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Il settore della carne bovina rappresenta un terzo del fatturato totale della produzione di carne italiana, ma nel 2016 ha registrato un calo del 30%. Per tutelare l’intera filiera nasce l’Organizzazione Interprofessionale della carne bovina italiana

Nonostante la crisi nei consumi di carne, la filiera della produzione di carne bovina è fondamentale per l’economia italiana: rappresenta un terzo dei 10 miliardi di fatturato totale, e dà lavoro a oltre 80.000 persone. Proprio l’ondata di vegetarianesimo ha messo però in crisi il settore, che ha registrato un calo procapite di consumi del 30%. Da qui l’iniziativa di creare un’Organizzazione Interprofessionale della carne bovina italiana che comprende tutti gli addetti ai lavori lungo la filiera. Questo servirà a delineare una strategia nazionale condivisa, a facilitare le relazioni economiche tra i diversi attori della filiera, oltre che a favorire la creazione di valore e la sua equa distribuzione lungo la filiera stessa, svolgere azioni per la trasparenza del mercato, la sua qualificazione, la promozione al consumo interno ed esterno, la committenza organizzata con il mondo della ricerca.

Serve un modo per proteggere un settore fondamentale per l’economia del Belpaese come la produzione di carne bovina, che ha visto calare i suoi consumi a 79 chili circa, uno dei più bassi di Europa (Spagna 99,5, Danimarca 109,8, Francia 85, Germania 86). Il consumo procapite di carne bovina è pari a circa 17,5 chili. In 10 anni da 2005 al 2015 è passato da 25 chili a 17,4 chili (meno 30,4 %). Dai primi dati del 2016 si stima un ulteriore calo del 5%. La carne bovina rappresenta il 33% in peso ed il 44% in valore sul consumo medio di carne fresca in Italia. Le macellazioni di carne bovina in Italia sono scese tra il 2005 ed il 2015 da 1,1 milioni di tonnellate (peso morto) a 772.000 tonnellate (meno 30%); in numero di capi, le macellazioni bovine erano 3,2 milioni nel 2007 e 2,6 milioni nel 2016, una diminuzione del 19%.

“Questa formazione - hanno concluso i rappresentanti di Cia, Confagricoltura e Uniceb che hanno proposto l’Oi - può concretamente favorire il raggiungimento di molti obiettivi: valorizzare e aumentare il potenziale produttivo italiano, salvaguardando e accrescendo il reddito degli operatori; promuovere un consumo sano, responsabile e informato; realizzare strategie di qualità, anche relative al benessere degli animali ed alla sostenibilità dei processi produttivi; favorire la regolazione delle relazioni contrattuali di filiera e puntare sull’innovazione tecnologica, organizzativa e di mercato”.

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