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La Penisola è ormai nella morsa della siccità, e per tutelarne l’agricoltura il Ministro Martina dispiega un piano per combattere l’emergenza, con 700 milioni di Euro e aumento degli anticipi dei fondi Pac. Zaia: “Serve un piano Marshall dell’acqua”

Dieci Regioni italiane sono ormai pronte a chiedere ufficialmente misure straordinarie per affrontare l’emergenza idrica che da tempo sta stringendo d’assedio la penisola, ma nel frattempo il Ministero delle Politiche Agricole ha attivato un suo piano nazionale per sostenere il settore agroalimentare italiano. Tre gli assi principali di intervento per fronteggiare la crisi della siccittà, ovvero l’attivazione di un fondo di solidarietà nazionale, l’aumento degli anticipi dei fondi europei Pac e 700 milioni di Euro per un piano di rafforzamento ed efficientamento delle infrastrutture irrigue, che a livello nazionale dimostrano tutti i limiti loro imposti dall’età dell’infrastruttura stessa. Inoltre, grazie a un emendamento approvato al Senato, le aziende colpite da prolungata siccità e che non hanno sottoscritto polizze assicurative potranno accedere ai benefici per favorire la ripresa dell’attività produttiva previsti dalla legge 102 del 2004.
Il dicastero presieduto da Maurizio Martina, per garantire maggiore liquidità alle imprese agricole, ha inoltre anche chiesto il sostegno della Commissione Europea: nello specifico, l’Italia chiede all’Unione di autorizzare l’erogazione di anticipi almeno fino al 70% per i pagamenti diretti, e almeno fino all’85% per il sostegno concesso nell'ambito delle misure a superficie dello sviluppo rurale, oltre ad applicare una deroga sul “greening” che consenta agli agricoltori di utilizzare i terreni lasciati a riposo per il pascolo o per lo sfalcio, anche nei periodi in cui tale pratica è vietata. Questo per quando riguarda il brevissimo periodo: in un’ottica temporalmente più ampia, invece, il Ministero delle Politiche Agricole ha attivato un bando per migliorare le infrastrutture irrigue, con una dotazione finanziaria di circa 600 milioni di Euro e che verrà chiuso entro il 31 agosto, e a questo si aggiunge un investimento di 107 milioni di Euro su sei opere irrigue già cantierabili, e i cui lavori partiranno nei primi mesi del 2018. Misure imponenti, almeno sulla carta, ma che sono state decisamente rese necessarie da un andamento climatico che, secondo un’analisi dell’ente di ricerca ministeriale Crea, ha visto nel 2016 la temperatura media annua segnare un nuovo record, con 1,35 gradi centigradi sopra la media rispetto al trentennio 1961-1990. Senza contare le anomalie idrologiche e termiche che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, con temperature nettamente superiori alla media (+3,2 °C) associate ad una forte riduzione delle precipitazioni (-53% rispetto alla media del mese di giugno). Una situazione, peraltro, che nel corso dei mesi di maggio e giugno non ha fatto che aggravarsi ulteriormente, con danni estesi e rilevanti particolarmente nei distretti delle Alpi orientali e della pianura padana, dove ad esempio il “grande fiume” Po (dal quale dipende non meno del 35% dell’intera produzione agricola nazionale) è sceso di non meno di 3,23 metri sotto lo zero idrometrico. Col risultato ultimo che, secondo le prime stime dei danni, le perdite produttive per il solo settore cerealicolo sarebbero già pari al 40-50%, oltre ad una consistente contrazione nella produzione nazionale di latte.
“Siamo in campo - ha dichiarato il Ministro Martina - per tutelare i produttori agricoli che stanno subendo danni dalla prolungata siccità di queste settimane. Abbiamo sostenuto con forza l’emendamento approvato ieri al Senato per l’attivazione del fondo di solidarietà nazionale. È un intervento necessario anche per le aziende non assicurate - ha proseguito Martina - per consentire l’utilizzo di strumenti concreti come la sospensione delle rate dei mutui e dei contributi assistenziali e previdenziali. Siamo pronti a collaborare con le Regioni nel censimento dei danni e la verifica delle condizioni per dichiarare lo stato di eccezionale avversità atmosferica. Allo stesso tempo abbiamo chiesto il via libera alla Commissione Europea per aumentare gli anticipi dei fondi Ue della Politica Agricola Comune. Potremo così aumentare di oltre 700 milioni di Euro le anticipazioni, portandole a 2,3 miliardi di Euro a ottobre, e garantire più liquidità alle imprese agricole. Andiamo avanti anche nel piano strategico per dare ai nostri territori infrastrutture irrigue migliori, più efficienti e con meno spreco di acqua. È un intervento necessario guardando al medio periodo e all’effetto che il cambiamento climatico sta producendo sempre più spesso sulle nostre produzioni. È un tema cardine che affronteremo anche in occasione del G7 Agricoltura di ottobre a Bergamo, perché per tutelare gli agricoltori dalle crisi c’è bisogno di strumenti nuovi e più efficaci”.
Nel frattempo, la situazione è altrettanto grave anche in Veneto, la Regione italiana che, se venisse considerata come nazione a sé stante, nel 2016 si sarebbe conquistata la palma di quarto paese esportatore di vino a livello globale: come dichiarato oggi dal Governatore Luca Zaia, la carenza di precipitazioni “ha pregiudicato la produzione di vino. Con undici milioni di ettolitri siamo la prima regione in Italia, ma con questa mancanza di acqua il calo sarà vistoso. Speriamo che il caldo ci regali l’annata del secolo in fatto di qualità, un vino pieno di zuccheri, in particolare il Prosecco, ma la quantità è andata”. Il Governatore ha inoltre chiesto per l’intero Paese “un Piano Marshall dell’agricoltura e dell’acqua”, in modo da riformare quanto più possibile l’intera infrastruttura idrica attuale, che mostra tutti i limiti imposti dall’età. Sui fondi da girare all’agricoltura, ha inoltre aggiunto, “l’unica possibilità” per il Veneto “è quella di stornarli dai Piani di sviluppo rurale, lì ci sono i miliardi”. Per l’autorizzazione, dice, in Europa “bisogna sbattere i pugni”. “Siamo un Paese fondatore dell’Europa, versiamo più di quello che riceviamo. E non siamo l’Irlanda delle pecore o la Romania da un milione di vacche. Noi abbiamo 4.500 prodotti tipici conosciuti nel mondo, 350 solo in Veneto. Alta qualità e aziende innovative. In giro non sento parlare dei prodotti tipici rumeni o irlandesi. Il danno è rilevante, abbiamo tutti i titoli per andare in Europa e chiedere fondi straordinari. Non siamo il loggione dell’Europa, quando parliamo di agricoltura devono stare tutti in piedi”. Per il governatore si può fare agricoltura usando meno acqua: “si va verso l’aridocoltura, un clima tropicale”, spiega, “ma questi sistemi vanno finanziati. I nostri vigneti del Prosecco hanno già gli impianti a goccia sotto terra”, ha concluso.

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