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L’embargo russo su prodotti agroalimentari del 2014, dopo le sanzioni Usa e Ue, è costato all’Italia, secondo Coldiretti, già 850 milioni di euro in export. “L’incontro tra Mattarella e Putin crea le premesse per terminare questa guerra commerciale”

Politica e agroalimentare sono sempre collegati. La situazione politica di un Paese incide sempre sul commercio, e un caso eclatante ne è la condizione dell’export dei prodotti italiani in Russia. Dopo le sanzioni statunitensi ed europee verso il Paese ex Urss, il Premier Vladimir Putin rispose con un embargo su tutti i prodotti europei, e quindi italiani: secondo Coldiretti questo ha fatto perdere all’Italia 850 milioni di euro in export, arrivando nel 2016 al minimo storico, con una diminuzione ulteriore del 5,3%. L’avvio del dialogo con la Russia, segnato dall’incontro oggi a Mosca tra il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Premier russo Vladimir Putin, crea quindi le premesse per chiudere questa guerra commerciale, che ha causato le chiusura completa delle frontiere del paese di Putin ad una lista di prodotti, frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia, con successive proroghe.

L’embargo del 2014, inoltre, ha provocato peraltro in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano, Parmesan o burrata tutti rigorosamente realizzati in Russia.

La guerra commerciale con la Russia ha colpito duro interrompendo bruscamente una crescita travolgente delle esportazioni agroalimentari italiane verso la Russia, che nei cinque anni precedenti il blocco erano più che raddoppiate in valore (+112%).

“In effetti - rileva la Coldiretti - alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il made in Italy. Il rischio - conclude la Coldiretti - riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu”.

“Ancora una volta il settore agroalimentare è divenuto merce di scambio nelle trattative internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “si tratta di un costo insostenibile per l’Italia e l’Unione Europea che è importante riprendano la via del dialogo”.

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