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Età superiore ai 45 anni, profilo socio economico medio alto: è l’identikit del cliente tipo di vendita porta a porta di prodotti alimentari. Univendita: nel 2016 il settore ha registrato un +3,3% sul 2015, fatturando 3,6 miliardi di euro

L’Italia è un Paese di pigri? O di persone super indaffarate che non hanno più tempo di andare a fare la spesa? Qualunque sia la risposta, la tendenza che sta crescendo esponenzialmente è quella della spesa porta a porta, che dopo il settore dell’abbigliamento arriva anche in quello dell’alimentare. In vista di TuttoFood 2017, appuntamento culmine della Milano Food Week, Univendita, associazione di categoria delle aziende italiane della vendita diretta, ha reso nota la crescita del settore nell’alimentare. Secondo i dati raccolti, nel 2016 gli alimentari “porta a porta” sono cresciuti del 3,3% rispetto al 2015, risultando il settore che ha fatto segnare la migliore performance fra quelli in cui operano le aziende associate Univendita, che con oltre 1,6 miliardi (pari al 46% del valore dell’intero comparto) rappresenta quasi la metà del mercato. La vendita diretta in Italia ha fatturato complessivamente 3,6 miliardi di euro nel 2016.

L’identikit del cliente porta a porta nel settore alimentare è di età superiore ai 45 anni, con un profilo socio - economico medio alto e si concentra soprattutto nel Nord e Centro Italia. I prodotti preferiti sono le verdure, il pesce, le pizze e i gelati.


“Le abitudini degli italiani in fatto di spesa alimentare sono in continua trasformazione, e le aziende della vendita diretta sono molto attente a offrire sempre un valore aggiunto - commenta il presidente di Univendita Ciro Sinatra - si tratta della componente del servizio, che rappresenta un’innegabile comodità, e della competenza del venditore, che conosce i propri clienti in modo diretto, meglio di qualsiasi algoritmo o strumento di profilazione disponibili per gli altri canali di vendita”.
“Oggi nella clientela c’è una grande consapevolezza sui prodotti alimentari - dice Gianluca Tesolin, amministratore delegato di Bofrost Italia, colosso dell’industria dei surgelati - si ricercano informazioni dettagliate sugli ingredienti e sulla loro provenienza e la crisi ha lasciato in eredità la propensione a spendere meglio e con attenzione. Vince quindi chi punta sulla qualità dei prodotti e sul rapporto diretto con il cliente, in modo da instaurare uno scambio costante. I nostri venditori sanno consigliare gli acquisti, proporre le novità e dare suggerimenti di preparazione. E i nostri clienti ci premiano con il passaparola”.

Bofrost, colosso dell’industria dei surgelati, è uno di quei casi che conferma la crescita esponenziale che ha avuto il settore negli ultimi anni: nel 1987 ha rivoluzionato il settore dei surgelati e oggi festeggia 30 anni di crescita. Nel 2016 ha registrato un fatturato di 234 milioni di euro (+3,2% rispetto al 2015) e ha toccato, per la prima volta, la doppia cifra nella quota di mercato a valore: 10%, risultato che fa di Bofrost il secondo player italiano del settore surgelati, dietro solo a Findus.

“Bofrost festeggia proprio quest’anno il suo trentesimo anniversario - commenta Gianluca Tesolin, amministratore delegato di Bofrost Italia -. In queste tre decadi il mondo dei consumi e il mercato sono completamente cambiati, ma Bofrost ha avuto un’intuizione giusta e il successo è stato in crescita costante. Quando abbiamo cominciato, nel 1987, con 27 collaboratori, l’idea della vendita di surgelati porta a porta era inedita in Italia, ed eravamo visti come degli “alieni”. Oggi lavorano per Bofrost più di 2.400 persone in tutta Italia e serviamo 1,2 milioni di clienti, che ci premiano con l’indice di fedeltà più alto del mercato”.

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