favore di sistemi che favoriscono la chimica nel piatto.
“Il sistema di informazione visiva proposto è fuorviante, discriminatorio ed incompleto e finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta”, dice il presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo, sottolineando che “si rischia di promuovere cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e di bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea, ma anche specialità come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma”.
“È inaccettabile spacciare per tutela del consumatore un sistema che cerca invece di influenzarlo nei suoi comportamenti orientandolo a preferire prodotti di minore qualità”, gli fa eco Luigi Scordamaglia, presidente Federalimentare. “Siamo i primi a voler dare, con un unico sistema armonizzato a livello comunitario, informazioni corrette e chiare su ogni singola porzione nell’ambito di un corretto intake giornaliero, ma mai con sistemi semaforici che influenzano il consumatore, con un bel verde, a scegliere prodotti con ingredienti di sintesi e a basso costo spacciandoli per più salutari”.

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