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La guerra commerciale tra Europa e Russia, secondo una stima Coldiretti, è già costata all’Italia 850 milioni di euro: oggi il premier Gentiloni vola a Sochi dal leader russo Putin, con vino e caffè. Che sia un segnale dell’apertura di un dialogo?

L’incontro di oggi a Sochi tra il Premier italiano Paolo Gentiloni e il presidente russo Vladimir Putin potrebbe segnare il disgelo tra i due Paesi? Dal 2014 è in vigore un embargo commerciale totale (come risposta russa alle sanzioni europee) che, secondo la stima Coldiretti, è già costato all’Italia 850 milioni di euro. E proprio la Coldiretti si augura che questo incontro segni la fine di una guerra che in questi 3 anni ha trasformato il settore agricolo in merce di scambio nelle trattative internazionali, senza considerare l’impatto che questo comporta sul piano economico e occupazionale. All’incontro, forse proprio a simbolizzare l’apertura del dialogo tra Italia e Russia, Gentiloni porterà in omaggio due eccellenze italiane: una magnum di Amarone Aneri 2010 e una confezione di Tricaffè, entrambi con un’etichetta personalizzata in cirillico. Il tutto corredato da una Moka Bialetti.

L’embargo del 2014 ha arrestato bruscamente la crescita delle esportazioni agroalimentari: nei cinque anni precedenti il blocco erano più che raddoppiate in valore (+112%). Inoltre, nel 2016 le esportazioni italiane totali in Russia sono diminuite di un ulteriore 5,3% scendendo al minimo storico da almeno un decennio.


L’agroalimentare - sottolinea la Coldiretti - è l’unico settore ad essere colpito direttamente da un embargo totale sancito, come ritorsione alle sanzioni europee, dalla Russia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 che ha chiuso completamente le frontiere del paese di Putin ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con successiva proroghe. Un blocco che è costato al settore in Italia fino ad ora oltre 850 milioni di euro anche perché al divieto di accesso a questi prodotti - precisa la Coldiretti - si sono aggiunte le tensioni commerciali che hanno ostacolato di fatto le esportazioni in tutto l’agroalimentare e anche negli altri settori, dalla moda fino alle auto, in cui era tradizionalmente forte la presenza italiana. Inoltre, c’è stato anche un danno di immagine per il made in Italy: con il blocco delle importazioni dall’Italia, in Russia sono esplose, come spiega Coldiretti, le produzioni di prodotti italiani taroccati. In effetti - rileva la Coldiretti - alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy. Il rischio - conclude la Coldiretti - riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menù mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menù.

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