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Tra edonismo e stili alimentari che cambiano, e la necessità di garantire accesso al cibo dove non c’è, lottando vs spreco: le due anime del cibo globale del 21esimo secolo, a confronto a Milano tra Seed & Chips (con Obama) e TuttoFood (con Vinitaly)

Tra edonismo e necessità, le due anime del cibo globale del 21esimo secolo si confrontano in questi giorni a Milano, tra Seeds & Chips (dove domani è atteso l’intervento dell’ex presidente Usa Barack Obama), e TuttoFood, che fanno del capoluogo meneghino, in questi giorni, la capitale mondiale del dibattito sull’alimentazione, sullo sfondo di un’Italia che vede il proprio agroalimentare “fatturare” 135 milioni di euro all’anno, con l’export che crescere del 10% in questo avvio di 2017, dopo il record di 38,4 miliardi di euro nel 2016, ricorda la Coldiretti, e che, ha sottolineato il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, è “guida mondiale sul tema del diritto al cibo”. Il grande tema, infatti, è proprio questo, che passa anche dalla lotta allo spreco.
“Stiamo recuperando sempre più cibo. La legge ha sbloccato le donazioni, rendendole più semplici. C’è ancora molto lavoro da fare ma l’obiettivo di eliminare un milione di tonnellate di spreco all’anno è alla portata - ha detto ancora Martina - stiamo lavorando ad una grande campagna di comunicazione, perché oltre il 50% dello spreco avviene nelle nostre case. Dobbiamo partire da lì, dall’educazione anche dei più giovani. Vogliamo sostenere anche la diffusione di buone pratiche - aggiunge il ministro - incentivandole con un bando pubblico aperto e raccogliendo sul sito del Ministero le esperienze più interessanti e innovative che ci sono in Italia. Siamo all’avanguardia su questo fronte e vogliamo valorizzare questo dato”. D’altra parte, ha ricordato Martina, “rispondere alla crescente domanda di cibo per soddisfare il
bisogno di una popolazione mondiale che, nel 2050, raggiungerà quota 9 miliardi vuol dire agire già da ora con progetti concreti all’insegna della sostenibilità e spreco zero. Ricerca e innovazione sono le parole chiave. Il coinvolgimento delle nuove generazioni è doveroso e necessario, se vogliamo produrre un cambiamento di lunga durata”.
Al fianco delle Istituzioni, su questo tema, è fondamentale il contributo dei cittadini, e anche dei più giovani. Tant’è che oltre 60 studenti da 15 scuole di tutta Italia stanno dando vita al primo “Hack-Waste”, il primo hackathon della scuola italiana, organizzato insieme al Ministero dell’Istruzione, e dedicato allo spreco alimentare, per presentare progetti ed idee innovative in materia: si va da un progetto di mappatura delle piante tramite Qrcode, al mini sylos grazie al quale gli studenti stanno sperimentando la conservazione ecosostenibile dei cereali, per esempio.
“Partendo dalle ispirazioni maturate durante Expo 2015 e guardando agli obiettivi di sviluppo sostenibile promossi dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, Hack-Waste sarà una maratona progettuale grazie alla quale gli studenti, con l’aiuto di mentori, esperti, imprenditori e policy makers da tutto il mondo, lavoreranno insieme con l’obiettivo di studiare e proporre modelli,
soluzioni e prototipi - ha detto la Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli - per affrontare con lungimiranza, responsabilità e mentalità innovativa il tema dello spreco alimentare. Realizzare una società sana e sostenibile, in cui non ci sia più spazio per la povertà, per la fame, in cui lo spreco alimentare sia soltanto un ricordo del passato, così come ci siamo prefissati aderendo all’Agenda 2030 dell’Onu, è possibile. Non si tratta di un sogno irrealizzabile, basta agire da cittadine e cittadini consapevoli e responsabili. Educare le nuove generazioni a corretti stili di vita, al rispetto delle risorse del pianeta, all’attenzione al mondo nel quale si muovono è la strada che abbiamo scelto per raggiungere questo obiettivo”.
Obiettivo che è anche la nuova sfida dei tecnologi alimentari, oggi non più impegnati soltanto sul tema della qualità e della sicurezza alimentare, ma sempre più parte di un progetto generale di sviluppo più sostenibile, per ridurre l’impatto ambientale delle filiere agro-alimentari e recuperare scarti e sottoprodotti della lavorazione”, come ha spiegato il presidente dell’Ordine nazionale dei tecnologi alimentari (Otan), Carla Brienza.
Ma, intanto, se da un lato si ragiona di spreco e di accesso al cibo, dall’altro c’è una buona fetta di mondo in cui l’approccio alla tavola è sempre più legato anche al piacere e alla conoscenza. E così, se dagli studi emerge che la grande maggioranza dei Millennials ama usare il cibo anche per conoscere nuove culture, emerge anche che gli Italiani, secondo una ricerca del Censis, a tavola si confermano pragmatici: 14,5 milioni mangiano di tutto un po’, danno priorità a prodotti tipici e cibi genuini in 7,3 milioni, mentre 6,4 milioni sono salutisti. Tra le altre motivazioni di scelta dei prodotti da portare in tavola la convivialità (3,8 milioni), l’attenzione al prezzo (3,3 milioni) e l’abitudine (2,4 milioni), mentre altri 2,4 milioni si definiscono gourmand.
Tutto questo in un quadro, però, in cui si mangia sempre più fuori casa: secondo un sondaggio Ipsos, oggi il 40% delle persone (soprattutto laureati e lavoratori) pranzano e cenano almeno una volta a settimana fuori casa, contro il 30% del 2015. Un bene per la ristorazione, apparentemente, anche se quella più tradizionale vede crescere la concorrenza di due fenomeni relativamente nuovi: il boom dello street food e quello della consegna a domicilio di piatti pronti ordinati on line, che secondo la maggioranza degli intervistati (57%) faranno concorrenza più ai locali che ha supermercati e negozi (43%).
Anche perchè, dice ancora Ipsos, per la maggior parte degli italiani il 2017 sarà l’anno dei “piatti mordi e fuggi” (59%), mentre passerà tanto tempo in cucina solo il 41% degli italiani.
Ma con delle differenze geografiche e sociologiche importanti, visto che il consumo fuori casa crescerà soprattutto nel Nord Ovest, tra laureati e lavoratori, mentre il tempo passato in cucina aumenterà soprattutto al Sud e nelle Isole, grazie a disoccupati e non laureati.

