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Sana 2017 - L’intero sistema dell’alimentare biologico è in crescita: dalla Gdo, all’export, dalle superfici agli operatori. Le famiglie scelgono sempre più prodotti bio, ma il top trend è il “bio 100% veg”: ecco “Tutti i numeri del bio italiano”

L’intero sistema dell’alimentare biologico è in crescita; le ultime stime relative alle vendite 2016 nel canale specializzato segnano un +3,5%, mentre la Ggo evidenzia un +16% (periodo luglio 2016 - giugno 2017) e una quota dell’organic sul totale delle vendite alimentari pari al 3,5% (5 volte in più rispetto al 2000). Crescono anche gli ettari coltivati a regime biologico (300.000 ettari in più sul 2015) e l’export del bio italiano: 2 miliardi di euro che rafforzano una già ottima reputazione dell’agroalimentare made in Italy. Bandiera della vita salutare che sempre più italiani scelgono di seguire, soddisfa il 78% delle famiglie, soprattutto se di reddito medio-alto e con figli. Il nuovo trend? Il fattore “veg”, che si sposa bene coi valori del bio ed è scelto soprattutto dalle fasce di famiglie giovani. Ecco in sintesi “Tutti i numeri del bio”, l’incontro dedicato al mercato biologico italiano, con la presentazione corale dei dati dell’Osservatorio Sana 2017 (promosso e finanziato da BolognaFiere e realizzato da Nomisma con il patrocinio di FederBio e AssoBio), insieme ai numeri del Sinab e di Ismea, al Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, che continua fino all’11 settembre a Bologna.

Il biologico continua a rappresentare una leva di sviluppo per l’agricoltura e la sostenibilità delle produzioni e gli ultimi dati confermano il forte trend di crescita anche nel 2016. Aumentano del 20% anche le superfici e gli operatori bio sul territorio italiano. Secondo le elaborazioni del Sinab, Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica per il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali, presentate oggi in dettaglio, insieme ai dati Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), le superfici coltivate con metodo biologico hanno sfiorato quota 1,8 milioni nel 2016 (contro 1,5 milioni del 2015). Sono stati convertiti al biologico oltre 300.000 ettari e con loro sono passati al bio anche moltissimi operatori, cresciuti del 20,3% e arrivati a 72.154 unità.

Ma l’interesse per il bio è forte anche fuori dai confini nazionali: nel 2016 l’export bio made in Italy ha sfiorato i 2 miliardi di euro, con un peso del 5% sull’export agroalimentare italiano. Che il bio italiano viaggi con il vento in poppa sui mercati internazionali si capisce soprattutto dai trend di crescita: in nemmeno 10 anni l’export bio è cresciuto a valore del 408%, superando la già ottima performance dell’export agroalimentare nel suo complesso (+45%), segno che il biologico rafforza la reputazione del Made in Italy.

“È importante sottolineare la positiva performance del settore biologico - ha affermato Andrea Olivero, Vice Ministro alle Politiche Agricole, che ha inaugurato il Sana 2017 - anche nello scorso anno. Un aumento di superfici e operatori del 20% testimonia come questo settore sia rilevante per una fetta consistente di aziende agricole e ne rappresenti una scelta consapevole in favore dell’ambiente. Le azioni messe in campo dal Governo hanno riconosciuto la validità del modello e sono stati predisposti gli strumenti necessari a indirizzarne la crescita. Il piano strategico, la legge quadro sul bio, l’introduzione delle mense biologiche certificate, il rafforzamento delle norme che regolano il sistema dei controlli fanno parte di un unico disegno volto ad accompagnare la crescita virtuosa dell’intero sistema. Anche sul fronte europeo la nostra azione si è concentrata per mantenere alti gli standard richiesti ai prodotti biologici, in difesa dei produttori e dei consumatori”.

Il risultato del comprato bio è ottimo se valutato in relazione ai crescenti e cospicui volumi di merce biologica commercializzata. La Gdo, con i propri comparti dedicati al biologico, continua ad essere il principale canale di diffusione, erodendo quote di mercato ai performanti negozi specializzati. Il 65% della spesa bio avviene nel Nord Italia, il 24% nel Centro e l’11% al Sud. L’incidenza del “bio” sulle categorie di spesa è particolarmente marcata nei settori del miele (12,9%), uova (12,9%), frutta (7,8%) e ortaggi (5,6%). Il primo semestre 2017 registra anche la crescita record per la carne di pollo bio (+61% in volume) e per il vino bio (+108%). E l’interesse verso il biologico è chiaro anche dalla trasformazione degli assortimenti: il numero medio di referenze bio vendute da un punto vendita della Gdo è cresciuto nell’ultimo anno del 29% (da 162 a 209 referenze); bio significa anche innovazione di prodotto: ogni 100 nuove referenze 23 sono bio.

