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Botta e risposta fra Antitrust e Governo sul disegno di legge che disciplina gli “home restaurant”: se per il primo contiene “limitazioni ingiustificate”, per il secondo è necessario a limitare la concorrenza sleale di un’attività non professionale

L’obbligo di utilizzo di piattaforme online, il limite di coperti e reddito e l’esclusione di attività di B&B e Casa Vacanza da associare all’offerta, sono, secondo l’Antitrust, le limitazioni “non giustificate” contenute nel disegno di legge che disciplina l’attività di ristorazione in abitazioni private, i cosiddetti “home restaurant”, a cui il governo ha replicato punto per punto, tramite il Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Teresa Bellanova. Approvato dalla Camera e ora all’esame del Senato, il disegno di legge intende infatti “rispondere all’esigenza di introdurre una regolamentazione, che non comprima in modo sproporzionato la diffusione di una nuova forma di attività economica che può rappresentare un’opportunità di sviluppo locale, di guadagno per le famiglie e di interesse anche dei consumatori” ma al tempo stesso vuole evitare distorsioni della concorrenza e fenomeni di concorrenza sleale rispetto agli operatori professionali regolari.

Rispetto all’obbligo di poter prenotare il servizio solamente tramite piattaforme digitali, l’Antitrust critica l’esclusione di ogni possibilità di rapporto diretto e la riduzione dell’offerta dei servizi di ristorazione per i clienti meno avvezzi all’uso di sistemi digitali/elettronici di acquisto, determinando una discriminazione con i ristoratori tradizionali, che, oltre a poter promuovere la propria attività e ricevere prenotazioni mediante siti internet, mantengono la possibilità di avere un contatto diretto con la clientela. Secondo il governo, invece, “la tracciabilità delle attività svolte attraverso le piattaforme digitali consentirebbe un corretto svolgimento delle medesime ed un corretto esercizio dell’attività di controllo da parte dei soggetti pubblici competenti”. Infatti, si tratta di “individuare regole minime per l’esercizio di un’attività che si sta diffondendo sul territorio nazionale e che attualmente, in assenza di un regime normativo, sta determinando problematicità con gli esercenti l’attività di somministrazione di alimenti e bevande, sottoposta invece ad una dettagliata disciplina normativa”. Già Giambattista Scivoletto, fondatore di www.homerestaurant.com, aveva a suo tempo dichiarato a Winenews come una limitazione del genere potesse potenzialmente impedire l’85% delle probabili aperture, dovuto al basso grado di alfabetizzazione digitale che hanno alcuni potenziali clienti.
Alla seconda critica “del tutto ingiustificata” di fissare un tetto massimo di 500 coperti annuali e un reddito massimo di 5.000 euro l’anno, il governo ha risposto che: “la soglia dei 5.000 euro annui è necessaria al fine di consentire la corretta individuazione dell’attività soggetta alle disposizioni del provvedimento”, che intende disciplinare un’attività svolta in modo non professionale che, “ai sensi delle disposizioni fiscali vigenti, è ammissibile fino a detta soglia monetaria. Presumibilmente, da ciò dipende anche l’individuazione del numero massimo di coperti ammissibili per anno solare”. Sempre secondo Scivoletto, dati alla mano, “la ristorazione italiana ha fatturato, nel 2015, 76 miliardi di euro: il fatturato di 7,2 milioni di euro del 2014 dell’“home restaurant” ne rappresenta un decimillesimo. Significa che per ogni 10.000 euro di reddito di un ristorante, l’“home restaurant” gliene sottrae 1, ovvero mediamente un ristorante italiano perderà 1 euro su 10.000 da attribuire allo sviluppo di questi ristoranti casalinghi”.
Infine, l’Antitrust ritiene priva di motivazioni e ingiustificatamente restrittiva l’esclusione delle attività di B&B e Case Vacanza in forma non imprenditoriale dalla possibilità di ampliare l’offerta di servizi extra-alberghieri con quella del servizio di home restaurant. Secondo il governo, invece, dato che l’attività di home restaurant rappresenta, “soprattutto e nella quasi totalità dei casi, una modalità per poter accedere a forme di reddito limitate”, l’intento del provvedimento è quello di “non consentirla contestualmente ad analoghe attività che forniscono alloggio non in forma imprenditoriale, ma che già garantiscono possibilità di percepire introiti, seppure anche in questo caso, limitati”.
Il governo ha comunque dichiarato il Ministero dello Sviluppo economico disponibile a “garantire ogni utile collaborazione, d’intesa con le altre Amministrazioni coinvolte, nel proseguo dell’iter del disegno di legge in esame, anche alla luce delle osservazioni formulate dall’Antitrust”.

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