In ogni caso, come cambiano le abitudini nelle cucine di casa (con il “piatto tipo del domani” che sarà sempre più all’insegna della leggerezza è preferita dal 71% di italiani, e dove la riscoperta delle origini prevale (58%) sull’innovazione, preferita, però, dai Millennial, 62%) così dovrà evolvere il ristorante. Che “non sarà solo un dispensatore di cibo, ma un luogo in cui vivere delle esperienze”, ha detto Elena Bisio di Foody, piattaforma web di “home restaurant”, e che, ha sottolineato lo chef stellato Davide Oldani, “sarà sempre più customizzato sulle persone, con piatti preparati sul momento”.

Focus - A TuttoFood, il vino lo porta Vinitaly, con “WineDiscovery”

Non poteva mancare il vino, “campione” del made in Italy nel mondo, a TuttoFood. Ed a rappresentarlo, ancora una volta, è “Vinitaly, protagonista unico per la promozione del vino nell’ambito del comparto agroalimentare”, come hanno ribadito oggi a Milano il Ministro per le Politiche Agricole, Maurizio Martina e il presidente Ice, Michele Scannavini.

“WineDiscovery”, il format presentato da Veronafiere: due “biblioteche del vino” per i bianchi e rossi di tutte le Regioni italiane, con degustazioni ad accesso libero, un’enoteca con servizio di sommelier per le bollicine e soprattutto i seminari e la formazione con i wine expert e i wine ambassador diplomati alla Vinitaly International Academy.

D’altraparte, il vino, con 5,6 miliardi di export nel 2016 rappresenta la punta di eccellenza per il fatturato e l’immagine di uno dei settori a maggior tasso di innovazione e rappresentativi del Made in Italy. “Le fiere italiane a maggior rappresentatività per il comparto devono massimizzare le potenzialità nel settore food, di cui Verona attraverso Vinitaly rappresenta l’espressione più completa per il settore a livello internazionale - ha detto Martina - con un percorso virtuoso di partnership al servizio del made in Italy inclusa l’importante esperienza del Padiglione del Vino ad Expo 2015 e la grande focalizzazione sui mercati internazionali”.
“Con il Piano per la promozione straordinaria del made in Italy - ha aggiunto Scannavini - abbiamo investito molto nel food perché esistono ampi margini di crescita per esportazioni, fatturato e immagine. Ci stiamo concentrando in particolare su due grandi mercati come quello degli Stati Uniti, dove il nostro export è aumentato del 24%, della Cina e del Sud Est Asiatico, dove però è necessario aumentare la cultura e la conoscenza del prodotto italiano. In questa strategia le fiere sono leve fondamentali e Vinitaly è quella designata per il vino”.

“In questi giorni a Milano, come ad Expo 2015 con il Padiglione Vino - A Taste of Italy, Vinitaly ribadisce il proprio ruolo guida nella promozione del vino nel comparto food nazionale, mettendo il proprio know how a servizio di aziende, istituzioni e sistema-Paese. Una mission che portiamo avanti sia in Italia che all’estero dove in collaboriamo attivamente con Governo e Ice in particolare sui mercati di Stati Uniti e Cina”, ha sottolineato il dg Veronafiere, Giovanni Mantovani.

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