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La Corte di Giustizia europea vieta la dicitura “latte”, “yogurt”, “burro” sui prodotti di origine non animale. Coldiretti: uso di questi termini per derivati vegetali ingannevole per i consumatori. Ma gli acquisti nel 2016 crescono del 7,4%

Nei supermercati italiani si trovano, nel banco frigo, sempre più tipologie di latte, come il latte di soia, il latte di riso, di mandorla e di noce. E la stessa cosa vale per gli yogurt e i formaggi. Ma è giusto denominare questi prodotti “latticini” anche se sono di origine vegetale? Secondo la Corte di Giustizia europea no, e l’ha annunciato con un pronunciamento sul fatto che “i prodotti puramente vegetali non possono, in linea di principio, essere commercializzati con denominazioni, come “latte”, “crema di latte” o “panna”, “burro”, “formaggio” e “yogurt”, che il diritto dell’Unione riserva ai prodotti di origine animale” anche se “tali denominazioni siano completate da indicazioni esplicative o descrittive che indicano l’origine vegetale del prodotto in questione”. La Coldiretti ha accolto positivamente la dichiarazione, sostenendo che “la confusione generata dall’uso della parola latte per bevande vegetali come quello di soia, che hanno raggiunto in Italia un valore al consumo di 198 milioni di euro con un incremento del 7,4% nell’ultimo anno, inganna i consumatori e fa chiudere le stalle”.
I prodotti vegetariani e vegani quindi non possono pertanto essere chiamati con nomi di alimenti di origine animale, in particolare latticini. Si riconosce dunque - sottolinea la Coldiretti - il valore delle norme europee che impediscono di chiamare latte ciò che non è di origine animale, tranne specifiche eccezioni. Quello che oggi chiamiamo “latte di soia” è una bevanda molto antica, nata probabilmente in Cina, che si ottiene dalla macinazione dei semi di soia in acqua con proprietà nutrizionali e organolettiche - continua la Coldiretti - completamente differenti dal latte di origine animale. Un discorso che si estende anche ai derivati come burro, yogurt, formaggi e panna che non possono essere ottenuti con prodotti vegetali.
Da un po’ di tempo ormai sono in corso dibattiti sulla salubrità del latte nella dieta degli adulti, tra chi sostiene che sia cancerogeno e dannoso e chi sottolinea come sia sempre stato parte della dieta dell’essere umano. Il latte di mucca, capra o pecora rientra da migliaia di anni nella dieta umana, al punto che il genoma si è modificato per consentire anche in età adulta la produzione dell’enzima deputato a scindere il lattosio, lo zucchero del latte. Il filone di pensiero che ritiene opportuno bandire i latticini dall’alimentazione poggia sul China Study, un’indagine epidemiologica svolta a partire dal 1983 in Cina.

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