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Made in Italy agroalimentare ed export, dopo il suo record storico del 2016, a quota 38,4 miliardi di euro, a gennaio 2017 ancora un +10%, con crescite su tutti i mercati: Coldiretti su dati Istat, da “Tutto Food”, a Milano (8-11 maggio)

Continuano a crescere le esportazioni del made in Italy agroalimentare, che già nel 2016 aveva toccato il suo record storico, a quota 38,4 miliardi di euro: a gennaio 2017 sul 2016 il balzo è stato notevole, del +10%, secondo le elaborazioni di Coldiretti, su dati Istat, per l’apertura di “Tutto Food”, a Milano (8-11 maggio, www.tuttofood.it). “Il prodotto alimentare italiano più apprezzato all’estero - ricorda la Coldiretti - è il vino con un valore di 5,6 miliardi nel 2016, seguito dalla frutta fresca e trasformata con 4,6 miliardi, dagli ortaggi freschi e trasformati per 3,7 miliardi, da animali, carni e salumi per 3 miliardi, latte e derivati per 2,7 miliardi, la pasta con 2,3 miliardi e olio di oliva per 1,2 miliardi”.
Intanto, l’inizio del 2017 a livello di mercato conferma i trend del passato: “quasi i due terzi delle esportazioni - sottolinea la Coldiretti - interessano i Paesi dell’Unione Europea, con il mercato Comunitario che aumenta del 6%, ma il made in Italy a tavola continua a crescere su tutti i principali mercati, dal Nordamerica all’Asia fino all’Oceania. Un balzo del 59% si registra in Russia dove tuttavia i valore restano contenuti a causa dell’embargo che ha colpito gran parte dei prodotti alimentari ad eccezione del vino e della pasta ma gli Stati Uniti - sottolinea la Coldiretti - sono di gran lunga con una crescita dell’11% il principale mercato fuori dai confini dall’Unione, ed il terzo in termini generali dopo Germania e Francia e prima della Gran Bretagna”.
Ma non tutto è fiori e rose. “Sul successo del Made in Italy agroalimentare all’estero - continua la Coldiretti - pesano in misura rilevante i cambiamenti in atto nella politica internazionale che potrebbero tradursi in misure neoprotezionistiche. Se il risultato delle elezioni francesi con la vittoria dell’europeista Emmanuel Macron dovrebbe scongiurare scossoni, nel rapporto con la Gran Bretagna si attendono gli effetti della Brexit, mentre si guarda alle conseguenze degli annunci del successore di Barack Obama alla guida degli Stati Uniti, il neopresidente Donald Trump, che sta per scegliere i prodotti dell’Unione Europea da colpire come risposta alla controversia generata dalla questione della mancata importazione di carne dagli Usa in Europa per la disputa sugli ormoni iniziata con il ricorso al Wto nel 1996. Nella black list all’interno della quale scegliere pubblicata dall’United States Trade Representative sul Registro federale ci sono - precisa la Coldiretti - le acque minerali che complessivamente hanno fatto segnare un valore dell’export in Usa di 147 milioni di euro nel 2016 seguite dalle polpe e dai pomodori pelati per 78,9 milioni di euro, i tartufi freschi o refrigerati per 9,7 milioni di euro, le castagne per 5 milioni e le barrette di cioccolata per appena un milione di euro”.
“Il settore agroalimentare troppo spesso è considerato merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale - ha affermato il presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo - l’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una più efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che fattura oltre 60 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale”.

“All’estero - precisa la Coldiretti - sono falsi quasi due prodotti alimentari di tipo italiano su tre. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati - conclude la Coldiretti - ci sono i formaggi a denominazione di origine Dop a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, ma anche il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l’Asiago o la Fontina. Poi ci sono i salumi più prestigiosi dal Parma al San Daniele che spesso “clonati”, ma anche gli extravergini di oliva, le conserve e gli ortofrutticoli come il pomodoro San Marzano. Se gli Stati Uniti sono i “leader” della falsificazione, le imitazioni sono molto diffuse dall’Australia al Sud America, ma anche sul mercato europeo”.

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