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Cresce l’export dei salumi italiani nel 2016, nonostante un generale calo mondiale: in Ue è aumentato del 6,3%, con la Germania che si conferma mercato principale. Sui mercati extra Ue, tra blocco russo e protezionismo Usa, spedizioni su del 6,2%

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Cresce l’export dei salumi italiani nel 2016

Nonostante il rallentamento mondiale nel commercio dei salumi, l’Italia ha visto aumentare il suo export nel settore del 6,3% in volume (pari a 173.210 tonnellate) e del 4,8% in valore (cioè 1,4 miliardi di euro). A dirlo i dati Istat, elaborati da Assica - Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi aderente a Confidustria, si riferiscono alle esportazioni di salumi italiani nel 2016. Particolarmente significativa la domanda dei Paesi dell’Unione Europea, ma dopo il primo semestre, più preoccupante, la domanda è cresciuta anche da parte di Paesi terzi. Le esportazioni di salumi verso la Ue infatti ha registrato un +6,3% in quantità per oltre 141.090 tonnellate e un +5,4% in valore per più di 1,1 miliardi di euro.
All’interno della Ue un contributo positivo è arrivato da tutti i nostri principali partner commerciali, con la sola eccezione dell’Austria. Molto vivace in particolare il trend evidenziato dalla Spagna, mentre la Germania si è confermata primo mercato di destinazione dei salumi italiani con circa 32.730 tonnellate (+2%) e 297,8 milioni di euro (+3,2%).
2016 in crescita anche per gli scambi con i Paesi extra Ue: le esportazioni verso i Paesi terzi sono salite a quota 32.121 tonnellate dalle 30.243 del 2015 (+6,2%) per un valore di 310,9 milioni di euro. Questo nonostante la chiusura del mercato russo (in seguito alle sanzioni di Usa e Ue) e il calo del commercio con gli Usa, dovuto alle crescenti preoccupazioni per le misure protezionistiche del neo presidente Trump. L’export in Usa del 2016 messo a confronto con il biennio precedente ha rivelato che questo aveva fatto registrare una crescita del 20% annuo. In particolare, il 2016 ha visto il prosciutti crudo stagionato come il principale prodotto esportato: il saldo commerciale della categoria ha registrato un incremento arrivando a 652,8 milioni di euro dai 646,1 del 2015 (+1%). Anche la mortadella e i wurstel hanno registrato risultati positivi, chiudendo l’anno con un +3,8% in quantità per 36.075 tonnellate e un +2,3% in valore per 126,3 milioni di euro. Ottimo trend per le esportazioni di salami, arrivate a quota 29.701 tonnellate (+9,5%) per 285 milioni di euro (+7,9%). Si trova una crescita a due cifre nel 2016 anche per le esportazioni di prosciutto cotto: +13,8% in quantità per oltre 23.254 tonnellate e +10,3% in valore per oltre 133,9 milioni di euro, confermandosi per il secondo anno consecutivo il prodotto della nostra salumeria dalla dinamica export più interessante. Trend dinamico anche per l’export di pancetta stagionata che ha chiuso l’anno con un +8,3% per 5.314 ton e +15,9% per 39,3 milioni di euro. Brillante crescita delle esportazioni di bresaola nel 2016. La voce nel complesso dei dodici mesi ha messo a segno un +14,9% in quantità per oltre 3.650 ton e un +8,9% in valore per 60,5 milioni di euro. Un trend, questo, che nel corso dei mesi si è progressivamente rafforzato. Nel 2016 hanno mostrato un andamento crescente anche le importazioni di salumi, salite a 54.220 ton (+7%) per un valore di 197,7 milioni di euro (+5,7%).
“Una buona performance - ha commentato Nicola Levoni, presidente Assica - ancora più apprezzabile perché arriva in un anno dalle molteplici difficoltà. Nel 2016, infatti, abbiamo avuto a che fare con ostacoli vecchi, come la chiusura del mercato Russo, ma anche con nuove sfide. Penso a Brexit il cui impatto sull’economia è ancora tutto da verificare ma anche alle crescenti tensioni geopolitiche che nel corso dei mesi hanno aumentato l’instabilità dando nuovo impulso a politiche protezionistiche e nazionalistiche. Per fronteggiare queste nuove sfide, consapevoli che l’export è un traino irrinunciabile, Assica sta lavorando fianco a fianco con le nostre Istituzioni e con quelle Europee per sostenere il fondamentale lavoro che svolgono sia sul fronte tecnico sanitario, sia in ambito commerciale e agroalimentare e non da ultimo sul piano dell’indispensabile diplomazia economica. Un lavoro questo - conclude Levoni - che non si è mai fermato e che proprio nel corso dei difficili mesi passati ha portato ad importati risultati quali l’apertura del mercato delle Filippine e il riconoscimento da parte della Cina dell’indennità da malattia vescicolare della Macroregione del Nord che pone le basi all’apertura del mercato cinese alle carni suine fresche e ai prodotti a breve stagionatura”.

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