Passando dal contenuto del carrello a chi lo spinge, l’indagine di Nomisma sulle abitudini di acquisto delle famiglie italiane, rivela, che il biologico interpreta a pieno titolo le esigenze del consumatore italiano che a tavola cerca prodotti salutari (valore ritenuto molto importante nella scelta di prodotti alimentari dal 58% dei responsabili degli acquisto), eco-friendly (39%), semplici e comodi all’uso (31%), senza mai rinunciare alla qualità al giusto prezzo (65%). I valori che il biologico interpreta sono alla base del successo della categoria e della crescita della consumer base (almeno una occasione di acquisto negli ultimi 12 mesi) che nel 2017 ha raggiunto ormai il 78% delle famiglie (solo nel 2012 era del 53%). Questo significa che oggi quasi 8 famiglie su 10 hanno acquistato almeno una volta nell’ultimo anno un prodotto biologico e che in soli cinque anni il numero di famiglie acquirenti è aumentato di oltre 6 milioni.

Il biologico non è di certo una moda: il 47% delle famiglie italiane consuma bio almeno una volta alla settimana. Ma chi acquista bio oggi in Italia? Diversi sono i fattori che incidono sull’interesse verso i prodotti bio: in primis il reddito (la quota di frequent user è più alta nelle famiglie con reddito mensile familiare medio-alto: 58% contro il 35% nelle famiglie meno abbienti), ma anche la composizione del nucleo familiare (dove ci sono figli e, in particolare, bambini con meno di 12 anni, la percentuale di user abituali cresce fino al 56%). Anche le abitudini alimentari influenzano il consumo frequente di prodotti bio: nelle famiglie in cui ci sono vegetariani o vegani il tasso di frequent user bio sale al 67%.

I nuovi del trend del biologico sono sicuramente i prodotti 100% vegetali rappresentano una categoria in forte trasformazione, che non richiama l’interesse solo di vegetariani e vegani (che per Nomisma hanno una incidenza dell’8% sulla popolazione 18-65 anni). E l’attributo “veg” spicca tra i criteri di scelta: il 48% degli user bio indica la presenza di ingredienti 100% vegetali come fattore importante per l’acquisto dei prodotti biologici. La semplicità della ricetta è certamente un fattore di successo per i prodotti biologici. I prodotti 100% vegetali sono entrati nelle tavole degli italiani (83% la quota delle famiglie acquirenti, considerando sia i prodotti convenzionali che quelli bio). Il ruolo del marchio biologico nel paniere dei prodotti 100% vegetali è rilevante: complessivamente 6 famiglie su 10 (58% dei consumatori italiani) negli ultimi 12 mesi hanno provato almeno una volta un prodotto con ingredienti 100% vegetali a marchio bio; inoltre il 30% dei prodotti con ingredienti 100% vegetali è bio (a valore in Gdo le vendite bio nella categoria dei prodotti 100% vegetali pesano per il 26% del totale).

Giovane, tra i 30 e i 35 anni, con figli, residente nelle grandi città e con reddito e titolo di studio medio-alto, è invece l’identikit dello user di prodotti veg a marchio biologico: il tasso di penetrazione degli alimenti veggie biologici supera la media nazionale tra i giovani dai 18 ai 35 anni (61% contro il 56% dei baby boomers - da 52 a 65 anni), tra i nuclei familiari con più alta disponibilità economica (67% contro 44% delle famiglie meno abbienti) e titoli di studio elevati (65% contro 53% di chi non è laureato). L’attributo salutistico è più rilevante nelle famiglie in cui vi sono dei figli conviventi e in quelle con bambini sotto i 12 anni (in quest’ultimo target, la quota di user veg-bio arriva fino al 63%).

Ma il fattore che più di altri incide sulla propensione all’acquisto di questi prodotti ricade nella sfera delle abitudini alimentari: nei nuclei familiari in cui vi sono vegetariani/vegani il tasso di user sale al 74%; anche nei casi in cui qualche componente della famiglia presenti disturbi/allergie o sia a dieta, la percentuale supera la media nazionale (67% e 60% contro il 55% nelle famiglie in cui non si segue alcun regime alimentare particolare). Quando il prodotto veggie è anche biologico, la qualità percepita dal consumatore cresce per un user su due (48%), che dichiara che un alimento vegetale con marchio biologico ha una qualità mediamente superiore rispetto allo stesso alimento senza il marchio bio (anche se per un altro 48% non si registrano differenze significative). L’attributo “bio+veg” funziona soprattutto se la ricetta è semplice e naturale: gli italiani infatti associano a questi prodotti valori quali “salubrità” (23%) e “naturalità” (17%).

Sono i piatti pronti - come burger, polpette e spezzatini vegetali, quinoa/cous cous con verdure - acquistati in almeno una occasione dal 78% degli user bio), i prodotti veg che più spesso finiscono nel carrello; seguono le bevande vegetali (68%), panati - quali cotolette e bastoncini vegani (51%) e sostituti del formaggio - tofu in primis (28%). L’offerta di prodotti alimentari/bevande biologici a base di ingredienti 100% vegetali presente oggi nei negozi in generale soddisfa gli attuali consumatori: 6 su 10 si dicono molto o completamente soddisfatti. Il desiderio di novità si esprime principalmente nella categoria bevande (il 35% vorrebbe avere una maggior possibilità di scelta di bevande vegetali e/o vedere novità sugli scaffali), sostitutivi dei formaggi (34%), condimenti e piatti pronti (32%).

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